Il forzamento di Pola con il barchino "Grillo" (14 maggio
1918)
Il rapporto del comandante Pellegrini, che, essendo rimasto prigioniero, non
potè farlo pervenire in Italia se non molto tempo dopo l'impresa così recita:
"Missione
del Grillo" nella notte dal 13 al 14 maggio 1918.
"Mi
pregio riferire alla E. V. quanto segue circa il tentativo fatto col
galleggiante speciale "Grillo" nelle prime ore del 14 maggio per
penetrare nel porto di Pola e silurarvi una nave nemica.
"Lasciato
libero dal capitano di vascello Ciano Costanzo, alle 02,20 circa, a metà della
congiungente Punta Peneda – Capo Compare, avendo già approntati i siluri per il
lancio e tenendo l'equipaggio sdraiato in coperta ho proseguito navigando alla
massima velocità dirigendo per Greco in modo da avvicinarmi, come da
istruzioni, all'isola di S. Girolamo. Durante questa rotta sono stato
illuminato diverse volte dal proiettore di Capo Compare e di queste accensioni
ho approfittato per giudicare, rilevandolo, della mia posizione. Ho cambiato
rotta dirigendo per scirocco e messo alla minima velocità (per non far rumore)
quando per la vicinanza all'isola di S. Girolamo ho giudicato di essere sul
punto dal quale sarei andato ad incontrare normalmente il primo gruppo delle
ostruzioni del porto in prossimità della loro parte mediana.
"Durante
quest'ultima rotta che ho compiuta, senza che venisse acceso nessun proiettore,
e col cielo, contrariamente a quello che era stato fno a poco tempo prima,
completamente rasserenato, ho avvistata l'estremità del molo e Punta Cristo
(che mi ha dato modo di controllare che la rotta che seguivo era quella che
volevo io) e poco prima di essere sulle ostruzioni un galleggiante che ho
giudicato essere ilguardaporto. Ho constatato che esso era ormeggiato
parallelamente alle ostruzioni e ad un centinaio di metri circa dal molo. Non
distinguendolo io nitidamente ed essendomi poco dopo apparsa la prima
ostruzione, non ho deviato dalla mia rotta sia per la speranza, essendo io più
piccolo, di non essere visto, sia perchè se avessi accostato a sinistra (come
avrei dovuto fare per allontanarmi) avrei dovuto mettermi quasi normalmente a
lui con maggiore probabilità di essere scorto.
"Ho
fatto passare il fuochista scelto Corrias Giuseppe dal centro a poppavia per la
manovra del timone che avrebbe fatta insieme al 2° capo silurista Milani
Antonio. Questi si trovava già a poppa perchè incaricato durante
l'avvicinamento alle ostruzioni di coprire il boccaporto entro il quale mi
chinavo per manovrare i motori onde evitare che all'esterno si vedessero le
scintille che facevano i relativi reostati. Il marinaio scelto Angelino
Francesco è rimasto (dove era già stato destinato prima) a prora.
"Pochi
istanti prima di essere sulle ostruzioni, una voce proveniente dal guardaporto
ha dato, credo, il "Chi va là". Non ho risposto e data la vicinanza
delle ostruzioni ho fermato l'elica, per evitare rumore arrivandovi sopra con
troppo abbrivo, e messo in moto le catene. Alle 03,25 i denti delle catene
hanno fatto presa sulla prima ostruzione, e pochi istanti dopo, un proiettore
acceso sul guardaporto, dopo brevissima rettifica, mi ha illuminato a proravia
del traverso a dritta e da questo momento mi ha tenuto sotto il suo fascio. A
questo proiettore ha seguito poco dopo quello debole e rossastro di Punta
Cristo che illuminandomi al traverso a sinistra ha illuminata anche l'estremità
del molo. Subito dopo essere stato illuminato dal proiettore del guardaporto
sono partiti, ho avuto l'impressione, dal guardaporto, i primi colpi di fucile
diretti contro il "Grillo" e poco dopo quelli di mitragliatrice e di
un cannone di piccolo calibro, e, mentre stavo passando la prima ostruzione,
dall'estremità del molo sono stati sparati successivamente due very bianchi. Il
fuoco ha seguitato da questo momento ininterrottamente fino a quand, come dirò
in seguito, non ho fermato il "Grillo" per affondarlo.
"Un
terzo proiettore, molto più potente dei due altri, è stato acceso da una nave
all'interno (forse quella di cui prima mentre mi avvicinavo a S. Girolamo avevo
visto profilarsi confusamente la sagoma nell'avvallamento del porto) e mi ha
illuminato di prora.
