Blog dedicato alla prima Guerra Mondiale ed alle sue conseguenza in Italia e in Europa. E' espressione del CESVAM - Istituto del Nastro Azzurro come spazio per i temi riguardanti la grande guerra e le sue conseguenze (info:centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org
sabato 21 dicembre 2024
martedì 10 dicembre 2024
sabato 30 novembre 2024
mercoledì 20 novembre 2024
Significato ed Essenza dell'Emblema Araldico dell'Istituto del Nastro Azzurro
SIGNIGICATO ED ESSENZA
DELL’EMBLEA ARALDICO DELL’ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO
Massimo Coltrinari
All’indomani della conclusione del
nostro processo unitario, con la vittoria nella Grande Guerra, si sentì la
necessità di un ‘ulteriore presenza dello Stato, espressione della Nazione
Italiana, nella società civile nei più variegati campi, soprattutto quello
economico, industriale, sociale. Da questa necessità l’intervento dello Stato
si è manifestato attraverso la costituzione di “Istituti” che accogliessero le
migliori energie e le personalità di spicco affinche, in parallelo con
l’organizzazione statuale, raggiungessero determinati obiettivi, fondamentali
per il progresso della Nazione.
E’ il prosieguo del progresso unitario che si
attua in modo particolare. Sono così creati, L’Istituto Nazionale della
Ricostruzione Industriale (I.R.I), L’Istituto Nazionale della Vasca Navale,
L’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (I.N.P.S.), L’Istituto di Storia
del Risorgimento, L’Istituto delle Guardie d’Onore alle Reali Tombe del
Pantheon, L’Istituto Nazionale per il Medio ed Estremo Oriente (ISMEO),
Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti decorati al Valore Militare. Dal
Nome di questi Istituti si evince la finalità per cui sono stati costituiti.
L’idea ispiratrice della costituzione
dell’Istituto del Nastro Azzurro fra combattenti decorati al Valore
Militare è quella napoleonica della
Legion d’Onore, che voleva raccogliere attorno alla bandiera tricolore francese
il meglio dei Cittadini, in sostituzione della aristocrazia nobiliare
medioevale e dell’Ancien Regime spazzata
via dai principi di uguaglianza e fratellanza della Rivoluzione Francese.
L’Istituto del Nastro Azzurro fra combattenti decorati al Valor Militare nasce
quindi come una Elite, in cui criterio base è la dimostrazione sul campo del
Valore Militare, la cui azione è incardinata sul quello che si intendeva e si
intende come Codice d’Onore. Nei primi decenni i criteri di ammissione furono
rigidi: non solo si doveva essere decorati, ma la decorazione doveva essere
conseguita in presenza del nemico. Fino allo scoppio della seconda guerra
mondiale, con criteri via via meno rigidi, non si ammettevano soci le cui
motivazioni di concessione della Medaglia al Valore militare erano per altri
fatti, quali l’ordine pubblico, l’ardimento, e aspetti sociali.
Per sottolineare tutto questo è dare
ulteriore spessore a questa impostazione dell’Istituto del Nastro si credette
opportuno dare manifesta immagine del Valore Militare, creando di fatto una
“nobiltà” basata sul Codice d’Onore, e sui valori fondanti l’Istituto, con un
riconoscimento ufficiale.
Vittorio Emanuele III con Regio decreto, quindi, dispose che i Soci dell’Istituto del Nastro Azzurro possano fregiarsi del diritto di far uso di
un emblema araldico sulla base delle decorazione ricevuta. In sostanza questo
riconoscimento vuole dare un riconoscimento ufficiale di Nobiltà all’atto di
Valore compiuto
Con Regi Decreti 7 ottobre 1926, 17
novembre 1927 e 19 dicembre 1935, con cui si conferiva l’Emblema Araldico ai
Soci dell’Istituto decorati di Croce di Guerra al Valore Militare, è stato concesso all’Istituto ed ai
suoi Soci l’uso
di un Emblema Araldico
concessione confermata in epoca
repubblicana in approvazione
dello Statuto dell’Istituto, con
D.P.R. del 10.1.1966,
n.158
Viene rilasciato dalla Presidenza Nazionale
ai Soci
che ne fanno
domanda tramite le rispettive Sezioni e Federazioni, dietro versamento
dell’importo previsto.
L’Emblema Araldico alla Memoria viene
rilasciato a titolo gratuito, su domanda del congiunto più vicino o della
Federazione competente, alla memoria dei decorati Caduti sul Campo o morti in seguito a ferite o
invalidità contratte in guerra o in missioni per il mantenimento della pace. Ai Soci d’Onore
l’Emblema Araldico viene rilasciato a titolo gratuito.
L’Emblema deve essere autenticato con
l’apposizione del timbro a secco.
IL
distintivo dell’Istituto da portarsi all’occhiello della giacca è
costituito: – per i Soci
Ordinari dallo scudo
dell’Emblema Araldico con riportati
i simboli delle decorazioni di cui il Socio o il
congiunto del Socio è insignito; – per i Soci Sostenitori da uno spillo con Emblema Araldico generico .
Oggi
la concessione dell’Emblema Araldico ha assunto un ulteriore
significato: quello di ricordare ai posteri, ed ai congiunti le gesta e la
figura del loro parente, al fine di mantenere vivo nella società, attraverso il
passaggio generazionale, il ricordo e le gesta di chi ha dato “di più” alla
Patria. E’ quindi un veicolo fondamentale della missione dell’Istituto nella
società civile, sempre basato su quel novero di regole non scritte ma basilari
per un vivere sereno e collettivo che è il Codice d’Onore.
domenica 10 novembre 2024
centro studi sul valore militare Catalogo
L’Istituto del Nastro Azzurro fra
Combattenti Decorati al Valore Militare, nelle sue molteplici attività nel
campo di diffondere dei valori statutari, si è impegnato, dal 2014, nella
promozione culturale, finalizzata alla conoscenza storica, attraverso anche
l’attività editoriale.
I volumi che sono stati pubblicati, oltre
50 titoli, che sono le risultanze delle attività di ricerca e studio attivate
tramite progetti, riguardano i variegati aspetti della storia militare e, in
generale, la storia contemporanea attraverso la particolare ottica del Valore
Militare, sia espresso che non riconosciuto.
Questo percorso editoriale ha
l’intento di valorizzare e stimolare la conoscenza del Valore Militare
italiano, soprattutto verso le generazioni più giovani, come contributo e
sostegno alla loro formazione di uomini e di cittadini nell’esempio e nel
ricordo di chi ci ha preceduto.
E’ disponibile DAL GENNAIO 2025 un Catalogo, dal titolo “ Le edizioni a stampa 2014 -2024” edito dal Centro Studi sul
Valore Militare – CESVAM che si può chiedere a: centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org.
Per ogni altra informazione: segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org.
lunedì 28 ottobre 2024
Adunata Nazionale dei Decorati al Valor Militare Roma 20 ottobre 1933
L’inaugurazione della via dei Trionfi – Adunata Nazionale dei decorati al Valore Militare. Roma 28 ottobre 1933.
Giorgio Madeddu
Il
28 ottobre 1933, in occasione dell’undicesimo anniversario della “Marcia su
Roma”, ai decorati al Valore Militare fu concesso il privilegio di inaugurare,
nella capitale del Regno, la Via dei Trionfi. La strada, oggi in parte deviata
dal suo percorso originario, si sviluppava lungo le attuali via di San Gregorio
e via dei Verbiti, passando intorno all’Arco di Costantino andando a confluire nell’attuale
via dei Fori Imperiali (già via dell’Impero, inaugurata nel 1932). (Fig. 1)
L’istituto
del Nastro Azzurro organizzò la partecipazione all’evento in maniera
magistrale, decine di migliaia di decorati confluirono nella Capitale provenienti
da ogni parte d’Italia per partecipare a quella che venne anche denominata “Prima
Adunata Nazionale”.
