venerdì 31 maggio 2024

Rivista QUADERNI n. 1 del 2024, Anno LXXXV, Supplemento XXXII, 2024, n 1, 31° della Rivista, Gennaio - Marzo 2024


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con post in data 4 luglio 2024




 

venerdì 10 maggio 2024

SECONDA BATTAGLIA DELL'ISONZO (18 luglio – 10 agosto) ED OPERAZIONI CONTRO PLEZZO E TOLMINO (14 agosto – 30 settembre)

 


Con la I° battaglia dell'Isonzo si era raggiunto il risultato di stringere da presso, anche sulla fronte sud (S. Michele), le difese del campo trincerato di Gorizia e di porre piede sul margine occidentale dell'Altipiano Carsico. I capisaldi della linea nemica sulla fronte Giulia rimanevano sempre la piazza forte di Tolmino ed il campo trincerato di Gorizia, e contro di essi il Comando Supremo diresse gli sforzi anche nella seconda battaglia dell'Isonzo. La 2° Armata, infatti, doveva coi gruppi alpini A e B del IV Corpo attaccare anzitutto lo Smogar ed il Lemez, mentre sulla rimanente fronte della piazza forte di Tolmino e su quella del campo trincerato di Gorizia il resto del IV, il II e il VI Corpo dovevano continuare l'attacco metodico, intensificandolo con azione offensivo-dimostrativo di artiglieria e fanteria. La 3° Armata, comandata da S. A. R. il Duca d'Aosta doveva coll'XI Corpo (S. E. Cigliana) impossessarsi del S. Michele; col X (S. E. Grandi) e VII Corpo (S. E. Garioni) raggiungere sull'altipiano Carsico il margine tattico (Bosco Cappuccio, Altipiano di Doberdò, M. Sei Busi, M. Cosich), in modo da assicurare una base di spiegamento alle fanterie ed alle artiglierie per l'ulteriore azione contro il S. Michele, al quale l'XI Corpo doveva giungere, con azione convergente, dalla dorsale che andava da Castelnuovo a S. Martino del Carso.

Il nemico, prevedendo la minaccia che dal M. Nero poteva delinearsi contro l'ala nord della 5° Armata, schierata sulla fronte che dalla colleta del M. Nero giungeva sino al mare, aveva alacremente lavorato per fortificare le due collette di M. Nero e di Luznica, portandovi su 10 pezzi da montagna, 2 piccoli calibri di marina e tre pezzi pesanti, che dovevano sostenere la fanteria, forte di circa 4 battaglioni.

Sulla rimanente fronte Giulia la 5° Armata austriaca, come risulta da una situazione ufficiale austriaca, aveva in linea 133.000 fucili e 438 pezzi.

La battaglia ebbe inizio il 18 luglio e fu più accanita là dove si voleva conseguire l'obbiettivo più importante (S. Michele) e cioè sulla fronte della 3° Armata, forte di 3 Corpi d'armata, coadiuvati da 34 batterie pesanti, comprese quelle schierate contro la testa di ponte di Gorizia.

La 2° battaglia dell'Isonzo fu combattuta dalle truppe della 2° e 3° Armata con ammirevole valore. I vantaggi territoriali furono scarsi, data la forte organizzazione nemica, protetta da numerose artiglierie, che evitavano di esporsi ad un duello con le nostre, per fulminare poi le ondate di attacco, non appena queste lasciavano le trincee, e per concentrare il fuoco sulle posizioni raggiunte dai nostri fanti.

Gravi furono, però, le perdite da noi inflitte agli austriaci, i quali ebbero sulla fronte della 5° Armata, dalla metà di luglio alla metà di agosto, 51 mila uomini fuori combattimento fra morti, feriti, dispersi ed ammalati, di cui 1600 ufficiali. Dall'inizio delle ostilità sulla fronte Giulia, i prigionieri austriaci ammontavano già, a tutto settembre, a 15.000 uomini con circa 200 ufficiali.

 

ATTACCO SUL S. MICHELE ED A CASTELNUOVO

 

L'XI Corpo, combattendo con estremo vigore, riuscì fin dai primissimi giorni dell'offensiva ad espugnare il poggio di quota 170 (falde nord-occidentali del San Michele), il margine occidentale del bosco Cappuccio e le forti ridotte di Castelnuovo; il giorno 21, poi, attaccava decisamente e raggiungeva la sommità del M. S. Michele, ma un contrattacco nemico, preceduto da violento fuoco di artiglieria, ci ricacciava, all'alba del 22, dalla contesa vetta. Egual sorte ebbe l'attacco sferrato dalla brigata Bari (generale Amadei), il 26 luglio. Sulla fronte di Castelnuovo, l'ala destra dell'XI Corpo e il X Corpo lottarono contro le molteplici trincee che il nemico vi aveva costruite, riuscendo ad avicinarsi alla linea principale nemica, che partendo da San Martino seguiva il ciglio tattico dell'altipiano Carsico, ad ovest di Doberdò.