sabato 20 marzo 2021

La testimonianza ‘a colori’ del Generale Giuseppe Musinu

 

Maria Luisa Suprani Querzoli

 


Il pensiero della Grande Guerra rimanda inconsapevolmente alle immagini d’epoca che ritraggono uomini impegnati allo stremo delle forze. Le imprese di alcuni, memorabili per arditezza e valore,  rimangono in qualche modo ancorate alla percezione di quel mondo in bianco e nero, distante dal tempo presente.

Giuseppe Musinu[1], Comandante del 2° Battaglione del 152° Fanteria ‘Sassari’, rappresenta l’essenza del valore militare espresso dal Soldato italiano nella Prima Guerra Mondiale.

La fierezza del suo assetto lo rese capace di risultare impermeabile sia ai pericoli che l’audacia dell’azione comportava, sia alle insidie della retorica, tesa a celebrarne successivamente le gesta. Per nulla interessato a pubblicare le sue memorie, preferì serbare nei ritmi lineari della quotidianità la sua visione del mondo e della guerra.

Non meraviglia quindi che il ricordo di una figura così vicina ai canoni militari del mondo antico risulti legata prevalentemente alla testimonianza orale, conservata attraverso trascrizioni di brani delle interviste da lui rilasciate e registrazioni audiovisive presenti tuttora in rete[2].

 L’intervista televisiva, realizzata in occasione del suo centesimo compleanno, esaurite le domande di rito inerenti all’età ragguardevole,  vira rapidamente sulla sua esperienza di guerra. La paura della morte[3] viene superata dalla chiarezza morale del Soldato capace di concentrarsi, senza la minima enfasi, sulle priorità essenziali, ovvero sulla difesa della collettività di cui è parte[4]: «Chi è in guerra mette la propria vita a disposizione della Patria e per me la Patria è più di me»[5]. La stessa visione nitida scolpisce il concetto di ‘coraggio’, a cui è sotteso «il senso del dovere, fatto anche se tu devi morire»[6].

Fiero della sicurezza che il supporto della sua compagine sapeva fornire ai Soldati al fronte («Erano tanto contenti i compagni nostri, perché andavamo da una linea all’altra ed erano contenti che la Brigata Sassari fosse presente perché la Brigata Sassari dava un senso di tranquillità e di sicurezza»[7]), seppe proteggere i propri uomini («Io cercavo di fare quel che dovevo fare cercando di risparmiare i miei più che potevo e ci riuscivo perché i soldati che erano allora col Maggiore … Capitano Musinu facevano bene il proprio dovere. Però io ero con loro, eh»[8]. «I soldati ci stavano a sentire, non c’era bisogno di comandare. Noi eravamo lì davanti con l’esempio e loro seguivano»[9]) e, al contempo, esigere da loro senza riserve («Non ero tanto molle»[10]).

A conclusione dell’intervista, un applauso prolungato e riconoscente saluta chi, in modo essenziale e scabro, ha dimostrato nella massima semplicità che la vittoria nasce da una visione nitida delle priorità da cui il valore morale trae alimento.

 

 



[1] Giuseppe Musinu, Generale di Corpo d’Armata (Thiesi, 22 marzo 1891 -  ivi, 4 aprile 1992).

[2] Il riferimento è all’intervista al Generale Giuseppe Musinu presente all’indirizzo www.youtu.be/o_ytrMoUUU9A.

[3] «… la paura è un fatto personale. Si può averla o no. Si sapeva che dovevamo rimanere là e le pallottole come arrivavano per gli altri potevano arrivare anche per me. La paura non poteva aiutare, allora tanto valeva metterla da parte» (brano di una testimonianza orale del Generale Musinu in Giuseppe Musinu in www.brigatasassari.it).

[4]«Patria è la collettività nella quale vivo anch’io»(Giuseppe Musinu in www.youtu.be/o_ytrMoUUU9A).

[5] Ibidem.

[6] Ibidem.

[7] Ibidem.

[8] Ibidem.

[9]  Brano di una testimonianza orale del Generale Musinu in Giuseppe Musinu in www.brigatasassari.it.

[10] Giuseppe Musinu in www.youtu.be/o_ytrMoUUU9A.

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