"Durante
il passaggio della prima ostruzione, che sarà durato circa due minuti, ho
riscontrato che il primo gruppo delle ostruzioni era formato nel modo che
sapevo già per le informazioni avute al riguardo, con l'aggiunta però di una
ostruzione in più di quelle centrali. Questo primo gruppo era così costituito
da cinque linee di ostruzioni. Le due esterne erano formate da travi
(lunghi circa 4 metri) posti normalmente
all'ostruzione e tenuti riuniti fra loro da tre gruppi di cavi di acciaio che
correvano longitudinalmente dal molo a Punta Cristo, il centrale (emerso) al di
sopra della metà, ed i laterali (immersi) al di sotto delle estremità dei
singoli travi. Le tre interne erano formate da travi posti longitudinalmente
riuniti fra loro con anelli di ferro ed
ormeggiati a boe sferiche. Data la piccola distanza fra una ostruzione e
l'altra (circa 20 metri) ho detto a poppa di non mettere le chiavette, quando
passata l'ostruzione, avrebbero ammainato il timone, ma tenerlo a posto solo
con le mani; così infatti ho navigato fra una ostruzione e l'altra.
"Il
passaggio della 2°, 3° e 4° ostruzione è stato molto celere oltre che per il
tipo di ostruzione anche perchè io ho tenuto in moto l'elica fino a quando
l'ostruzione non è arrivata a poppavia del boccaporto di poppa. Il congegno
delle catene nel superare i due tipi di ostruzione si è dimostrato ottimo.
"Mentre
stavo fra la 3° e la 4° ostruzione ho visto un fanale rosso, al di là delle
ostruzioni e dei fasci dei proiettori, che si spostava, non molto velocemente,
dal molo verso di me. Ho immaginato che questo fanale fosse quello di una
imbarcazione di guardia che venisse, in rinforzo al guardaporto, ad impedirmi
l'entrata nel porto, e mentre fino allora, nonostante il fuoco che veniva fatto
contro il "Grillo", mi era sorrisa la speranza di riuscire a passare
anche il secondo gruppo di ostruzioni, e di lanciare per lo meno contro la nave
che mi illuminava col suo proiettore, ora invece per il sopraggiungere di
questa imbarcazione vedevo che avrei dovuto, in mancanza di meglio, lanciare
non appena avessi superata l'ultima ostruzione del primo gruppo.
"Nella
previsione di superare questa ostruzione dicevo all'equipaggio di tener pronte
le Ghilsenti pensando che ne avrei dovuto far certo uso per tener lontana detta
imbracazione quando oltrepassata la 5° ostruzione avrei lanciato.
"Il
fanale rosso scompariva un pò dietro il guardaporto e poco dopo, mentre
oltrepassata la 4° ostruzione avevo rimesso in moto per avvicinarmi alla 5°, mi
accorgevo che sarebbe arrivato sul punto dove io avrei superata questa
ostruzione, al più tardi pochi istanti dopo che io avrei incominciato a
superarla.
"Seguitando
ad andare avanti mi arei trovato così per circa un minuto e mezzo quasi fermo
sull'ostruzione con una barca armata che, data la vicinanza, avrebbe
certamente, danneggiandolo, fermato il "Grillo" sulla ostruzione. Ho
considerato allora impossibile qualsiasi tentativo di lancio e intile quindi
ogni ulteriore proseguimento.
"Date
le consegne avute circa la distruzione del "Grillo" ho deciso di
affondarlo dove ero e, fermata l'elica e le catene, ho detto a Corrias di
aprire la valvola di affondamento, il che egli subito è corso a fare. Mentre
davo indietro per fermare l'abbrivo che avevo, la barca di ronda mi è arrivata
di prora (al di là della 5° ostruzione) ed ha dato anch'essa indietro.
"Salito
Corrias in coperta, mi sono chinato io stesso (per fare più presto) entro il
boccaporto per accendere la miccia per far saltare il "Grillo" dopo
di che ho verificato che la valvola di affondamento fosse bene aperta. Avendone
la pressione dell'acqua tenuto il coperchio aderente al seggio e non irrompendo
quindi l'acqua nello scafo che in piccola quantità, ho affondato detto
coperchio, dopo di che mi sono rimesso al mio posto. Ho trovato il
"Grillo" traversato di circa 40° sulla dritta e la barca di ronda ad
una quarantina di metri che non faceva niente.
