martedì 28 dicembre 2021

IL MILITE IGNOTO. IL PENSIERO DEGLI STUDENTI: Rachele Grotto, Jessica Zordan, Willard Sarpong Adarwaak

 Si riportano gli scritti degli Studenti, dell'Istituto Superiore NICOLò TRON  GIACOMO ZANELLA DI SCHIO (VICENZA)

(info:www.storiainlaboratorio.blogspot.com)

Referente: Prof. Danilo Zongoli


 

PENSIERI PERSONALI - MILITE IGNOTO

 

Secondo il mio parere personale, attribuire al milite ignoto l’identità di tutti i soldati caduti in guerra e non identificati è un gesto molto importante, compiuto a fine guerra per ricordare che tutti i soldati sono e saranno sempre degli eroi.

-Rachele Grotto

 

Il milite ignoto rappresenta tutti i caduti nella prima guerra mondiale rimasti senza un'identità perché privi di segni di riconoscimento. Mi turba profondamente il pensiero di questi corpi dilaniati, al punto tale da non essere riconoscibili neppure dai propri cari. Quanti morti per cause futili, morti che non hanno potuto ricevere i doverosi onori e riconoscimenti neanche dopo essere caduti in battaglia. Il milite ignoto resta un simbolo per non ripetere gli errori del passato.

 -Zordan Jessica

 

Il monumento al milite ignoto è il simbolo che conforta tutte le famiglie che non hanno potuto identificare i propri cari che si sono sacrificati per la nostra Nazione.

-Willard Sarpong Adarkwaah

 


mercoledì 15 dicembre 2021

IL MILITE IGNOTO. IL PENSIERO DEGLI STUDENTI: Aurora Totti e Mattia Marino

 Si riportano gli scritti degli Studenti, dell'Istituto Superiore NICOLò TRON  GIACOMO ZANELLA DI SCHIO (VICENZA)

(info:www.storiainlaboratorio.blogspot.com)

Referente: Prof. Danilo Zongoli

-Aurora Totti

Penso che il milite ignoto possa essere considerato un simbolo per onorare i soldati caduti durante la Prima Guerra Mondiale, rimasti anonimi a tutti noi, ma sicuramente non dimenticati dalle loro famiglie. È un simbolo per ricordare cosa hanno rappresentato quegli anni per gli uomini del periodo. Per ricordare una parte della storia del nostro paese. È un simbolo dell’Italia, perché ci ricorda il percorso che è stato fatto nel passato per raggiungere il presente di oggi.

 -Mattia Maino

 La tomba del milite ignoto è una sepoltura simbolica in onore di ogni singolo soldato italiano che ha sacrificato la vita per il suo paese. Personalmente ritengo che il milite ignoto non sia solo il simbolo di chi ha dato la vita per l’Italia, ma di un’intera nazione che, per quanto divisa possa essere, ha dimostrato di saper combattere unita.

 


 


giovedì 9 dicembre 2021

Casa Editrice Tra le Righe. I Premi.

 Tralerighe storia: assegnati i premi della seconda edizione del premio dedicato alle opere inedite di storia contemporanea, storia militare, memorialistica, diari

 

La seconda edizione del Premio Tralerighe storia è stata assegnata a sei saggi che hanno avvolto e coinvolto la la giuria presieduta da Andrea Giannasi. Dopo la prima e difficile selezione erano passati alla seconda lettura otto libri e alla fine si è deciso, come già avvenuto nella prima edizione, di concedere il primo premio a diversi manoscritti.

“Tanti i temi presentati – ha ricordato Andrea Giannasi - e non è stata facile la lettura e la valutazione dei manoscritti. Moltissime le opere presentate e alla fine crediamo di aver premiato delle eccellenze. I lavori affrontano argomenti tra la Prima e la Seconda guerra mondiale, le stragi naziste e fasciste (in ambiti differenti) e poi elaborati che ruotano intorno ai diritti e al tema della violenza sessuale”.

