Blog dedicato alla prima Guerra Mondiale ed alle sue conseguenza in Italia e in Europa. E' espressione del CESVAM - Istituto del Nastro Azzurro come spazio per i temi riguardanti la grande guerra e le sue conseguenze (info:centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org
sabato 29 febbraio 2020
giovedì 20 febbraio 2020
lunedì 10 febbraio 2020
La Tattica nella Grande Guerra 5
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A parte i numerosi
altri interventi durati fino a quasi al termine della guerra da parte del
Comando Supremo in materia di azione difensiva (73), il viatico, se così si può
dire, con il quale l'esercito italiano vinse la battaglia del giugno 1918
furono le Norme per l'azione
difensiva (74) emanate dal generale Diaz alla fine del mese di marzo,
nelle quali egli assunse sinteticamente i criteri essenziali della preparazione
e della condotta dell’azione difensiva insistendo, in particolare: sullo
studio e la preparazione del terreno, sulla raccolta e sfruttamento delle
notizie sul nemico, sullo scaglionamento in profondità delle truppe dei mezzi,
sui modi di svolgimento dell'azione e sulla preparazione materiale e morale che
le truppe devono ricevere prima di essere condotti a sostenere l'assalto nemico.
Egli, tra l'altro, scrisse “ L'attacco nemico deve essere infranto col fuoco
(di contropreparazione e di sbarramento) e col movimento (contrattacchi)”...”
tutto dunque posa sull'osservazione del momento in cui il nemico irrompe
all'attacco e sulla immediata segnalazione alla fanteria, all'artiglieria, ai
comandi. Agli osservatori terrestri occorre perciò accopiare l'azione degli
osservatori aerei e cioè degli aerostati e degli aeroplani; specialmente di
questi ultimi che, oltrepassando la zona ricoperta dal fumo delle esplosioni,
possono vedere i movimenti dei rincalzi e delle riserve nemiche, dedurre il
momento dell'attacco e segnalarlo rapidamente con segnali convenuti”....” Si
dia perciò larghissimo impulso all'addestramento... e di pari passo con l’addestramento
pratico di guerra proceda la preparazione morale instillando al soldato la
convinzione che la tenace resistenza dei ripari e degli uomini singoli infrange
la più violenta azione di attacco, e che il contrattacco permette di completare
il successo ”... “ si ricordi che l'ascendente sui soldati - il cui frutto si
coglie nei momenti culminanti della lotta - si acquista: col curarne il
benessere, col sostenere alto lo spirito con l'esempio e con la parola,
coll’esigere la diligente esecuzione degli ordini in ogni evento, con
l’ispirare la fiducia nelle proprie forze rispetto a quanto il nemico può
tentare”.
Dall'inizio alla fine della guerra
sicuramente sia il generale Cadorna sia il generale Diaz seguirono passo passo,
in base alla propria ed all’altrui esperienza, le idee ed i metodi applicativi
che segnarono nel campo operativo l'evoluzione della dottrina tattica
difensiva, adattando le une e gli altri alle particolarità delle situazioni e
degli ambienti naturali propri dell'esercito italiano con intelligenza e con
perizia, oltreché con passione e con fede. Vi fu, è vero, una costante quasi
sudditanza al pensiero degli altri, ma essa fu comune ai capi degli altri
eserciti dell'Intesa, non meno soggetti, a loro volta, alle ispirazioni dello stato
maggiore tedesco che, in materia di azione difensiva, fu il vero ineguagliato
maestro di tutti
(da Filippo Stefani, Storia della Dottrina e degli Ordinamenti dell'Esercito Italiano) Continua con post in data 3 marzo 2020
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