martedì 29 giugno 2021

Maria Luisa Suprani Querzoli: Alberto Pollio

 

La scomparsa improvvisa del Capo di Stato Maggiore Alberto Pollio

alla vigilia della Grande Guerra

 

Chi si accinge allo studio della Grande Guerra   incontra  la figura di Alberto Pollio inevitabilmente collegata alla nomina a Capo di Stato Maggiore del Generale Luigi Cadorna (avvenuta a seguito della subitanea scomparsa del Generale casertano, suo predecessore). In prospettiva, lo spazio dedicato alla figura del Generale Pollio è davvero minimale rispetto sia al suo spessore sotto il profilo militare, sia alla portata delle conseguenze inerenti alla sua morte sulle sorti del Paese.

Egli era un convinto triplicista.

Proveniente dalla Nunziatella, approdò infine alla Scuola di Guerra di Torino. Le notevoli doti gli valsero la considerazione del Re Umberto I[1], anch’egli più vicino all’Austria di quanto non lo fossero gli Ufficiali piemontesi che vedevano in essa prevalentemente il nemico storico. 

Il regicidio colpì profondamente Pollio.

Se si compara, anche per sommi capi, l’indirizzo politico preso successivamente dall’Italia con le convinzioni radicate e lo spessore militare notevole[2] di Pollio i dubbi che circondano tuttora la sua prematura scomparsa sembrano assumere una certa consistenza. Il viaggio a Torino in ottime condizioni di salute, una lieve indigestione rivelatasi subdolamente fatale, le inspiegabili  infrazioni sul piano formale[3] rendono legittimo interrogarsi sulle reali dinamiche della morte dell’uomo di vertice dell’Esercito Regio: la sua presenza costituiva un fiero ostacolo sul piano politico, insormontabile  tanto da oscurare le sue innegabili capacità sul comando degli uomini e sull’impiego efficace delle nuove tecnologie. Inutile riflettere su ciò che non fu. Risulta opportuno invece ricordare che, dopo la XII Battaglia dell’Isonzo, il comando del Regio Esercito fu affidato al generale Diaz, fermo nel trattare con l’interlocutore politico, vicino al Generale Pollio da molti anni[4], allo stesso Diaz al quale per primo pervenne la comunicazione della morte improvvisa del Capo di Stato Maggiore con la pietosa consegna di comunicare la notizia ferale alla famiglia.  



[1] «L’ultima volta che lo vidi a Napoli fu il giorno dell’attentato di Passanante. Eravamo schierati davanti al Palazzo Reale, attendendo l’arrivo del Sovrano che faceva il suo ingresso ufficiale. Ad un tratto da Toledo vedemmo spuntare Pollio al galoppo, passare davanti a noi stravolto in viso e l’udimmo gridare al mio capitano: «Hanno pugnalato il Re» e poi sparire entro il palazzo» (E. De Rossi, La vita di un ufficiale italiano sino alla guerra, Milano: Mondadori, 1927, p. 22).

[2] L’anno precedente alla nomina a Capo di Stato Maggiore così veniva descritto Alberto Pollio da un suo Superiore: «ha tutti i requisiti per raggiungere i più elevati gradi della gerarchia; e più si troverà in posizione eminente, meglio potrà esplicare tutta la sua intelligenza, operosità ed iniziativa e saprà acquistare quell’ascendente tanto necessario per ottenere il volonteroso concorso di tutti nella attuazione dei suoi concetti … Auguro, nell’interesse dell’Esercito, che egli possa in più vasto ambiente mettere in luce tutto il suo valore» (I Capi di Stato Maggiore dell’Esercito – Alberto Pollio – 4 Roma: Comando del Corpo di Stato Maggiore dell’Esercito, 1935, p. 10  in G. Catenacci, F. M. Di Giovine, Il Generale Alberto Pollio: dalla Nunziatella ai vertici dello Stato Maggiore del Regio Esercito Italiano, Scuola Militare Nunziatella, Società di Storia di Terra di Lavoro; Associazione Nazionale ex Allievi Nunziatella; Sezione Campania e Basilicata, Civitella del Tronto, 21 marzo 2015, p. 9). La testimonianza di un giovanissimo Eugenio De Rossi è conferma al giudizio espresso dal Superiore circa l’ascendente personale: «Ritornammo a Napoli ed alla stazione trovammo il capitano Pollio di Stato Maggiore. Rassomigliare a Pollio era il sogno di noi ragazzi. Egli allora era un bellissimo giovine, sempre inguantato, profumato, calzato a pennello. Alle parate non mancava mai di avvicinarsi a noi e rivolgerci qualche piacevolezza, facendo danzare un suo vivace morello» (E. De Rossi, La vita di un ufficiale italiano sino alla guerra, cit., p. 22).

[3] Il medico (la cui carriera paradossalmente decollò dopo l’infausto esito del suo operato) che si prese cura del Capo di Stato Maggiore non era un medico militare  (G. Catenacci, F. M. Di Giovine, Il Generale Alberto Pollio: dalla Nunziatella ai vertici dello Stato Maggiore del Regio Esercito Italiano, cit. p.15).