"Ad
un Lanciamo?" di Corrias quando sono tornato in coperta ho pensato di
lanciare i siluri per impedire che gli austraici pescando il "Grillo"
potessero recuperarli. Volendo lanciare verso il centro del porto ho rimesso in
moto mettendo tutto il timone a sinistra e dicendo a poppa di star pronti a
lanciare. Il motore si è messo in moto ed il "Grillo" ha iniziato
velocemente l'accostata; ma poco dopo essendosi il motore fermato per l'acqua
che incominciava a bagnare il collettore il "Grillo" seguitava ad
accostare lentamente. Arrivato normalmente all'ostruzione ho detto di lanciare;
e Corrias, che poco prima si era portato da poppa al centro, lasciando al
timone Milani, ha dato una pedata all'apposita leva della tenaglia a sinistra e
poi a quella di destra senza primi ricordarsi di togliere, cosa che anche a me
in quel momento è acaduta, il relativo spillo di sicurezza. I siluri, così, non
sono stati lanciati.
"Durante
quest'ultima fase era cessato il fuoco che veniva fatto contro di noi, forse
nella credenza che fossimo stati colpiti e impossibilitati a muoverci, e
nonostante la continuità del fuoco, eccettuati colpi di fucileria che ho
sentito colpire varie volte le parti metalliche nessun'altro colpo aveva fino
allora raggiunto il "Grillo". La messa in moto ha tolto questa
credenza, chè pochi istanti dopo che Corrias aveva cercato di lanciare mentre
con Angelino ritentava il lancio usando la leva a mano, un colpo di cannone ha
colpito il "Grillo" (credo in coperta a dritta) quasi nel mentre che
questo, per l'acqua imbarcata si raddrizzava verticalmente.
"Mi
sono trovato così improvvisamente in acqua ( con tutti gli altri) ed il
"Grillo" è affondato prima ancora che mi fossi formata una idea
precisa del dove fosse stato colpito e prima che avessi potuto fare alcun
segnale. Attorno a me erano gli altri dell'equipaggio tra i quali Angelino
ferito ad un braccio.
"Con
Corrias ho aiutato questi e l'ho trascinato a nuoto verso la 5° ostruzione fino
a quando, accorgendomi che mi avvicinavo invece alla 4° (v'era corrente
crescente) ho nuotato verso questa e, raggiunta, vi sono rimasto aggrappato
sostenendo sempre, insieme a Corrias, Angelino. Milani ha raggiunto intanto la
barca di ronda che si era attaccata al 5° ostruzione e col battello ha cercato
di venire a prender Angelino.
"Circa
un quarto d'ora dopo che eravamo in acqua, uno scoppio subacqueo seguito da
numerosissime bolle d'aria, mi ha edotto della esplosione di una delle due
bombe del "Grillo". Sono rimasto in acqua, in attesa di un battello
piccolo che riuscisse a sorpassare la quinta ostruzione per poter poi
trasportare Angelino, circa tre quarti d'ora, dopo di che lasciato questi su di
un rimorchiatore, sul quale dei medici hanno subito incominciato a medicarlo,
io e Corrias siamo stati portati con una barca a vapore (erano le 04,30) sulla
"Viribus Unitis".
"Quivi
all'infermeria di bordo, dove abbiamo trovato Milani che vi era stato condotto
poco prima, siamo stati vestiti, con tenute di macchina da marinaio e poco dopo
portati tutte e tre alle carceri militari marittime di Pola".
Il capit. di fregata
f.to MARIO PELLEGRINI
I
motoscafi che si trovano all'esterno e presso la diga e le torpediniere che
erano al largo avevano seguito le fasi dell'arrischiata missione per mezzo
degli indizi che potevano ad essi pervenire. Avevano udito due esplosioni, una
delle quali era querlla causata dalla bomba impiegata per la distruzione del
"Grillo"; ed esse con i segnali a razzi, fatti effettivamente dagli
austriaci come segnali d'allarme, ma corrispondenti in tutto a quelli
concordati con il comandante Pellegrini nel caso di riuscita dell'impresa,
avevano indotto a pensare che il "Grillo" fosse riuscito a penetrare
nella rada ed a silurare una delle navi maggiori nemiche. Naturalmente in
seguito potè rendersi manifesto come le cose si erano svolte; ma il mancato
obiettivo, in una sì difficile operazione, non menomò assolutamente il merito
degli audaci uomini che con tanta perseveranza e con tanto ardire avevano
tentato l'impresa

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