Per
l’occasione, ad ogni decorato partecipante all’evento fu assegnata una “Tessera
– Adunata” nominativa e numerata che costituiva il titolo di viaggio gratuito
per recarsi a Roma sui treni ordinari o speciali. Treni speciali partirono da
Trieste (N.1), da Bolzano (N.2), da Milano (N. 3), da Torino (N. 4), da Reggio
Calabria (N.5) ed infine da Lecce il Numero 6. (Fig. 2, 3, 4).
A
tutti i partecipanti, oltre la Tessera, venne distribuita la medaglia
commemorativa dell’evento (Fig. 5) e un distintivo rappresentante l’Emblema
Araldico dell’Istituto.
Il
Popolo d’Italia del 27 ottobre riportava le immagini degli oggetti distribuiti
ai decorati. (Fig. 6)
Nella
prima mattinata del 28 ottobre, presso la Stazione Termini, iniziarono ad
affluire le bandiere delle Forze Armate e i gonfaloni dei Comuni decorati al
Valore Militare, migliaia di decorati si ammassarono in perfetto ordine nel
piazzale antistante la stazione. Mentre il corteo iniziava a comporsi per lo
sfilamento, la banda dei Carabinieri a cavallo, con l’esecuzione della Marcia
Reale annunciava l’uscita dalla stazione delle 25 bandiere decorate al Valore
che si avviavano per prendere posto alla testa del corteo. I reparti schiarati
presentarono le armi e, contemporaneamente, le rappresentanze dei decorati e le
folle presenti si posizionavano sull’attenti.
Le
bandiere di esercito, marina, aereonautica, truppe coloniali e Comuni decorati
al Valore Militare, nel rispettivo ordine di sfilamento, erano precedute da uno
squadrone di Carabinieri a cavallo e dalla banda musicale dei Carabinieri, dietro
le bandiere seguiva un reggimento di formazione. Il corteo proseguiva con il
labaro del “Partito”, scortato del segretario on. Starace e dal vicesegretario
on. Marpicati, nonché dalla 112a Legione della Milizia, dietro di
questi, il labaro con il Direttorio del Gruppo Medaglie d’Oro e il labaro con il
Direttorio del Nastro Azzurro.
Perfettamente
inquadrati seguivano i Gruppi degli ufficiali, dei cappellani e dei sottoufficiali
decorati. Un plotone di Carabinieri a cavallo chiudeva il corteo.
Il
corteo iniziava il percorso dirigendo, tra file festanti di cittadini, verso
piazza dell’Esedra passando per via Principessa di Piemonte dove era schierata
una centuria di Balilla moschettieri che, al passaggio del corteo, presentava
le armi. In via Nazionale, balconi con drappi tricolori e con i colori della
Capitale, facevano da cornice a due ali di folla esultante che si prolungavano
sino a piazza Venezia.
Al
Vittoriano erano schierati, da un lato le Giovani Italiane mentre sul lato
opposto trovavano spazio i Marinaretti, i Balilla, gli Avanguardisti e i
Giovani Fascisti, di fronte a questi erano schierate oltre 40.000 Camice Nere
appartenenti ai gruppi rionali romani. L’ Associazione dei Mutilati, quelle dei
Volontari, dei Combattenti, le diverse Associazioni d’Arma nonché le
organizzazioni sindacali e dopolavoristische, erano invece schierate sulla via
dell’Impero sino alla Basilica di Massenzio, dove era stato eretto il palco
reale, addobbato di velluto cremisi e di un baldacchino con la corona reale
ricamata in oro. Seguivano le tribune per le autorità, il corpo diplomatico e gli
invitati. Sul lato opposto, davanti al palco reale, prendevano posto le madri e
vedove dei Caduti in guerra e le donne decorate al Valore Militare.
Prima
dell’Arco di Costantino, prendevano posto i presidenti di Senato e Camera,
Ministri e Sottosegretari, Senatori e Deputati nonché le alte cariche dello
Stato decorate al Valore Militare. Duecento tra labari e fiamme delle sezioni
del Nastro Azzurro erano schierati assieme ai componenti del Consiglio
nazionale dell’Istituto, ai mutilati, arditi e volontari decorati al Valore
Militare.
Attraversato
l’Arco di Costantino, il corteo si schierava e si disponeva ad ascoltare il messaggio
del Capo del Governo, letto dal Segretario del Partito.
Alle
11,15 gli squilli degli “attenti” avvisavano dell’arrivo del Re che veniva
accolto dalle autorità presenti.
Montato
a cavallo il Re passava in rassegna i reparti e i gruppi schierati per “saluto
al Re!”, la rassegna terminava intorno alle 12.
Conclusa
l’inaugurazione della nuova via dei Trionfi, le autorità e il Direttorio del
Nastro Azzurro si spostavano nella già gremita piazza Venezia dove, dopo aver
reso omaggio al sacello del Milite Ignoto, assistettero al discorso del Duce.
In questa occasione venne consegnato al Direttivo del Nastro Azzurro il nuovo
labaro nazionale.
La
cerimonia ebbe grande risalto nella cronaca dei quotidiani nazionali che
dedicarono la prima pagina, quanto nei periodici (si tralascia in questa sede
ogni commento sulla stampa durate il ventennio); anche La Tribuna Illustrata,
l’Illustrazione del Popolo e La Piccola Italiana, dedicarono la prima pagina
corredata da rappresentazioni della cerimonia (Figg. 6,7,8,), l’Archivio
Storico dell’Istituto Luce conserva decine di fotografie dell’evento.
Per
il Nastro Azzurro fu un momento di grande esposizione mediatica, ma anche di
definitivo assoggettamento al regime, durante il conferimento del nuovo labaro
nazionale “all’aristocrazia della guerra”, il Capo del governo stabilì la nuova
consegna: “… Fate che le glorie del passato siano superate dalle glorie
dell’avvenire!”.
Fonti
Archivio
Storico della Stampa, 28 e 29 ottobre 1933
Archivio
Storico del Popolo d’Italia 27, 28,29 ottobre 1933
sabato 19 ottobre 2024
La Guerra di Logoramento. Francia Prima Guerra Mondiale
LA VIA SACRA
Verdun 1916
Ten. cpl. Art. Pe. Sergio Benedetto Sabetta
La battaglia di Verdun è stata la più distruttiva battaglia che si ricordi, una guerra di materiali (material – schlacht) che assorbì una enorme quantità di vite umane, una “guerra totale” che costituì una cesura tra la precedente era ottocentesca e l’età moderna, dove l’uomo trasformato in un numero è schiacciato dalla produzione industriale in serie.
La battaglia iniziata il 21 febbraio finì solo nel dicembre dello stesso 1916 con un primato mai più raggiunto di 700.000 vittime se non, da recenti calcoli francesi, 1.246.025 tra caduti, dispersi e feriti su un territorio ristretto di appena 9 Km quadrati, il generale Rouquerol parla addirittura di un totale di 2.000.000 uomini se si fa riferimento al periodo che precedette la battaglia e seguì nei primi mesi del 1917 la fine, considerando anche i prigionieri, un “sonno della ragione” che può sempre ripetersi.
Nella guerra tecnologica totale le vittime scompaiono nella massa impiegata, nell’indifferenza determinata dalla lontananza dei Comandi Generali e dalla distanza nell’uso delle armi, venivano meno gli ultimi aspetti aristocratici delle guerre settecentesche, in cui erano coinvolti principalmente dei professionisti, che in parte si erano protratte anche nell’ Ottocento, nonostante le riforme della Rivoluzione francese e delle guerre napoleoniche con l’introduzione della coscrizione obbligatoria e del nazionalismo.
