mercoledì 20 novembre 2019

domenica 10 novembre 2019

La Tattica nella Grande Guerra 2

Sulla fronte italiana, fino a quasi tutto il 1917, la concezione, l'organizzazione e la condotta della difesa restarono aderenti alle istruzioni emanate dal generale Cadorna nell'aprile e nel luglio del 1916, senza modificare la sostanza concettuale delle istruzioni fondamentali, ne aggiornarono e perfezionarono i contenuti a mano a mano che la constatazione dei fatti veniva suggerendo la necessità di insistere su determinati argomenti, di darne interpretazioni più esatte, d’introdurre innovazioni organizzative e tecniche derivanti dalla propria ed altrui esperienza (54) con particolare riferimento alla difesa antiaerea (55), alla difesa dei gas (56), al mascheramento delle opere campali, dei magazzini e dei depositi (57) ed all'impiego e all'addestramento delle specialità della fanteria e dei reparti di assalto (58). Frequenti furono durante il 1917 i ritorni del generale Cadorna anche sui criteri tattici e tecnici dell'azione difensiva. In gennaio, ribadita la necessità assoluta di assicurare il fiancheggiamento delle trincee, tracciandole a successivi salienti e rientranti e non mai a lunghi tratti rettilinei (59), si soffermò a lungo sul concetto della “ sistemazione in profondità di diverse successive posizioni a distanze variabili fra l'una e l'altra, subordinatamente alle peculiari caratteristiche del terreno, ma di massima, quando è possibile, dai 2 ai 3 km circa, ed anche più” e sul concetto della “ costituzione di ogni posizione a caposaldi, sistemata, compresi i caposaldi stessi, a linee successive, riunite da numerosi camminamenti in parte attivi e muniti, nei punti convenienti e singolari, di organi di fiancheggiamento per uno sviluppo di intenso fuoco su compartimenti della sistemazione”. In marzo una nuova circolare sull'azione difensiva (60) confermò che, “ non consentendo la qualità di artiglieria e di mezzi aerei di cui disponiamo di effettuare un fuoco di controbatteria così nutrito ed efficace che valga ridurre al silenzio le artiglierie avversarie “, era giocoforza far convergere il tiro del maggior numero possibile di batterie sulle fanterie pronte all'attacco in modo da soffocarlo prima ancora che si pronunzi. La stessa circolare, inoltre, sottolineò nuovamente la necessità: dello scaglionamento delle mitragliatrici; del costituzione di centri di resistenza lateralmente o immediatamente dietro ai tratti sui quali il nemico avesse ottenuto con il fuoco di preparazione i maggiori effetti di distruzione; della creazione, nelle trincee avanzate, di facili sbocchi di uscita in modo che esse non abbiano a rappresentare pericolosa insidia per i difensori che le occupano; del mantenimento nelle trincee avanzate sottoposte al tiro di distruzione di pochi uomini scelti, appostati in nicchie, ben inquadrati e costantemente sorvegliati da cambiare frequentemente e prima che il fuoco avversario ne abbia fiaccata ogni energia. La circolare concludeva: “ Da tutto ciò emerge come nella difensiva -  oltre alla ferma volontà di non cedere nessun palmo di terreno - si richieda conveniente organizzazione delle posizioni, giudiziosa distribuzione delle forze e perfetto collegamento fra batteria ed artiglieria;  ma sopra tutto, opera vigile, assidua ed intelligente dei capi, i quali non debbono subire la volontà dell'avversario; bensì, come nel combattimento offensivo, guidare l'azione”. Nell'aprile il generale Cadorna, con breve nota, tornò a ribadire che l’essenza del problema difensivo è essenzialmente di carattere tattico (61) per cui la scelta delle linee, gli tracciamento delle difese, la scelta delle posizioni per artiglieria, la determinazione dei fiancheggiamenti “ rappresentano una serie di problemi tattici, il cui fattore essenziale è l'impiego delle truppe e delle artiglierie in relazione al terreno ed il cui esame è perciò di stretta competenza del comandante delle truppe”. (Da Filippo Stefani, Stroia della Dottrina e degli Ordinamenti dell'Esercito Italiano) continua con post in data 10 dicembre 2019.