Si aggiudicano il premio Vieni che ne vedrai delle belle di Silvio Olivero, un attento lavoro intorno alla strage della divisione Acqui a Cefalonia.
Il saggio La violenza sessuale nella seconda metà del Novecento: casi a confronto e dibattito femminista di Serena Terziani.
Il preciso lavoro dal titolo Le stragi naziste e fasciste di Cervarolo e della Bettola (Reggio Emilia): 1944 di Anna Lombardi.


La ricostruzione della figura di uno dei più importanti comandanti italiani durante la Prima guerra mondiale: Il generale Luigi Capello nella Grande Guerra di Maria Luisa Suprani Querzoli



Un interessantissimo e inedito in Italia lavoro di ricerca dal titolo Ebrei e neri negli Stati Uniti negli anni Cinquanta e Sessanta. Lotte comuni e divergenze di Lisa Ridolfi. 


Infine una ricerca dal titolo L'arma che inganna di Fabio Montella, il lavoro verte sulla mimetizzazione arte militare nata durante la Grande guerra.



Tutti i libri premiati riceveranno un contratto di pubblicazione con Tralerighe libri editore specializzato in storia del Novecento.

La cerimonia di premiazione – salvo diverse indicazioni legate all’emergenza dovuta al Coronavirus si terrà a Lucca fine ottobre.

lunedì 29 novembre 2021

Grande Guerra: La Relazione Ufficiale Italiana


 La Relazione ufficiale si compone di 67 Volumi ed è disponibile in tutte le biblioteche militari, oltre a quelle nazionali ed alle principali biblioteche universitarie

venerdì 19 novembre 2021

Austria Ungheria Esercito Comune 1914 -1918 Formazioni volontarie

 


Ora, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Auer, composta da 15 ufficiali, 57 sottoufficiali e 359 soldati, nel Rayon IV (Val di Fiemme).

Bolzano, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Bozen, composta da 15 ufficiali, 64 sottoufficiali e 229 soldati, impiegato nel II Settore (Riva) del Rayon III (Tirolo Meridionale).

Bressanone, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Brixen, composta da 15 ufficiali, 63 sottoufficiali e 292 soldati, impiegato nel III Settore (Sbarramento Val d'Adige) del Rayon III (Tirolo meridionale).

Marebbe, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Enneberg, composta da 10 ufficiali, 41 sottoufficiali e 211 soldati, impiegato nel Rayon V (Val Pusteria).

Glorenza, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Glurns, composta da 15 ufficiali, 66 sottoufficiali e 361 soldati, impiegato nel IV Settore (Folgaria-La varone) del Rayon III (Tirolo meridionale).

Gries, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Gries, composta da 11 ufficiali, 32 sottoufficiali e 256 soldati, impiegato nel IV Settore (Folgaria-Lavarone) del Rayon III (Tirolo meridionale).

Val Gardena, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Gröden, composta da 12 ufficiali, 38 sottoufficiali e 144 soldati, impiegato nel Rayon IV (Val di Fiemme).

Imst, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Imst, composta da 13 ufficiali, 63 sottoufficiali e 247 soldati, impiegato nel Rayon V (Val di Pusteria).

Innsbruck I, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Innsbruck I, composta da 31 ufficiali, 90 sottoufficiali e 404 soldati, impiegato nel Rayon V (Val di Pusteria).

Innsbruck II, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Innsbruck II, composta da 24 ufficiali, 71 sottoufficiali e 420 soldati, impiegato nel Rayon V (Val di Pusteria).

Caldaro I, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Kaltern I, composta da 11 ufficiali, 29 sottoufficiali e 153 soldati, impiegato nel V Settore (Val Sugana) del Rayon III (Tirolo meridionale).

Caldaro II, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Kaltern II, composta da 12 ufficiali, 46 sottoufficiali e 277 soldati, impiegato nel Rayon II (Tonale).

Castelrotto, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Kastelruth, composta da 9 ufficiali, 39 sottoufficiali e 146 soldati, impiegato nel Rayon IV (Val di Fiemme).

Kitzbühel, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Kitzbühel, composta da 11 ufficiali, 55 sottoufficiali e 273 soldati, impiegato nel IV Settore (Folgaria-Lavarone).