[4] Nel biennio 1895 – 96, Armando Diaz era in forze presso la segreteria del Generale Pollio.

domenica 20 giugno 2021

Padre Giovanni MInozzi. Un benefettore per gli orfani di guerra

 


Il presente volume riporta le ricerche attivate nell’ambito di due progetti presentati al Ministero della Difesa e da questi accettati riguardanti la Prigionia nella grande guerra progetti che vogliono sottolineare il valore del combattente disarmato, di entrambi gli schieramenti, sia quello italiano sia quello austro-ungarico con la individuazione dei campi di concentramento per prigionieri in Italia e la geografia dei campi di concentramento in Austria e, nel prosieguo delle ricerche anche in Germania. Tutto questo in un quadro di studio ed approfondimento della articolazione delle modalità relative alla gestione dei prigionieri nel primo conflitto mondiale per contribuire non solo alla conoscenza di questo aspetto della Grande Guerra, ma anche di preservarne la memoria e gli insegnamenti che da questo fenomeno si possono trarre anche oggi. Il cittadino in armi che come soldato è chiamato, disarmato, a continuare ad essere fedele al giuramento presto in mano del nemico rappresenta un aspetto veramente degno di nota del valore militare. Aspetto da sottolineare anche alla luce che, mentre il combattente quando compie atti di valore è costante il suo riconoscimento anche tangibile, mentre il combattente disarmato, anche compie atti di abnegazione e valore, è per lo più non riconosciuto. Il presente volume è inserito nelle edizioni fuori collana dedicate alla prigionia.

 


 

Massimo Squillaci, Socio della Federazione di Ancona dell’Istituto del Nastro Azzurro. E’ docente al Master di 1° Liv. in Storia Militare Contemporanea dal 1796 al 1960 attivato presso la Università degli Studi N. Cusano Telematica Roma.

mercoledì 9 giugno 2021

Austria-Ungheria Esercito Comune I Corpi d'Armata alla dichiarazione di guerra

 


Agosto 1914

 

Galizia, fronte della,  I KORPS (1° corpo d’armata) composto dalla 5a Divisione di Fanteria e dalla 46a Divisione di Fanteria Landwehr, inquadrato nella 1 Armee.

Galizia, fronte della,  II KORPS (2° corpo d’armata) composto dalla 4a e 25a Divisione di Fanteria e dalla 13a Divisione di Fanteria Landwehr, inquadrato nella 4 Armee.

Carpazi, fronte dei,  III KORPS (3° corpo d’armata) composto dalla 6a e 28a Divisione di Fanteria e dalla 22 Divisione di Fanteria Landwehr, inquadrato nella 2 Armee.

Carpazi, fronte dei,  IV KORPS (4° corpo d’armata) composto dalla 31a e 32a Divisione di Fanteria, inquadrato nella 2 Armee.

Galizia, fronte della,  V KORPS (5° corpo d’armata) composto dalla 14a, 33a e 37a Divisione di Fanteria, inquadrato nella 1 Armee.

Galizia, fronte della,  VI KORPS (6° corpo d’armata) composto dalla 15a, 27a e 39a Divisione di Fanteria, inquadrato nella 4 Armee.

Carpazi, fronte dei,  VII KORPS (7° corpo d’armata) composto dalla 17a e 34a Divisione di Fanteria, inquadrato nella 2 Armee.

Balcani, fronte dei,  VIII KORPS (8° corpo d’armata) composto dalla 9a Divisione di Fanteria e 21a Divisione di Fanteria Landwehr, inquadrato nella 5 Armee.

Galizia, fronte della,  IX KORPS (9° corpo d’armata) composto inizialmente dalla 29a Divisione di Fanteria e inquadrato nella 2 Armee, fu trasferito il 23 agosto alla 4 Armee con un nuovo organico: 10a Divisione di Fanteria e 26a Divisione di Fanteria Landwehr.

Galizia, fronte della,  X KORPS (10° corpo d’armata) composto dalla 2a e 24a Divisione di Fanteria e 45a Divisione di Fanteria Landwehr, inquadrato nella 1 Armee.

Carpazi, fronte dei,  XI KORPS (11° corpo d’armata) composto dalla 30a Divisione di Fanteria, k. k. 93a Brigata di Fanteria Landsturm. e 11a MaBrig., inquadrato nella 3 Armee.

Carpazi, fronte dei,  XII KORPS (12° corpo d’armata) composto dalla 16a, 35a e 38a Divisione di Fanteria, inquadrato nella 2 Armee.

Balcani, fronte dei,  XIII KORPS (13° corpo d’armata) composto dalla 36a e 42a Divisione di Fanteria, inquadrato nella 5 Armee.

Carpazi, fronte dei,  XIV KORPS (14° corpo d’armata) composto dalla 3a e 8a Divisione di Fanteria, 44a Divisione di Fanteria Landwehr e 88a L Brigata Schutzen, inquadrato nella 3 Armee; smembrato nell’estate del 1915 per il trasferimento in Tirolo dei quattro reggimenti Kaiserjäger, fu ricostruito all’inizio del 1917 con l’organico del XX Korps e rinominato XIV “Edelweiß” Korps, inquadrato nell’11 Armee.

Balcani, fronte dei,  XV KORPS (15° corpo d’armata) composto dalla 1a e 48a Divisione di Fanteria, inquadrato nella 6 Armee.

Balcani, fronte dei,  XVI KORPS (16° corpo d’armata) composto dalla 18a Divisione di Fanteria, 1a, 2a e 13a GbBrig., inquadrato nella 6 Armee.

Galizia, fronte della,  XVII KORPS (17° corpo d’armata) costituito il 20 agosto 1914 con la 19a Divisione di Fanteria, 2a e 9a MaBrig., inquadrato nella 4 Armee.

Galizia, fronte della,  Armeegruppe GdK Kummer (18° corpo d’armata) composto dalla 7a KTD, k. k. 95a e 106a Divisione di Fanteria Landwehr, m. k. 100a népf gyal dandár e 1a GABrigKmdo, inquadrato nella 4 Armee, fu sciolto il 22 settembre del 1914 e il suo organico assorbito dalla 1 Armee.