L’uso dei gas e dei lanciafiamme, la distruzione industriale in serie di vite umane furono la premessa per la ferocia dei campi di sterminio nazisti della Seconda Guerra Mondiale, dei Gulag Sovietici e dei campi giapponesi, tutto fu sperimentato nelle trincee della Grande Guerra, dove gli uomini letteralmente sparivano sotto la pioggia di granate, soffocavano inebetiti, ansimando, nei gas, l’odore della carne umana bruciata ammorbava l’aria e molti soldati impazzivano nel fango o per sete, bevendo l’acqua marcia delle pozze nelle trincee.
La guerra da movimento diventò di posizione, di attrito, fino a trasformarsi in un lungo scontro di logoramento, un accordo diplomatico non poteva essere accettato in quanto la retorica dei decenni precedenti, incardinata nella crescente potenza tecnologica, creava l’illusione di una potenza infinita che raccoglieva in sé l’intero globo, la politica quale capacità di un compromesso accettabile fra le parti perdeva ogni possibilità d’azione, solo l’espansione economica illimitata ne diveniva l’unico punto di riferimento.
A Verdun non si cadeva in battaglia, si veniva più semplicemente sbriciolati, polverizzati, carbonizzati dall’artiglieria e dai lanciafiamme, se si pensa che i soli francesi nei sette mesi di battaglia tra febbraio e ottobre usarono 23.000.000 di granate, per arrivare negli ultimi due mesi a spararne 240.000 al giorno.
Le testimonianze della battaglia indicano chiaramente il livello di violenza raggiunto:
“ Sono appena tornato dall’esperienza più terribile di tutta la mia vita. Ho passato quattro giorni e quattro notti – 96 ore in totale – nel fango semi-ghiacciato delle trincee e costantemente sotto il fuoco nemico, senza alcun tipo di protezione o di riparo. Giunsi in trincea con 175 uomini … solo 34 hanno fatto ritorno, ma la maggior parte completamente impazziti …” ( Ufficiale francese – 1916).
“ Un capitano condusse una sparuta pattuglia di soldati verso di noi. Giunti a pochi passi ci chiese di che unità eravamo e, senza attendere risposta, scoppiò a piangere. Era probabilmente impazzito durante i bombardamenti. Guardammo sfilare i suoi uomini, ridotti a mummie rinsecchite, con gli occhi incollati ai loro, così grandi e così persi nel vuoto …” ( Ufficiale tedesco -1916).
“ Era impossibile liberarsi del tanfo dei cadaveri. Ovunque andassimo lontano dal fronte, persino nelle locande, dopo qualche minuto gli avventori si alzavano, allontanandosi da tutti noi : il lezzo di morte di Verdun era impossibile da sopportare! ” ( Soldato francese - 1916 ).
( 21 – 26, A. Gualtieri, Verdun 1916. Il fuoco, il sangue, il dovere, Mattioli 1885)
Nella volontà di superare la stasi sul fronte occidentale, determinata dal fallimento della guerra di manovra prevista dal “Piano Schlieffen” con l’invasione del Belgio nel 1914, von Falkenhayn pianificò una battaglia di attrito fondata sui materiali, attaccando un punto sensibile del fronte in cui i francesi non avrebbero potuto ripiegare sia per motivi strategici che psicologici quale era Verdun.
L’idea base era di logorare in uomini e mezzi l’esercito francese fino a fargli perdere la resistenza e la coesione psicologica, sfruttando la superiorità tecnica in mezzi e in particolare nell’artiglieria pesante, ma anche l’esercito tedesco venne a logorarsi, come ammise lo stesso Kronprinz: “il mulino sulla Mosa ha macinato fino a ridurre in polvere i cuori e i corpi delle truppe”.
Nonostante l’insuccesso del “Piano XVII” in Alsazia – Lorena del 1914, la battaglia della Mosa e i successivi sanguinosi e fallimentari attacchi frontali nel corso del 1915, i francesi, guidati da Joffre, mantennero una cieca fiducia sull’attacco frontale alla baionetta, secondo la teoria dello “slancio vitale” ( Elan Vitale) elaborata nel primo decennio del ‘900 e codificata nel Regolamento dell’ottobre 1913, tutti coloro che si opponevano a tale teoria, quali i generali Petain e Michel, furono emarginati.
Von Falkenhayn riteneva che i nemici da battere per risolvere la guerra erano i francesi, gli inglesi erano semplicemente di supporto, per ottenere la vittoria era necessario “dissanguarli”, all’obbiezione che questo poteva comportare forti perdite anche ai tedeschi rispondeva che essendo all’attacco poteva sempre interrompere l’azione al momento opportuno, sottovalutando la difficoltà dello sganciamento una volta iniziata l’azione, sia relativamente al fronte che di fronte alle attese imperiali.
Attorno a Verdun non erano state ancora scavate le trincee che si potevano vedere nelle altre parti del fronte, la difesa era affidata ai forti costruiti alla fine ‘800, ma questi erano stati a loro volta privati delle artiglierie poche settimane prima al fine di rafforzare altre parti del fronte.
L’offensiva iniziata il 21 febbraio preceduta da un intenso fuoco d’artiglieria, mai prima visto per la sua violenza, preparò il terreno all’attacco nel tardo pomeriggio della fanteria, la resistenza francese riuscì a respingere l’attacco ma portò a perdite enormi tra i difensori, il giorno successivo fu ripetuto l’attacco e la prima linea crollò, anche sulla seconda vennero aperti dei varchi, il terzo giorno la 37^ divisione coloniale francese fu completamente annientata, il morale dei difensori era al minimo.
Si deve considerare che furono schierate dai tedeschi un’ artiglieria da assedio costituita da 1.200 bocche da fuoco, con una riserva di circa 2.500.000 di granate, grazie al lavoro di 1.300 convogli ferroviari, con l’evacuazione dell’intera popolazione dei villaggi nelle vicinanze, questo anche per fare posto a circa 150.000 “Sturmtruppen d’assalto”, furono inoltre realizzati appositi ricoveri perfettamente mimetizzati, detti “Stollen”, in grado di resistere ai tiri di interdizione dell’artiglieria francese prima che scattasse l’assalto da parte delle truppe tedesche, 34 battaglioni francesi contro 72 battaglioni tedeschi.
Il generale Langle de Cary decise di abbandonare la riva destra della Mosa ma il generale De Castelnau, vice-comandante di Joffre, si precipitò a Verdun e revocato l’ordine ordinò di difendere la riva destra, non solo un motivo psicologico impediva di abbandonare la città ma anche il timore di non riuscire ad effettuare una ritirata ordinata, che non si trasformasse in rotta.
Fort Douaumont il 25 febbraio e Fort Vaux il 27 giugno furono espugnati dai tedeschi , il 23 giugno anche il piccolo Fort Thiaumont venne catturato dai tedeschi e parzialmente ripreso dai francesi il successivo 25 giugno, in un alternarsi continuo nelle settimane successive, tra ottobre e novembre i due forti principali vennero rioccupati dai francesi nella loro controffensiva che terminò il 19 dicembre.
Pétain, nel momento in cui necessitava la capacità organizzativa per una valida difesa e non il tanto decantato Elan Vitale, sostituì a mezzanotte del 25 febbraio il demotivato Langle de Cary, al Gran Quartiere Generale era giunta nel frattempo la notizia della cattura di 25.000 prigionieri francesi e la perdita di 800 cannoni, Joffre chiese a Pétain di assumere immediatamente il comando.
Nell’assumere il comando ordinò immediatamente una serie di contrattacchi per rallentare l’avanzata tedesca, ma al contempo si rese conto che essendo una battaglia di mezzi occorreva riorganizzare la logistica, facendo affluire un flusso continuo di uomini e risorse.
Creò quindi la “Via Sacra” ( Voie Sacrée) al fine di collegare Verdun con il centro logistico e comando a Bar-Le-Duc posto a sud, non essendo la linea ferroviaria in grado di garantire più di 800 tonnellate di rifornimenti al giorno, il capitano Doumenc provvide ad allargare la strada esistente suddividendola in sei “cantoni” con a capo un responsabile per cantone al fine di mantenerla efficiente.
