lunedì 10 febbraio 2020

La Tattica nella Grande Guerra 5

. A parte i numerosi altri interventi durati fino a quasi al termine della guerra da parte del Comando Supremo in materia di azione difensiva (73), il viatico, se così si può dire, con il quale l'esercito italiano vinse la battaglia del giugno 1918 furono le Norme per l'azione difensiva (74) emanate dal generale Diaz alla fine del mese di marzo, nelle quali egli assunse sinteticamente i criteri essenziali della preparazione e della condotta dell’azione difensiva insistendo, in particolare:  sullo studio e la preparazione del terreno, sulla raccolta e sfruttamento delle notizie sul nemico, sullo scaglionamento in profondità delle truppe dei mezzi, sui modi di svolgimento dell'azione e sulla preparazione materiale e morale che le truppe devono ricevere prima di essere condotti a sostenere l'assalto nemico. Egli, tra l'altro, scrisse “ L'attacco nemico deve essere infranto col fuoco (di contropreparazione e di sbarramento) e col movimento (contrattacchi)”...” tutto dunque posa sull'osservazione del momento in cui il nemico irrompe all'attacco e sulla immediata segnalazione alla fanteria, all'artiglieria, ai comandi. Agli osservatori terrestri occorre perciò accopiare l'azione degli osservatori aerei e cioè degli aerostati e degli aeroplani; specialmente di questi ultimi che, oltrepassando la zona ricoperta dal fumo delle esplosioni, possono vedere i movimenti dei rincalzi e delle riserve nemiche, dedurre il momento dell'attacco e segnalarlo rapidamente con segnali convenuti”....” Si dia perciò larghissimo impulso all'addestramento... e di pari passo con l’addestramento pratico di guerra proceda la preparazione morale instillando al soldato la convinzione che la tenace resistenza dei ripari e degli uomini singoli infrange la più violenta azione di attacco, e che il contrattacco permette di completare il successo ”... “ si ricordi che l'ascendente sui soldati - il cui frutto si coglie nei momenti culminanti della lotta - si acquista: col curarne il benessere, col sostenere alto lo spirito con l'esempio e con la parola, coll’esigere la diligente esecuzione degli ordini in ogni evento, con l’ispirare la fiducia nelle proprie forze rispetto a quanto il nemico può tentare”.
Dall'inizio alla fine della guerra sicuramente sia il generale Cadorna sia il generale Diaz seguirono passo passo, in base alla propria ed all’altrui esperienza, le idee ed i metodi applicativi che segnarono nel campo operativo l'evoluzione della dottrina tattica difensiva, adattando le une e gli altri alle particolarità delle situazioni e degli ambienti naturali propri dell'esercito italiano con intelligenza e con perizia, oltreché con passione e con fede. Vi fu, è vero, una costante quasi sudditanza al pensiero degli altri, ma essa fu comune ai capi degli altri eserciti dell'Intesa, non meno soggetti, a loro volta, alle ispirazioni dello stato maggiore tedesco che, in materia di azione difensiva, fu il vero ineguagliato maestro di tutti

(da Filippo Stefani, Storia della Dottrina e degli Ordinamenti dell'Esercito Italiano)  Continua con post in data 3 marzo 2020