Kitzbühel, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Kitzbühel, composta da 11 ufficiali, 55 sottoufficiali e 273 soldati, impiegato nel IV Settore (Folgaria-Lavarone) del Rayon III (Tirolo meridionale).

Chiusa, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Klausen, composta da 17 ufficiali, 53 sottoufficiali e 505 soldati, impiegato nel I Settore (Giudicarie) del Rayon III (Tirolo meridionale).

Kufstein, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Klausen, composta da 12 ufficiali, 63 sottoufficiali e 383 soldati, impiegato nel IV Settore (Folgaria-Lavarone) del Rayon III (Tirolo meridionale).

Lana, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Klausen, composta da 12 ufficiali, 41 sottoufficiali e 183 soldati, impiegato nel II Settore (Riva) del Rayon III (Tirolo meridionale).

Landeck, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Klausen, composta da 19 ufficiali, 79 sottoufficiali e 509 soldati, impiegato nel III Settore (Sbarramento Val d'Adige) del Rayon III (Tirolo meridionale).

Lienz, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Lienz, impiegato con la 57. HABrig. nell'Armeegruppe Rohr.

Merano I, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Meran I, composta da 10 ufficiali, 37 sottoufficiali e 255 soldati, impiegato nel V Settore (Val Sugana) del Rayon III (Tirolo meridionale).

Merano II, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Meran II, composta da 19 ufficiali, 75 sottoufficiali e 310 soldati, impiegato nel III Settore (Sbarramento Val d'Adige) del Rayon III (Tirolo meridionale).

Merano III, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Meran III, composta da 12 ufficiali, 36 sottoufficiali e 162 soldati, impiegato nel III Settore (Sbarramento Val d'Adige) del Rayon III (Tirolo meridionale).

Nauders, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Nauders, composta da 19 ufficiali, 52 sottoufficiali e 404 soldati, impiegato nel Rayon IV (Val di Fiemme).

Val Passiria, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Passeier, composta da 19 ufficiali, 61 sottoufficiali e 242 soldati, impiegato Rayon IV (Val Pusteria).

Prato allo Stelvio, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Prad, Stilfs (Stelvio) e Taufers (Tubre), con un organico complessivo di 19 ufficiali, 112 sottoufficiali e 412 soldati, impiegato nel Rayon I (Ortles).

Rattenberg, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Rattenberg, composta da 10 ufficiali, 18 sottoufficiali e 120 soldati, impiegato nel V Settore (Val Sugana) del Rayon III (Tirolo meridionale).

Reutte I, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Reutte I, composta da 13 ufficiali, 58 sottoufficiali e 306 soldati, impiegato nel IV Settore (Folgaria-Lavarone) del Rayon III (Tirolo meridionale).

Reutte II, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Reutte II, composta da 15 ufficiali, 73 sottoufficiali e 279 soldati, impiegato nel V Settore (Val Sugana) del Rayon III (Tirolo meridionale).

Sarentino, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Sarnthein, composta da 11 ufficiali, 39 sottoufficiali e 78 soldati, impiegato nel II Settore (Riva) del Rayon III (Tirolo meridionale), diventò nel 1917 la Stanschützenabteilung Sarntal (Val Sarentina).

Silandro, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Schlanders, composta da 30 ufficiali, 146 sottoufficiali e 441 soldati, impiegato nel Rayon I (Ortles).

Schwarz, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Schwarz, composta da 9 ufficiali, 49 sottoufficiali e 231 soldati, impiegato IV Settore (Folgaria-Lavarone) del Rayon III (Tirolo meridionale).

Sillian, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Sillian, composta da 10 ufficiali, 50 sottoufficiali e 248 soldati, impiegato nel Rayon V (Val Pusteria).

Silz, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Silz, composta da 11 ufficiali, 58 sottoufficiali e 216 soldati, impiegato nel Rayon V (Val Pusteria).

San Leonardo in P., formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon St. Leonhard, impiegato nella piazzaforte di Trento, fu ridotto presto a compagnia e incorporato nel battaglione Ennberg (Marebbe).