Si calcola che nei dieci mesi dello scontro sulla Via Sacra passò un camion ogni 14 secondi, con un utilizzo di 8.000 veicoli che assicurarono al fronte 500.000 tonnellate di materiali e 400.000 uomini, riportando nelle retrovie 200.000 feriti.
Von Falkenhayn il 30 marzo cercò di porre fine ai combattimenti non ritenendo più possibile raggiungere gli obbiettivi previsti , tuttavia ormai le grandi aspettative avevano preso il sopravvento nei Comando Imperiale, tanto che il Kronprinz insistette nel continuare l’offensiva.
Pétain previde anche un avvicendamento breve di pochi giorni per i fanti francesi (Poilus), cosa che coinvolse circa il 70% dell’esercito francese, riconoscendo il logoramento a cui erano sottoposti dalla ferocia della lotta in campo aperto senza adeguati rifugi.
Il 1° luglio, ristabilito il fronte, Pétain fu sostituito da Nivelle con l’intento di riprendere l’offensiva secondo la concezione dello “slancio vitale”, nel frattempo i tedeschi avevano subito notevoli perdite sia a Vardun che nella battaglia di alleggerimento ingaggiata dagli inglesi sulla Somme, i rincalzi non avevano l’esperienza delle truppe precedenti così che i francesi organizzarono una serie di offensive al comando di Mangin, soprannominato per la sua durezza “il macellaio”, che portarono ad ottobre alla ripresa del Fort Douaumont con 6.700 prigionieri tedeschi.
Dopo avere ripreso Fort Vaux a novembre, il 15 dicembre Nivelle organizzò un ultimo assalto con 8 divisioni, che fece arretrare il fronte tedesco di 5 Km con 9.000 prigionieri, nell’anno successivo nei primi mesi Nivelle riprese l’offensiva sul Chemin-des-Dames con esiti disastrosi, venne palesemente a galla l’usura dell’esercito francese, circostanze e violenze che possono ripetersi anche nel XXI Secolo.
A ricordo del nonno materno Raimondo Mattiuzzo, artigliere in Libia e nella Grande Guerra.
Bibliografia
Alessandro Gualtieri, Verdun 1916. Il fuoco, il sangue, il dovere, Mattioli 1885.
giovedì 10 ottobre 2024
Rivista QUADERNI N. 3 DEL 2024 Luglio Settembre 2024
Numero dedicato nella sua apertura alla Sentenza della Corte di Cassazione, terzo grado di giudizio, in merito alla vicenda di Redipuglia. Grazie a Laura Ferretti, avvocato e socia della Federazione Provinciale di Pordenone, è stato messo un punto fermo su andazzi che cozzano contro lo spirito statutario dell’Istituto. Come sottolineato nell’editoriale del Presidente, si invitano tutti i Soci dell’Istituto ad una riflessione su “che cosa fa e deve fare” l’Istituto del Nastro Azzurro”, anche con una lettura attenta della Sentenza della massima Corte di giudizio.
Approfondimenti dedica spazio alla vicende della Divisione “Emilia” ed ad un episodio della “battaglia in porto” della guerra marittima della Prima guerra mondiale con la ricostruzione dell’affondamento, da parte di sabotatori italiani al soldo degli austriaci, della corazzata “Leonardo da Vinci”. Dibattiti porta due contributi di “alumni” dei Master, uno dedicato alla triste vicenda della dittatura militare in Argentina degli anni ‘80 del secolo scorso, vicenda quando mai emblematica in tema di libertà e cultura e l’altro alle vicende a Polcenico (Pordenone) della formazione partigiana “Ciro Menotti”, così come Archivio porta il contributo della neolaureata Elda Franchi su un tema veramente originale: potere e violenza di Stato, con approfondimenti sui Laogai cinesi e la loro funzione. Nonostante la linea che questa rivista ha sempre adottato di non pubblicare articoli già pubblicati, si fa un eccezione, in Musei, Archivi e Biblioteche, con la pubblicazione di un contributo di Alessandro Gentili dedicato alla figura del Maggiore Infelisi ed al recupero della sua memoria. Nel centenario della morte di Giacomo Matteotti, due contributi, uno di ricostruzione della nota vicenda dell’assassinio politico, eccezione nella storia parlamentare italiana, di Alessia Biasiolo, mentre Stefano Bodini ci pone alla attenzione l’ultimo scritto edito di Giacomo Matteotti, che si spera pubblicare nei CESVAM Papers nella sua integrità, che riporta in diverse pagine le violenze che si perpetuarono nel 1924 nell’ambito del confronto politico del tempo, preludio alla dittatura.
Nella seconda parte della Rivista, Una Finestra sul mondo ci apre alla questione dei BRICS, mentre Geografia delle Prossime Sfide cii porta nel mondo latino-americano e e sue dinamiche di caoslandia e colpi di stato, nel caso in ispecie, la Bolivia; infine una scheda su le sanzioni che la UE ha imposto alla Russia in conseguenza alla aggressione alla Ucraina.
Nelle consuete rubriche, segnalato l’inizio dell’anno accademico universitario e l’attività che si programma per la maggiore diffusione, oltre l’approccio associativo ludico-rievocativo, dei Master con i risvolti non solo di diffusione culturale ma anche economico-finanziari; altra attività posto in evidenza, la ricerche, già inizia un anno fa, della individuazione di materiale materico afferente la Storia dell’Istituto del Nastro Azzurro. Infine il rinvio alle filiere attivate nella rete, che ampliano la capacità di diffusione del CESVAM, che vede in nuce lo studio di nuove iniziative.
Infine da segnalare la edizione del N.2 del 2024, (N. 32 della Rivista Aprile Giugno 2024) di QUADERNI in versione “elettronica” completa che è in corso a titolo gratuito nell’ambito della campagna di abbonamento 2024 - 2025
I Copertina: Fotografia del Sacrario Militare di Redipuglia
IV Copertina: Locandina Master in Politica Militare Comparata. Dal 1960 ad oggi
domenica 29 settembre 2024
giovedì 19 settembre 2024
Testo della sentenza della Corte di Cassazione. Redipuglia Vilipendio
Corte di Cassazione
Penale Sentenza Sezione. 3 Numero. 24271 Anno 2024
Presidente: RAMACCI LUCA Relatore: CORBETTA STEFANO
Data Udienza: 09/05/2024
SENTENZA
sui ricorsi proposti da Owusu Frimpong Emmanuel, nato a Udine il 06/11/1993 Piras Matteo Antonio, nato a Latisana il 21/07/1994 avverso la sentenza del 11/07/2023 della Corte di appello di Trieste visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso; udita la relazione svolta dal consigliere Stefano Corbetta; letta la requisitoria redatta ai sensi dell'art. 23 d.l. 28 ottobre 2020, n. 137, dal Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Pietro Molino, che ha concluso chiedendo il rigetto dei ricorsi; lette memoria e le conclusioni del difensore degli imputati, avv. Daniele Vidal del foro di Udine, che insiste per l'accoglimento dei ricorsi; lette la memoria e le conclusioni del difensore della parte civile Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare, avv. Laura Ferretti del foro di Pordenone, che chiede la conferma della sentenza impugnata, con condanna degli imputati al pagamento delle spese processuali, come da nota spese allegata.”
