lunedì 20 gennaio 2020

La Dichirazione di Guerra alla Austria-Ungheria 23 maggio 1915



Riproduzione del telegramma di Sydney Sonnino all'Ambasciatore Avarna a Vienna per la dichiarazione di guerra del 23 maggio 1015 ed istruzioni

venerdì 10 gennaio 2020

La Tattica nella Grande Guerra 4

Il trasferimento della lotta dall'isonzo al Piave - dopo una ritirata che nulla ebbe della manovra strategica nonostante gli epici fatti d'arme di talune unità destinate a proteggerla - rese necessario dare risalto a taluni, piuttosto che ad altri, criteri organizzativi, ed a talune modalità esecutive particolari in relazione alla diversità morfologica del terreno di impiego. La difesa dovette appoggiarsi a posizioni meno intrinsecamente robuste e prive di profondità operativamente utilizzabile. La presenza di grandi unità francesi ed inglesi, inoltre, pose l'esigenza di cercare di uniformare il più possibile l'organizzazione e la condotta del combattimento ad un unico modello che, oltre tutto, in quel momento veniva evolvendosi verso la linea tracciata dai tedeschi. Il generale Diaz, dopo taluni interventi (65) diretti a migliorare il tono morale e disciplinare rimasto scosso dagli avvenimenti, si preoccupò in primo luogo di correggere la tendenza esagerata, ereditata dalle precedenti posizioni difensive, dell'artiglieria innanzi e del non scaglionamento delle fanterie in profondità, per cui richiamò l'attenzione sul giusto impiego e sfruttamento del tiro di artiglieria delle mitragliatrici (66), sullo scaglionamento delle artiglierie in ragione della gittata e della mobilità e sul maggiore ricorso alle batterie da campagna e da montagna contro un nemico non ancora molto fortificato (67), sulla necessità di non addensare le fanterie in prima linea ma di distribuirle in modo da diminuire il numero delle perdite, da favorire gli spostamenti resi necessari dall'andamento delle azioni, da disporre di rincalzi e di riserve parziali e generali per alimentare l'azione e  contrattaccare al momento opportuno (68). Una circolare di particolare rilievo (69) ebbe per oggetto i criteri, oramai accettati da tutti gli eserciti, circa l'impiego dei reticolati ( profondi, di massima su 3 fasce, con tracciato irregolare, con profondità di ciascuna fascia da 8 a 14 passi, non troppo alti né troppo bassi e cioè da 80 a 100 cm, stabili e bene ancorati, con inserite delle reti metalliche sulle quali il tiro ha poca presa, ecc.) e circa gli altri ostacoli da utilizzare a complemento dei reticolati normali come inciampi ed ostacoli di vario genere (lacci giapponesi,fili tesi in basso, grovigli di corda spinosa variamente disposti e vincolati al suolo, ecc.) dissimulati con arte, ben postati ed efficacemente fiancheggiati dal fuoco di elementi difensivi comuni. Con 2 note del gennaio 1918 (70), il generale Diaz, “ perché l'esperienza degli alleati sia messa a contributo per il perfezionamento dei nostri metodi tattici e tecnici” , diramò i criteri riguardanti l'organizzazione del terreno, sanciti dai comandi superiori delle forze francesi ed inglesi operanti in Italia, con l'invito a trarne ed applicarne tutti gli insegnamenti possibili con gli adattamenti “ imposti dalla nostra organizzazione un po' diversa e dai nostri minori mezzi per quanto riguarda l'artiglieria”. Sull'impiego delle mitragliatrici nella difensiva (71) e sulle difese campali in genere (72) il Comando Supremo richiamò nuovamente l'attenzione delle grandi unità, corredando i principi generali e i dettagli con 34 tavole illustrative di schizzi di trincee per tiratori, di camminamenti, di corridoi, di rivestimenti in sacchi a terra, di tipi di pozzo, di appostamenti per mitragliatrici, di tracciati per caposaldo, di caposaldi a croce, di ripari, di ricoveri a prova di scheggia, di ancoraggi, di posti per tiratori scelti, di blindamenti, ecc. Dal dicembre del 1917 in avanti la difesa venne gradualmente sempre più ispirandosi ai criteri di impiegare il minimo possibile di truppe nella prima linea,  di facilitare i contrattacchi locali, e di limitare qualunque eventuale sfondamento della prima linea ad un successo puramente locale. Da ciò l'adozione di tre articolazioni della posizione difensiva:  sistema detto avanzato oppure degli avamposti, costituito di piccoli posti di difesa oppure di brevi tratti di trincea capaci di resistere a piccole incursioni di sorpresa, con i ricoveri atti a dare protezione contro le schegge; sistema di resistenza principale con il compito di resistenza ad oltranza, sì da permettere alle truppe contrattaccanti di avere il tempo necessario per lo sviluppo della loro azione e sì da consentire l'alimentazione del contrattacco stesso (sistema costituito da una serie di zone difensive appoggiantesi l'una all'altra, ciascuna presidiata da unità completa oppure da una serie di linee difensive); sistema difensivo restante, da occupare con le truppe di riserva in caso di sfondamento, organizzato con gli stessi criteri del sistema principale, anche se sommariamente costruito a distanza tale della difesa principale da rendere necessario lo spostamento delle artiglierie avversarie dalle posizioni dalle quali battono la zona di resistenza principale. (Da Filippo Stefani, Storia della Dotrina e degli ordinamenti dell'Esercito Italiano). Continua con post in data 10 febbraio 2010