Vipiteno, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Sterzing, composta da 12 ufficiali, 76 sottoufficiali e 294 soldati, impiegato nel IV Settore (Folgaria-Lavarone) del Rayon III (Tirolo meridionale).

Val d'Ultimo, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Ulten, composta da 16 ufficiali, 54 sottoufficiali e 207 soldati, impiegato nel Rayon II (Tonale).

Nova Levante, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Welschnofen, composta da 19 ufficiali, 54 sottoufficiali e 190 soldati, impiegato nel Rayon IV (Val di Fiemme).

Zillertal, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Sterzing, composta da 15 ufficiali, 76 sottoufficiali e 297 soldati, impiegato nel V Settore (Val Sugana) del Rayon III (Tirolo meridionale).

Bezau, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Bezau, composta da 13 ufficiali, 51 sottoufficiali e 341 soldati, impiegato nel I Settore (Giudicarie) del Rayon III (Tirolo meridionale).

Bregenz, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Bregenz, composta da 17 ufficiali, 91 sottoufficiali e 389 soldati, impiegato nel Rayon IV (Val di Fiemme).

Bludenz, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Bludenz, composta da 12 ufficiali, 42 sottoufficiali e 412 soldati, impiegato nel Rayon I (Ortles).

Dornbirn, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Dornbirn, composta da 12 ufficiali, 57 sottoufficiali e 303 soldati, impiegato nel Rayon IV (Val di Fiemme).

Feldkirch, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Feldkirch, composta da 10 ufficiali, 41 sottoufficiali e 211 soldati, impiegato nel Rayon IV (Val di Fiemme).

Rankwell, formazione volontaria k.k. Stanschützenbattaillon Rankwell, composta da 8 ufficiali, 31 sottoufficiali e 202 soldati, impiegato nel Rayon IV (Val di Fiemme).

 

 

 

 

 

sabato 6 novembre 2021

INCONTRI CON L' AUTORE. MASSIMO SQUILLACI VENERDI 19 NOVEMBRE 2021 ORE 17


RIPRENDONO DOPO LA FORZATA INATTIVITA' DOVUTA ALLA EMERGENZA SANITARIA GLI

INCONTRI CON L'AUTORE

PROMOSSI DAL CESVAM - CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE 

VOLTI ALLA DIVULGAZIONE DELLE RICERCHE E REALIZZAZIONE DEI PROGETTI APPRONTATI PER IL SOSTEGNO ALLE ATTIVITA' DIDATTICHE E DIVULGATIVE

MASSIMO SQUILLACI

La Memoria

L'OPERA DI PADRE MINOZZI DURANTE E DOPO LA GRANDE GUERRA



Il giorno 19 novembre 201 alle ore 17.00 presso la Sala Maggiore della Presidenza dell'Istituto del Nastro Azzurro sarà illustrato il volume dedicato a Padre Minozzi e la sua azione durante la guerra e nel primo dopoguerra prima a favore dei soldati combattenti e poi ai loro orfani. 

Ne Parleranno 

Il Direttore del CESVAM Massimo Coltrinari,

 l'Ammiraglio Cesare Cicca e 

Chiara Mastrantonio, ricercatrice al CESVAM


L'incontro si avrà nel rispetto delle attuali norme anticovid. 







sabato 30 ottobre 2021

Le foto del funerale di Francesco Baracca

Sequenza fotografica del funerale di Francesco Baracca a Quinto (TV) restaurata in digitale da PaoloGagliaqrdi
 note ed indicazioni su






















 

martedì 19 ottobre 2021

Il generale DE Rossi e la battaglia del Monte Mrzli 2 giugno 1915

 

Maria Luisa Suprani Querzoli

Il Generale De Rossi e la Battaglia del Monte Mrzli (2 giugno 1915)

 

Al Generale Eugenio De Rossi si deve la conoscenza dell’ambiente militare durante l’Età Umbertina: la sua autobiografia, infatti, accanto ai profili di figure divenute poi celebri, si sofferma ampiamente su fragilità e virtù che connotarono il mondo militare (italiano e straniero) a cavallo fra Ottocento e Novecento. Il suo si rivela quindi un contributo indispensabile per comprendere l’assetto mentale, morale e professionale, dell’Italia prossima ad entrare in guerra.