RITENUTO IN FATTO
1. Con l'impugnata sentenza, la Corte di appello di Trieste ha confermato la pronuncia emessa dal Tribunale di Gorizia all'esito di giudizio abbreviato e appellata dagli imputati, la quale aveva condannato Emmanuel Owusu Frimpong e Mattia Antonio Piras alla pena ritenuta di giustizia, condizionalmente sospesa subordinatamente alla corresponsione del risarcimento del danno liquidato in favore della costituita parte civile, in relazione al delitto di cui agli artt. 110, 408 cod. pen., perché, in concorso tra loro, in assenza di qualsivoglia autorizzazione, realizzando ed interpretando un video musicale che li ritraeva mentre erano intenti a ballare e a cantare una canzone dal titolo "CSI - Chi sbaglia paga" all'interno dell'area del Sacrario militare di Redipuglia, ed, in particolare, sopra i gradoni ove sono sepolti i resti dei soldati caduti nella prima guerra mondale, e, in seguito, pubblicandolo on line su un canale YouTube, vilipendevano le tombe e il luogo che è destinato a mantenere viva ed onorata la memoria dei militari caduti. 2. Avverso l'indicata sentenza, gli imputati, per il ministero del comune difensore di fiducia, con il medesimo atto hanno proposto ricorso per cassazione, deducendo: - con un primo motivo, la violazione dell'art. 606, comma 1, lett. b), cod. proc. pen. in relazione all'art. 408 cod. pen. per errata valutazione dell'elemento soggettivo, in quanto la Corte di merito non ha affatto motivato in ordine alla sussistenza del dolo, essendosi unicamente focalizzata sulla conclamata sacralità del luogo in cui si è tenuta la condotta, e considerando la finalità di espressione artistica - e non già offensiva - che ha animato gli imputati; - con un secondo motivo, la violazione dell'art. 606, comma 1, lett. b), cod. proc. pen. in relazione all'art. 408 cod. pen. per errata valutazione dell'elemento oggettivo, mancando una condotta di vilipendio, posto che i gli imputati si sono limitati a cantare una canzone, il cui contenuto, peraltro, non ha nulla di offensivo o di dispregiativo; - con un terzo motivo, la violazione dell'art. 606, comma 1, lett. e), cod. proc. pen. in relazione all'art. 408 cod. pen., avendo la Corte d'appello fondato l'affermazione della penale responsabilità su elementi inconferenti, quali il pericolo di emulazione e la mancanza di autorizzazione alle riprese; - con un quarto motivo, l'illogicità della motivazione in relazione al diniego delle circostanze attenuanti generiche, trattandosi di soggetti incensurati e non avendo la Corte di merito valutato la condotta dell'imputato Owusu, il quale, in seguito, sui canali sodali, ha manifestato le proprie scuse;
- con un quinto motivo, la mancata esclusione della parte civile Associazione del Nastro Azzurro, la quale non ha alcuna specifica finalità connessa con il sacrario di Redipuglia, né con la memoria dei caduti, e l'abnormità della quantificazione del risarcimento del danno, che non è sorretta da alcuna motivazione. CONSIDERATO IN DIRITTO 1. I ricorsi sono, nel complesso, infondati. 2. Cominciando dal secondo e dal terzo motivo - che rivestono priorità logica essendo diretti a contestare la sussistenza dell'elemento oggettivo del reato - gli stessi sono infondati. 3. Il bene tutelato dalle fattispecie delittuose racchiuse nel Capo II del Titolo IV del Libro II del codice penale - ove è collocato l'art. 408 cod. pen. - va individuato, come chiaramente emerge dalla stessa intitolazione della rubrica, nella "pietà dei defunti", da intendersi nel senso di pietas: locuzione che designa quel diffuso e sentimento, individuale e collettivo, il quale si manifesta nel rispetto tributato ai defunti ed alle cose destinate al loro culto nei cimiteri e nei luoghi di sepoltura. La pietas per i defunti, in particolare, è un sentimento che attiene all'essere umano in quanto tale anche quando ha cessato di vivere, come proiezione ultraesistenziale della persona, e ciò indipendentemente dall'adesione a un particolare credo religioso, come, del resto, lascia chiaramente intendere la suddivisione dei Capi contenuti in questo Titolo, che distingue, appunto, i "Delitti contro le confessioni religiose" - rubrica introdotta dall'art. 10, comma 2, I. 24 febbraio 2006, n. 85, che ha sostituto la precedente "Delitti contro la religione dello Stato e dei culti ammessi" - dai "Delitti contro la pietà dei defunti". Se l'intero Capo ruota attorno al medesimo bene giuridico, emerge una partizione interna tra le prime incriminazioni (artt. 407 - 409 cod. pen.), il cui oggetto materiale è legato al culto dei defunti ed al sentimento di pietà che esso suscita, e le fattispecie successive (artt. 410-413 cod. pen.), poste a salvaguardia delle spoglie mortali e, quindi, del medesimo sentimento che le stesse evocano. In particolare, la condotta di vilipendio punita dall'art. 408 cod. pen. - che deve avvenire «in cimiteri o altri luoghi di sepoltura» - ha ad oggetto «tombe, sepolcri o urne», oppure «cose destinate al culto dei defunti», quali croci, cappelle, immagini, lampade, fiori e tutti gli oggetti finalizzati alla memoria del defunto, ovvero cose destinate «a difesa o ad ornamento dei cimiteri», come muri, porte, monumenti, piante dei viali.
Di conseguenza, oggetto specifico della tutela apprestata dall'art. 408 cod. pen. è quel profilo della pietà dei defunti, che si declina attraverso il rispetto della sacralità del luogo di sepoltura e delle cose mortuarie destinate al ricordo dei defunti. 4. L'elemento oggettivo del reato consiste in un'azione di "vilipendio", termine che compare in diverse disposizioni codicistiche di parte speciale - specie tra i delitti contro la personalità interna dello Stato (artt. 290, 291, 292), oltre che, appunto, tra i delitti raggruppati nel Titolo IV (oltre all'art. 402, dichiarato costituzionalmente illegittimo con sentenza n. 508 del 2000, gli artt. 403, 404 e 410)- , di cui però la legge non offre, in nessuna disposizione, la nozione. Come suggerito dalla Corte costituzionale con riferimento alla fattispecie prevista dall'art. 290 cod. pen., il termine "vilipendio" va inteso "secondo la comune accezione del termine", e "consiste nel tenere a vile", il che significa, con riferimento al delitto di vilipendio della Repubblica, "ricusare qualsiasi valore etico o sociale o politico all'entità contro cui la manifestazione è diretta sì da negarle ogni prestigio, rispetto, fiducia, in modo idoneo a indurre i destinatari della manifestazione (sent. n. 20 del 1974). Se, dunque, il vilipendio deve essere inteso nel suo significato letterale, le fattispecie che lo prevedono come elemento costitutivo del fatto sono delineate come reati a forma libera, stante la molteplicità di condotte attraverso cui può manifestarsi il sentimento di disprezzo, scherno o dileggio, cambiando unicamente, a seconda delle diverse disposizioni incriminatrici, l'oggetto su cui deve incidere la condotta di vilipendio.
5. Con specifico riguardo al delitto qui al vaglio, come questa Corte ha già avuto modo di rilevare, rientra certamente nell'ambito di operatività della fattispecie di cui all'art. 408 cod. pen. il compimento di atti di disprezzo su cose deposte nei luoghi destinati a dimora dei defunti ed aventi la funzione di evocare il sentimento di pietà nei loro confronti che rechino danno alle stesse, le lordino o vi imprimano segni grafici vilipendiosi ovvero ne comportino la rimozione, anche parziale, con eventuale sostituzione con altre diverse per significato, origine e rilevanza sociale (Sez. 3, n. 43093 del 30/09/2021, Albertario, Rv. 282298-01; Sez. 3 n. 4038, del 29/03/1985, Moraschi, Rv. 168901). Inoltre, come si desume dalla locuzione impiegata nell'art. 408 cod. pen. - la quale incrimina il vilipendio "di", e non "su", tombe, sepolcri o urne, cose destinate al culto dei defunti, ovvero a difesa o ad ornamento dei cimiteri - assumono penale rilevanza anche semplici espressioni verbali o comportamenti che non ricadano sulla cosa in modo tale da produrne una modificazione esteriore visibile, purché,ovviamente, meritino l'appellativo di "vilipendio", ossia esprimano disprezzo o profanazione verso le cose poste nei luoghi di sepoltura indicate dalla norma.