De Rossi, ad un certo punto della carriera, approdò felicemente fra i Bersaglieri: il suo dinamismo (provetto ciclista) e la capacità di coinvolgere con l’esempio i propri sottoposti denotavano in lui una rara sinergia fra equilibrio ed entusiasmo. Anche alla sua opera di intelligence l’Esercito dovette molto[1].

La grave ferita riportata durante le primissime azioni di guerra lo rese invalido, determinando così per lui la fine della partecipazione attiva al conflitto.

Varrà la pena riportare per esteso la descrizione del momento drammatico in cui De Rossi rimase colpito per poi concludere con alcune brevi riflessioni:

 

Tornai tra i miei bersaglieri, dissi brevemente essere venuta l’ora della prova, quella che il destino ha fissato per ognuno. Mi volsi poi a don Gilardi e lo invitai a far atto del suo ministero per i credenti e i miscredenti. […] I volti gravi ma fermi, la fierezza con la quale si drizzarono dopo l’assoluzione in articulo mortis mi dette la sicurezza della loro intrepida risoluzione. Avviai la pattuglia ufficiali, la compagnia di avanguardia e con essa mi incamminai.

Posi sul cappello l’aigrette bianca da colonnello: aveva brillato alla parete, si mostrasse ora al combattimento. […] Superammo altri 300 metri di dislivello. Tutto il mio essere era teso vero l’imminente scoppiar della fucilata, poiché il nemico non poteva tardare  farsi vivo. […] Feci dare il segnale di allungare il tiro, ma non fu compreso, o compreso alla rovescia, perché invece cessò improvvisamente […]. [I]l silenzio dei nostri pezzi fu immediatamente seguito dal crepitare della fucileria nemica e dall’abbaiare delle mitragliatrici, entrate in azione furiosamente. Ma la truppa stette salda attorno agli ufficiali e continuò poi l’ascesa sotto la raffica mortale, accorrendo alla mia voce che incitava e chiamava superando, stentorea come poi mi dissero, il fragore degli spari.[2]

 

Una constatazione prima di proseguire nel racconto: l’impiego delle artiglierie in affiatamento con il procedere delle truppe si dimostra fin da subito un punto di grave fragilità. L’esempio di compensazione morale alle manchevolezze di ordine tecnico è encomiabile. La narrazione di quel momento terribile gravido di molte perdite è particolarmente efficace: la si riprenderà dal momento in cui le cose, per De Rossi, precipiteranno.

 

Conclusione: un attacco frontale oltre che sanguinosissimo non condurrebbe ad alcun risultato, perché sarebbe impossibile rimanere sulla posizione conquistata, dominata completamente dallo Sleme; conviene perciò attendere che cominci l’azione che, per l’alto, doveva svolgere la colonna di fanteria ed artiglieria da montagna verso lo Sleme stesso, per il momento concorrervi dimostrativamente. Spiegai questa decisione ai miei ufficiali. Insistendo particolarmente con Negrotto della necessità della sosta, parve persuaso. Lasciai la linea di fuoco  per scendere ad una cinquantina di metri, in un punto donde si scorgeva il terreno che avrebbe dovuto percorrere la colonna aggirante e vedere altresì l’arrivo dei battaglioni chiamati in rinforzo […]. Non erano trascorsi dieci minuti che scoppiò vivacissimo il fuoco sul fronte, seguito dal grido di «Savoia!».

Era Negrotto che preso, suppongo, da un accesso di pazzia guerriera, volendo, ritengo, coprirsi di gloria e dimostrare che la baionetta è ancora oggi la regina della battaglia aveva ad un tratto ordinato il fuoco celere e senza dar tempo neppure a quel mezzo di agire, era partito all’attacco con il cappello sulla sciabola, seguìto dal suo battaglione. Quei valorosi non avevano toccato il fondo della dolina che già venivano falciati a mucchi: il resto dava indietro, sulla posizione di partenza.

Esasperato per la inutile e aperta disubbidienza, presi velocemente a salire sulla linea di fuoco e dimentico di ogni precauzione mi ingolfai in una zona battuta da mitragliatrici nemiche. Il cappellano mi avvisò del pericolo e mentre mi volgevo verso di lui per rassicurarlo, ebbi la sensazione di ricevere un forte pugno sul fianco destro. Subito le gambe mi si piegarono sotto.[3]

 

Volutamente non ci si soffermerà sulla gravità della ferita e sull’azione tanto ingenua quanto sconsiderata del Negrotto, né sull’agonia di quest’ultimo e sulle condizioni miserevoli in cui si trovò De Rossi, dato per spacciato. Sarà opportuno scorgere invece in questo frammento durissimo della Grande Guerra il passaggio storico fra il clima morale delle Guerre Risorgimentali e le istanze feroci e sconosciute poste dalla tecnologia, capaci di riformulare interamente le dinamiche del conflitto.

 

 



[1] Il riferimento è alla scoperta del Piano Conrad.

[2] E. De Rossi, La vita di un Ufficiale italiano sino alla guerra, Milano: Mondadori, 1927, pp. 278 – 279.

[3] Ivi, p. 283.

sabato 9 ottobre 2021

Austria-Ungheria Esercito Comune 1914 - 1918

 

Corpi volontari stranieri

Polnische Legion, costituita all'inizio del conflitto da 3 battaglioni di fanteria e assegnata alla 1. Armee sul fronte russo; composta nella primavera del 1915 di due brigate: la 1°, su 6 battaglioni di fanteria e 3 squadroni di cavalleria, con 4. ID. nel II Korps della 1. Armee e la 2°, su 6 battaglioni di fanteria e 2 squadroni di cavalleria, con la 5 HKD. nell'XI Korps della 7. Armee; inquadrata all'inizio del 1916 nel Kavalleriekorps Hauer della 4. Armee, in linea con la 1° e 3° brigata, composte di 12 battaglioni di fanteria e 8 squadroni di cavalleria, mentre la 2° brigata (6 battaglioni di fanteria) era riserva di corpo d'armata.

Albanische Legion, composta all'inizio del 1916 di nove battaglioni di volontari albanesi, era impiegata sui Balcani occidentali con l'"Albaner-Freischarengruppe" del Gruppe Gerhauser.

Freiwillige Ukrainer Schützenregiment, impiegato sul fronte russo e comnposto di due battaglioni, il I dei quali con la 129. IBrig. e il II con la 130. IBrig., entrambe della 55. ID., inquadrata dal settembre del 1914 nel Korps Hofmann della Deutsche Südarmee; all'inizio del 1916 erano riuniti nella 130. IBrig. della 55. ID., inserita nella stessa armata.

Freiwilligenbatallion Mitrovica, costituito all'inizio del 1917 con volontari albanesi del Kosovo serbo occupato dall'Esercito autroungarico, era impiegato sui Balcani alle dipendenze del K.U.K. Generalgouvernement Serbien.

Bukowinaer freiwillige Korps, composto di un battaglione di volontari rumeni (Rumänenbatallion) e uno di ucraini dei Carpazi (Huzulen bataillon).

Ruthenisches und rumänisches Freiwilligenbaon, composto di volontari ruteni e rumeni, nella primavera del 1915 si trovava sul fronte russo con la Brigade Papp, inquadrata nell'XI. Korps della 7. Armee.

Freiwillige Huzulen-Kompanie, composta di volontari ucraini del Carpazi, nella primavera del 1915 si trovava sul fronte russo con la Brigade Schnitzier, inquadrata nell'XI. Korps della 7. Armee.

 

 

mercoledì 29 settembre 2021

Rivista QUADERNI N. 2 DEL 2021 Aprile Giugno 2021

 


Nota redazionale

Come noto, questa rivista, espressione del sostegno ai master di primo livello attivati, per l’area forze armate, presso la Università degli Studi N. Cusano Telematica Roma, sui temi di storia militare e politica militare, è articolata, conseguentemente, su due versanti, il primo dedicato alla storia ed il secondo dedicato alla geografia, e, per estensione alla geografia politica economica e quindi alla geopolitica.