6. Va doverosamente precisato che spetta al giudice il compito di uniformare la previsione astratta di reato al principio di offensività: esigenza tanto più avvertita quanto più la condotta punibile sia individuata dal legislatore mediante l'impiego di termini aventi un'ampia latitudine semantica, quale certamente è il "vilipendio". Come costantemente predicato dalla Corte costituzionale, il principio di offensività - la cui matrice costituzionale è ricavabile dall'art. 25, secondo comma, Cost. (sentenza n. 211 del 2022), in una lettura sistematica cui fa da sfondo l'«insieme dei valori connessi alla dignità umana» (sentenze n. 225 del 2008 e n. 263 del 2000) - opera su due piani distinti: da un lato (offensività "in astratto"), come precetto rivolto al legislatore, il quale non può sottoporre a pena fatti che, nella loro configurazione astratta, non esprimano un contenuto offensivo di beni o interessi ritenuti meritevoli di protezione; dall'altro (offensività "in concreto"), come criterio interpretativo-applicativo affidato al giudice, il quale, nella verifica della riconducibilità della singola fattispecie concreta al paradigma punitivo astratto, deve escludere dall'area del penalmente rilevante quei fatti che, sebbene formalmente conformi al tipo legale, in concreto si rilevino inidonei a ledere o a mettere in pericolo il bene tutelato (cfr., ex multis, sentenze n. 139 del 2023, n. 211 del 2022, n. 278 e n. 141 del 2019, n. 109 del 2016, n. 265 del 2005, n. 263 del 2000 e n. 360 del 1995). Di conseguenza, come affermato la Corte costituzionale, «il compito di uniformare la figura criminosa al principio di offensività nella concretezza applicativa resta affidato al giudice ordinario, nell'esercizio del proprio potere ermeneutico (offensività "in concreto"). Esso - rimanendo impegnato ad una lettura "teleologicamente orientata" degli elementi di fattispecie, tanto più attenta quanto più le formule verbali impiegate dal legislatore appaiano, in sé, anodine o polisense - dovrà segnatamente evitare che l'area di operatività dell'incriminazione si espanda a condotte prive di un'apprezzabile potenzialità lesiva» (sentenza n. 225 del 2008). Nella ricognizione, nel singolo caso, del "vilipendio" penalmente rilevante ai sensi dell'art. 408 cod. pen., il giudice deve perciò valutare la condotta con riferimento al bene giuridico tutelato dalla norma, come sopra definito, e accertare che i gesti o le espressioni, anche se non diretti immediatamente contro le res contemplate dalla norma, producano, in concreto, la lesione del rispetto del luogo di sepoltura e delle cose mortuarie, e, quindi, del senso di pietà ispirato dal ricordo del defunto che necessariamente ad esso consegue.
7. Venendo al caso in esame, la Corte di merito ha fatto corretta applicazione dei principi indicati, avendo ravvisato il "vilipendio" di tombe nel fatto — insindacabilmente accertato nel giudizio di merito - che due imputati aveva posto in essere un ballo a ritmo di rap sopra le tombe di centomila caduti di guerra, che trovano la loro collocazione funeraria nel sacrario di Redipuglia. Si tratta, all'evidenza, di una condotta che, anche in relazione alla specificità del luogo, avente natura di monumento nazionale della Grande Guerra, appare chiaramente e inequivocabilmente espressiva di un sentimento di disprezzo di quel luogo di sepoltura, concretamente lesivo del senso di pietà ispirato dal ricordo delle migliaia di soldati caduti in guerra, le cui spoglie ivi riposano.
8. In conclusione, deve perciò ritenersi che integra il delitto di cui all'art. 408 cod. pen. lacondotta di chi, all'interno di un sacrario militare monumentale, pone in essere un ballo a ritmo di rap sopra le tombe dei caduti cantando una canzone al fine di realizzare ed interpretare un video musicale poi diffuso attraverso Internet.
9. Il primo motivo è parimenti infondato.
9.1. Si rammenta che, come condivisibilmente affermato da questa Sezione, il reato di vilipendio delle tombe di cui all'art. 408 cod. pen. è punito a titolo di dolo generico, sicché basta la coscienza e volontà del vilipendio stesso insieme con la consapevolezza del particolare carattere del luogo richiesto dalla norma, quale cimitero o altro luogo di sepoltura, essendo pertanto irrilevante il movente dell'azione, né essendo necessaria l'intenzione di offendere la memoria di un determinato defunto (Sez. 3, n. 43093 del 30/09/2021, Albertario, Rv. 282298-02), e la circostanza che la condotta sia avvenuta non per arrecare offesa al defunto, ma alla persona che aveva fatto sistemare la tomba per onorarlo e ricordarlo (Sez. 3 n. 4038, del 29/03/1985, Moraschi, cit.). Invero, nella descrizione del fatto oggetto di incriminazione non compaiono segni linguistici che denotano il dolo specifico ("al fine di", "allo scopo di"), di talché la finalità perseguita dall'agente risulta del tutto ininfluente ai fini della sussistenza del reato, così come irrilevante è il movente dell'azione, che rimane confinato nella sfera interiore dell'agente e che può rilevare ex art. 133, comma 2, n. 1 cod. pen. Oltre a ciò, l'agente deve rappresentarsi che l'azione di vilipendio sulle res indicate dalla norma avviene «in cimiteri o altri luoghi di sepoltura», come espressamente prevede il testo dell'art. 408 cod. pen.
9.2. Facendo corretta applicazione del principio ora richiamato, la Corte di merito, con una motivazione che certamente non può dirsi manifestamente illogica, ha ravvisato il dolo, evidenziando che il contesto di particolare solennità del monumento, ricco di riferimenti storici ai fatti per i quali è stato istituito, non consente di ipotizzare che i due imputati potessero ignorare che ivi riposano migliaia di salme, alla cui memoria, appunto, è stato edificato il sacrario, e, dunque, che non avessero consapevolezza di trovarsi in un luogo di sepoltura, e del fatto che l'azione dagli stessi compiuta - ossia il ballare a ritmo di rap - era posta in essere sulle tombe dei soldati, a nulla rilevando l'asserita finalità di espressione artistica che avrebbe animato gli imputati. 10. Il quarto motivo è inammissibile. La Corte di merito ha motivatamente escluso i presupposti integranti i presupposti delle circostanze attenuanti ex art. 62-bis cod. pen., non ravvisando, nel caso concreto, alcun elemento tale da giustificare una mitigazione della pena, in ciò facendo corretta applicazione del principio, qui da confermare, secondo cui l'applicazione delle circostanze in esame non costituisce un diritto conseguente all'assenza di elementi negativi connotanti la personalità del soggetto, ma richiede elementi di segno positivo, dalla cui assenza legittimamente deriva il diniego di concessione delle stesse (Sez. 3, n. 24128 del 18/03/2021, De Crescenzo, Rv. 281590). Sul punto, il motivo è, oltretutto, generico, in quanto, per un verso, l'incensuratezza, per espresso dettato normativo, non può da sola giustificare l'applicazione delle attenuanti in esame, e, per altro verso, la circostanza che l'imputato avrebbe manifestato delle scuse tramite i canali social è smentito da quanto emerge dalla sentenza (cfr. p. 7), secondo cui, invece, gli imputati non hanno mostrato alcun segno di resipiscenza per l'accaduto, esprimendo, in più occasioni, la scarsa consapevolezza delle loro azioni.
Il quinto motivo (ricorso contro la costituzione dell’Istituto del Nastro azzurro a costituirsi parte civile) è inammissibile. Invero, premesso che non risulta - né i ricorrenti l'hanno anche solo allegato - che, con l'atto di appello, era stata impugnata l'ordinanza di ammissione di costituzione di parte civile, in ogni caso la Corte di merito ha evidenziato che lo statuto dell'Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare, eretto in Ente Morale con R.D. 31 maggio 1928, n. 1308, riporta, tra le finalità proprie dell'ente, la tutela delle virtù militari italiane, dell'amore per la Patria e la sensibilizzazione della coscienza dei doveri verso la Patria delle giovani generazioni, e, nell'ambito di tali scopi, rientra certamente la tutela del ricordo dei caduti per la Patria, oltre che il rispetto dei luoghi in cui sono sepolti i militari caduti per la Patria stessa.”