 

Questo numero, per la parte di storia, ospita contributi relativi alla data centenaria della traslazione del Milite Ignoto, sulla scia dei contributi pubblicati nei numeri precedenti. Da sottolineare la pubblicazione integrale del Calendario Azzurro del 2021 dedicato al Milite Ignoto, sintesi felice ed eccellente predisposta da Antonio Daniele. Seguono gli articoli di tre laureati al Master di Storia Militare, uno, di Augusto Angelini (epoca napoleonica) sulla ricostruzione della battaglia di Salamanca, l’altro di Sotorios E. Drokalos (seconda guerra mondiale) che ci dà la versione greca della nostra aggressione al suo paese nel 1940. Infine il terzo contributo di Romano Olevano dedicato ad un tema, il soldati del primo tricolore che la copertina del numero passato aveva preannunciato come tema di trattazione.

 

Per la parte geografica l’articolo Valentina Trogu che tratta del rapporto tra la sociologia e scienze strategiche, è rinviato al numero 4 del 2021 per ragioni di spazio, mentre in geopolitica delle prossime sfide si tratta dell’impatto del Governo Draghi nei rapporti internazionali dell’Italia. In Scenari una breve scheda della influenza che ancora oggi hanno i principi e dogmi dell’Impero romano e della sua eredità.

 

Nelle rubriche, quelle relative al CESVAM si riportano alcune peculiari attività del Centro, con la pubblicazione dei Bandi relativi alle due nuove iniziative, ovvero l’attivazione del Master dedicato al Terrorismo e all’Antiterrorismo Internazionale, e al Corso di Aggiornamento e Specializzazione sempre sullo stesso argomento riservato anche ai diplomati, mentre gli Indici della rivista QUADERNI ON LINE si riferiscono al I trimestre del 2021 Ulteriori notizie sulla attività del CESVA sono possibili trovarle sulla home page della piattaforma www.cesvam.org alla rubrica “Eventi” ed alla rubrica “Notizia CESVAM”, La rubrica di chiusura riporta la iconografia della Brigata “Caltanisetta”, della prima guerra mondiale, come tradizione di questa rivista.

Da ultimo, l’editoriale del Presidente Nazionale ed il Post editoriale del Direttore del Periodico anche per questo numero sono intonati al tema della celebrazione del Milite Ignoto, nel solco delle scelte sopra dette, e dei contenuti evidenziati nella pubblicazione consorella.

(massimo coltrinari)

Il prossimo numero 3 del 2021, 20° della Serie, sarà dedicato, come continuazione del n. 3 del 2019, 16° della Serie, al CESVAM Report. Settembre 2019- Agosto 2021 ove si illustreranno le attività e le realizzazioni dell’ultimo biennio.  (massimo Coltrinari)

 

In I di Copertina: Il Milite Ignoto Cerimonia del 4 Novembre 1921 all’Altare della Patria.

 

Il presente numero è stato chiuso in tipografia il 30 giugno 2021




 

domenica 19 settembre 2021

Maria Luisa Suprani Querzoli. Il 7 aprile 1916, la prima vittoria dell’Aviazione militare italiana

 



 

A quasi dodici mesi dall’entrata in guerra, l’Aviazione italiana ancora non poteva contare una prima affermazione sull’avversario nonostante il mito del Cavaliere dell’aria avesse attirato molti giovani entusiasti che vedevano nel velivolo un mezzo sportivo[1] declinato al servizio della Patria. Il confronto con la realtà era però riuscito a smorzare lo slancio anche dei più ardimentosi che disperavano di poter vedere coronata la propria valentia con l’abbattimento di un velivolo nemico.