Quanto, infine, alla contestazione del quantum del danno, la Corte di merito, con una valutazione di fatto certamente non illogica, né arbitraria, ha ribadito la congruità dell'importo liquidato dal Tribunale sulla base sia dei connotati di grave offensività della condotta, realizzata all'interno di un momento storico nazionale, sia del fatto che il video, ritraente l'azione vilipendiosa, è stato poi diffuso sul web e così proposto a un numero illimitato di persone, con il rischio di condotte di emulazione. In ogni caso, i ricorrenti deducono censure di contenuto fattuale e, comunque, generiche, che, quindi, non possono trovare ingresso nel giudizio di legittimità 12.
Al rigetto dei ricorsi consegue, come per legge, la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese del procedimento, nonché delle spese in favore della parte civile, che liquida in complessivi 3.686,00 euro, oltre oneri di legge.
P.Q.M.
Rigetta i ricorsi e condanna i ricorrenti al pagamento delle spese processuali.
Condanna, inoltre, gli imputati alla rifusione delle spese in favore della parte civile, che liquida in complessivi 3.686,00 euro, oltre oneri di legge. Così deciso il 09/05/2024.
lunedì 9 settembre 2024
INFOCESVAM N. 4 DEL 2024 lUGLIO sETTEMBRE 2024
INFOCESVAM
BOLLETTINO NOTIZIE DEL CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE
centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org
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ANNO XI, 55/56, N. 4, Luglio -Settembre 2024, 1 settembre 2024
XI/4/876 La decodificazione di questi numeri è la seguente: XI anno di edizione, 4 il bimestre di edizione di INFOCESVAM, 876 il numero della comunicazione dal numero 1 ad oggi. Il presente Bollettino svolge anche la funzione di informazione “erga omnes” dello stato, sviluppo e realizzazione dei Progetti dell’Istituto del Nastro Azzurro. Inoltre dal gennaio 2023 ha assunto anche la funzione di aggiornamento delle attività di implementazione dell’Archivio Digitale Albo d’Oro Nazionale Dei Decorati al Valor Militare Italiani e Stranieri dal 1793 ad oggi, con la pubblicazione di un ANNESSO. L’ultima indicazione aggiorna o annulla la precedente riguardante lo stesso argomento. Anche questo numero è principalmente dedicato alle attività connesse con il Progetto 2023/Divulgazione e Testimonianza dei Valori del Nastro Azzurro nei confronti delle Scuole, Istituto di Formazione ed Università degli Studi e della realizzazione dei volumi dedicati alla data centenaria del 2023.
XI/4/877 – Da 1 gennaio 2024 la pubblicazione dell’ANNESSO dedicato allo stato di sviluppo dell’Albo d’Oro Nazionale dei Decorati Italiani e Stranieri dal 1793 ad oggi, da cadenza bimestrale passa a cadenza mensile, dato il numero di comunicazioni e note da pubblicare. Alla data del 1 maggio 2024 sono stati pubblicati i primi quattro numero del 2024. Il numero 5 (maggio 2024) e il n. 6 (giugno 2024) mentre i numeri di luglio ed agosto non sono stati divulgati fino alla data del 30 luglio in quanto vi era solo la situazione relativa agli inserimenti.
XI/4/878 – Il numero di questo Bollettino è dedicato alla divulgazione delle edizioni a stampa ed informatiche del CESVAM riportando i dati statistici relativi. Come noto i blog sono attivi dal 2008 e riportano in media ciascuno oltre 500 post. Pertanto rappresentato anche una fonte di archivio da poter utilizzare per ricerche, tesi di laurea e riferimenti. Email:centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org
XI/4/879 - Storico. Blog sulla Grande Guerra. Dedicato alle tematiche del primo conflitto mondiale. Riferimento del Dizionario minimo della Grande Guerra 12. vol. Contatti: Luglio 6, Agosto 28 (Totali 2148). www.lagrandeguerra.blogspot.com
XI/4/880. Incontro. Il 13 luglio 2024 a Castelferretti, presso l’Auditorium “O. Fallaci” si è tenuto un incontro, in sinergia con l’Associazione Pro Castelferretti, presieduta da Marina Fiorani, sul tema “80° Passaggio del Fronte 1944 -2024”. Hanno parlato Massimo Coltrinari, Giovanni Riccardo Baldelli, Claudio Fiori, MAVM, e Marco Barletta. Nell’occasione è stata illustrata l’attività del CESVAM e quella dell’Istituto del Nastro Azzurro.
XI/4/881 Aggiornamento Contributi Master. Geostrategico. Argomenti di carattere generale, grande strategia e approcci complessi di politica militare. Contatti: Luglio 1830, Agosto 371 (Totali 44600). www.geostrategico.blogspot.com
XI/4/882 Divulgazione. Blog di Uniformologia. Argomenti relativi al costume militare. Contatti: Luglio 1496, Agosto 503 (Totali 113.762). www.uniformologia.blogspot.com
XI/4/883 - Aggiornamento Contributi Master. Asia Argomenti di carattere generale, riguardanti le tematiche asiatiche e argomenti di politica militare della Cina e dell’India e delle varie potenze regionali e minori. Contatti: Luglio 1392, Agosto 394 (Totali 45791). www.atlanteasia.blogspot.com
XI/4/884 La sessione di Laurea invernale per i Master di 1° livello si terrà presumibilmente nella ultima settimana di novembre 2024. Consegna della tesi entro la metà di ottobre 2024. Per ogni chiarimento o delucidazione contattare l’Ufficio Master della Università.
XI/4/855 - QUADERNI ON LINE, espressione in rete della rivista QUADERNI, edizione a stampa, ospitata su www.valoremilitare.blogspot.com. Alla data del 30 agosto 2024 i contatti totali sono stati 185957 (al 29 febbraio 2008 erano 163955 dall’apertura del blog), quelli dell’ultimo mese, sono 3390 (mese di luglio 5853)
XI/4/886 - Aggiornamento Contributi Master. Geostrategico. Argomenti di carattere generale, grande strategia e approcci complessi di politica militare. Contatti Luglio 1830, Agosto 371 (Totali 44600). www.atlantegeostrategico.blogspot.com
XI/4/887 - Grazie alla collaborazione di Diego Dall’Acqua d’Industria è stato posto in essere uno studio per la edizione E PUB (Elettronic Pubblication) delle edizioni del CESVAM. Primo esperimento in corso. Edizione E PUB del N: 1 del CESVAM Papers (Gennaio Febbraio 2019) dedicato al metodo Storico. Edizione pronta per il mese di settembre
XI/4/888 - Divulgazione. Blog Storia Militare. Argomenti di storia militare contemporanea. Contatti: Luglio 2472, Agosto 1053 (Totali 111.341). www.storiamilitare.blogspot.com
XI/4/889 - Aggiornamento Contributi Master. Medio Oriente. Conflitto israelo-palestinese, dinamiche e ruolo dei grandi attori internazionali nell’area; politica militare italiana e presenza nazionale. Carte. Contatti: Luglio 1399, Agosto 213 (Totali 19712). www.atlantemediooriente.blogspot.com
XI/4/890 Aggiornamento Contributi Master. Europa Argomenti di carattere generale, problematiche unitarie e tematiche inerenti al contesto europeo. Contatti Luglio 1922, Agosto 388 (Totali 33512). www.europaatlante.blogspot.com
XI/4/891 Divulgazione. Blog Studenti e Cultori. Dedicato agli ex frequentatori dei master (Alumni) Contatti: Luglio 1517, Agosto 438 (Totali 73424). www.studentiecultori.blogspot.com
XI/4/892 Aggiornamento Contributi Master. Oceania Argomenti di carattere generale, grande strategia e approcci militari dell’area dell’indopacifico ed australe. Contatti Luglio 700, Agosto 175 (Totali 19160). www.atlanteoceania.blogspot.com
XI/4/893 Aggiornamento Contributi Master. Italia Argomenti di carattere generale, sulle problematiche generali e risvolti di politica militare italiana. Carte. Contatti Luglio 54, Agosto 52 (Totali 3341). www.atlanteitalia.blogspot.com
XI/4/894 - Aggiornamento Contributi Master. Americhe. Argomenti di carattere generale del Caraibe, America latina e politica degli Usa, Relazioni con il resto del mondo in chiave di politica militare. Contatti: Luglio 3143, Agosto 396 (Totali 44600). www.atlanteameerica.blogspot.com
XI/4/895 Divulgazione. Blog Seniores IASD. Sinergia con gli ex frequentatori IASD e ISSMI in tema di formazione e ricerca. Formazione e Didattica. Contatti Luglio 1560, Agosto 495 (Totali 57638). www.senioresiasd.blogspot.com
XI/4/896 Per mancanza di spazio gli Aggiornamenti di Terre Polari, e i riferimenti dei blog storici sono inviati al prossimo numero, come, peraltro, i dati dell’analisi parametrale ed indicatori di sistema elaborati in questo trimestre
XI/4/897 - Aggiornamento Contributi Master. Africa. Argomenti di carattere generale riferenti al continente, conflitti e situazioni generali dei 53 stati africani. Analisi di politica militare e delle attività dei grandi attori esterni. Contatti Luglio 1147, Agosto 277 (Totali 31882). www.atlanteafrica.blogspot.com
XI/4/898 Divulgazione. Blog Club Ufficiali Marchigiani. Sinergia per la storia militare la formazione e la militarità. Contatti_ Luglio 382, Agosto 90 (Totali 111.341). www.cluufficialimarchigiani.blogspot.com
XI/4/899 Rivista QUADERNI. Edizione E.PUB/PDF n. 2 del 2024 n.32° della Rivista (Aprile - Giugno 2024) con copertina di colore azzurro. Tale edizione è stata inviata tramite la Main List Comparata che conta alla data del 30 agosto 2024 500 email. Informazioni presso la Segreteria Generale (email: segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org). Telefono 06 4402676.
XI/4/900. - Prossimo INFOCESVAM (settembre - ottobre) sarà pubblicato il 1 novembre 2024. I precedenti numeri di INFOCESVAM (dal gennaio 2020) sono pubblicati su www.cesvam.org e sul sito dell’Istituto del Nastro Azzurro/ comparto CESVAM. E sui vari blog sia storici e che geografici.
(a cura di Massimo Coltrinari)
venerdì 30 agosto 2024
A proposito di Vittoria Mutilata. Una sconfitta tutta italiana
La capacita tutta italiana di sposrare la colpa su altri invece di affrontare la questione con un attento esameautocritico, porta alla creazione dei falsi miti autogiustificativi. E’ il caso della Vittoria Mutilata. Le Granti potenze. Sopratutto la Francia ci hanno negato i frutti della vittoria non riconoscendo la nostra sovranità su Fiume e la Dalmazia ai danni della Serbia, ovvero della Jugoslavia.
Certamente la Francia all’indomani della Vittoria adottò una politiche che pose le basi della sua sconfitta nel 1940, non fu certo comprensiva alle aspirazioni italiane e questo va messo in bilancio.
Ma la vera ragione per cui non ottenemmo nulla a Wersailles alla conferenza di pace fu la sprovvedutezza e la miopia dei nostri rappresentanti politici, in particolare Vittorio Emanuele Orlando e Sidney Sonnino. Per la prima volta, come abbiamo scritto nei post precedenti, l’Italia era ammessa al cerchi magico delle Potenze Mondiali e sul tappeto vi erano problemi di ordine mondiale. Un approccio planetario, di grande respiro, lasciando in secondo piano la questione di Fiume e della Dalmazia, avrebbe dato prestigio e considerazione all’Italia. Conseguentemente avrebbe ottenuto qualche cosa in più in termini di risarcimento dei danni di guerra, nella ripartizione delle colonie ex tedesche, di concessioni e agevolazioni su aree di ricerca per il petrolio ed altre materie strategiche. Conquista la fiducia di Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti, si poteva affrontare la questione di Fiume e della Dalmazia. L’atteggiamento adottato dai nostri rappresentanti, non sorretti da un apparato diplomatico degno di questo nome portò ad una contrapposizione sterile, che sfociò nella poco dignitosa e sterile decisione di abbandonare la Conferenza, per poi ritornarci per sentirci dire che cosa gli altri avevano deciso.
La Vittoria Mutilata di dannunziana memoria è la sconfitta politico-diplomatica frutto di politici non all’altezza della situazione e di un apparato diplomatico insufficiente. Vinta la guerra, fu persa la pace, con tutte le conseguenze negative che si ebbero.
lunedì 19 agosto 2024
Vinta la Guerra, a Parigi si perse la Pace 1919
L’Italia e la Conferenza di Wersailles: L’obiettivo strategico ignorato
Le potenze vincitrici della prima Guerra mondiale sono sostanzialmente quattro: la Francia, la Gran Bretagna gli Stati Unti e l’Italia. Teoricamente alla Conferenza per la pace indetta a Wersailles partecipavano tutte e quattro su un piano di parità. Dovevano decidere come riorganizzare il sistema mondo ridisegnando i nuovi equilibri, modificando quelli che erano stati disegnati nel 1815 a Vienna dopo la sconfitta napoleonica.
L’Italia ebbe la sua grande occasione storica di dimostrare di essere una Grande Potenza.
In realtà l’Italia in termini di requisiti per essere definita tale, ne aveva uno solo: la popolazione, ovvero la forza lavoro produttiva. Militarmente aveva una industria ipersviluppata per via della partecipazione alla Grande Guerra, ma sul piano politico le altre potenze avevano sempre considerato il fronte italiano un fronte secondario, e per giunta la condotta italiana non certo brillante avendo avuto fasi alterne e in certi momenti anche tragiche. Sil piano industriale generale, compresa l’industria degli armamenti, agli aspetti positivi si contrapponeva il grave problema della totale dipendenza dai capitali statunitensi, sia per i crediti esistenti che per la sussistenza generale, come ad esempio la importazione di grano di cui l’Italia era totalmente dipendente dall’estero. L’approvigionamento delle materie prime strategiche era tale che l’Italia dipendenva dai mercati internazionali e da un mondo che era uscito sconvolto dalla prima guerra mondiale. Ovvero non aveva certezza lacuna. Da un momento all’altro l’Italia poteva crollare e finire nel caos senza che potesse opporre qualsiasi azione. Alla Confrenza di Wersailles questo era noto a tutti, meno che ai nostri rappresentanti sia politici che diplomatici che invece si sentivano i padroni del mondo, al centro di ogni decisione globale.1 Il vero obiettivo che dovevano perseguire era quello di avere un area da dove attingere le materie strategiche primarie per tenere in piedi l’industria nazionale e dare quindi stabilità ad una economia che era sempre sull’orlo del fallimento.
Sopratutto petrolio e carbone dovevano essere approvvigionati da aree sotto il controllo diretto italiano, in qualsiasi parte del mondo. Non avendo chiaro questo obiettivo strategico primario, i nostri rappresentanti andarono a Wersailles perseguendo obiettivi secondari, perdendo ogni credibilità e peso specifico e avviandosi ad una sconfitta diplomatica che fu la genesi di tante amare tragedie del primo dopoguerra
1Wenster R.A., Una speranza rinviata. L’espansione industriale italiana ed il problema del petrolio dopo la prima guerra mondiale, in Storia contemporanea, Anno XI, Aprile 1980, n. 2 . Bologna, Società Editrice Il Mulino, 1980, pag219 e segg.





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