 

Nessuna macchina, fra l’altro, era armata; lo erano invece i piloti i quali, caso mai si fossero scontrati in aria con il nemico, dovevano sparargli addosso con la pistola, con il moschetto oppure con un grosso revolver Mauser, custodito in un fodero di legno che sembrava un astuccio di violino. In un clima come quello era naturale che i nostri aviatori guardassero con una punta d’invidia a ciò che accadeva in Francia, dove esisteva un’armata aerea e le macchine erano moderne e veloci.[2]

 

Il desiderio tenace di riuscire sostenne i più audaci, fra i quali figurava un giovane  volontario, riformato per la salute malferma, che, a dispetto di ciò, per primo si laureò Asso: Luigi Olivari atterrò un velivolo nemico in data 2 aprile 1916 ma non poté fregiarsi della vittoria (e né lo poté fare il Paese) perché l’aereo cadde dietro le linee nemiche, rendendo di fatto impossibile il sopralluogo necessario al riconoscimento formale[3]. Un altro giovane, proveniente dalla Cavalleria, riuscì invece di lì a breve ad abbattere l’avversario entro i confini nazionali, riuscendo così a rompere l’incantesimo che sembrava imprigionare l’Aviazione italiana: il Tenente Francesco Baracca di Lugo di Romagna (in possesso del brevetto di volo militare conseguito in Francia), da tempo, annotava sul proprio taccuino tutti i progressi, le manchevolezze (proprie e altrui) e, con una costanza incrollabile, progredì nel perfezionare il suo gesto fino a strappare la vittoria, una vittoria che, date le criticità difficilmente sormontabili, sorprese lui per primo.

 

Carissimo Papà,

dovrei scriverti un volume sulla giornata di ieri, ma siccome non ho né tempo né voglia dirò che abbiamo abbattuto due velivoli nemici dopo tanti mesi di voli continui e senza alcuna soddisfazione.[4]

 

La vista del nemico abbattuto gli rivela il volto crudo della vittoria: «[l’]apparecchio era tutto intriso di sangue coagulato al posto dell’osservatore [che versava in condizioni disperate] e dava una triste impressione della guerra»[5]. L’uomo che giace di fronte a lui, al pari suo, è un difensore della Patria e in difesa di questa è caduto sotto i suoi colpi: [h]o parlato a lungo con il pilota austriaco, stringendogli la mano e facendogli coraggio perché era molto avvilito; veniva dal fronte russo dove aveva guadagnato la croce di guerra e medaglia al valore che portava sulla sua uniforme azzurra. Non aveva potuto salvarsi dalla mia caccia e mi esprimeva la sua ammirazione con le poche parole di italiano che sapeva»[6].

Il tributo richiesto dalla guerra gli appare in tutta la sua smisurata drammaticità. Il dovere militare richiede l’impegno più strenuo nel conseguire la vittoria mentre il dovere morale impone la solidarietà umana nei riguardi dell’avversario che il momento tragico ha trasformato in nemico.

Il valore militare ed umano, notevolissimo, di Francesco Baracca riuscì a palesarsi nel margine angusto che permise l’equilibrio fra tali istanze intimamente contraddittorie.

 

 



[1] Lo sport e i valori di cui era detentore ebbero un rilievo notevole nella cultura che permeò l’ambiente interventista, anche grazie al contributo del «La Stampa Sportiva».

[2] L. Romersa, Francesco Baracca. Cavaliere del Cielo, Roma: Istituto poligrafico dello Stato, 1968, pp. 2 – 3.

[3] Cfr. Luigi Olivari in www.guerra-allorizzonte.it.

[4] L’incipit della lettera originale citata compare in G. Manzoni, Onoranze all’eroe Francesco Baracca dal 1913 al 1945, Lugo: Walberti, 1986, p. 45. L’incipit riportato nella storica raccolta di V. Varale, invece, è assai meno informale («ieri è stato il trionfo della mia Squadriglia».

[5] Lettera di Francesco Baracca al padre, Campoformido, 8 aprile 1916 (V. Varale, La carriera, le battaglie, le vittorie del grande aviatore raccontate nelle Lettere alla Madre con presentazione del Ten. Col. P.R. Piccio, Milano: «Il Secolo Illustrato», 1919, pp. 53 – 56).

[6] Ibidem.