martedì 30 giugno 2020

Tesi di Laurea. La Battaglia di Monte Stol

Il Dott. Andrea Vazzaz ha discusso nella sessione di laurea invernale del Master di 1° Livello in Storia Militare Contemporanea 1796 -1960 presso la Università degli Studi N. Cusano Telematica Roma la tesi qui presentata. La tesi stessa può essere consultata presso la Emeroteca del CESVAM (www.cesvam.org) Istituto del Nastro Azzurro, Roma, Piazza Galeno previa autorizzazione dell'Autore

sabato 20 giugno 2020

Il valore delle crocerossine nella Grande Guerra. Elena d'Orleans


Stralcio della Relazione presentata alla 
GIORNATA DEL DECORATO 2018 

Sorella CRI Anna Cantafora


Ringrazio il Generale Carlo Maria Magnani Presidente Nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro per l’invito in occasione della Giornata del Decorato. 
 Non è conoscenza comune, che molte donne furono decorate con Medaglia al Valor Militare e tra queste numerose furono le Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana.
Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana, questo il nostro nome ufficiale, ma affettuosamente e per tutti: “Crocerossine.”
Tre Crocerossine furono decorate con medaglia d’oro, più di 60 con medaglia  d’argento, più di duecento con medaglia di bronzo.   Arduo scegliere quali figure ricordare! Illustrerò brevemente i profili della Duchessa d’Aosta, nostra prima Ispettrice Generale, delle tre sorelle perite nell’affondamento della nave Po e di Sorella Maria Cristina Luinetti.  Figure lontane e vicine nel tempo , ma sempre e per sempre nel cuore degli Italiani  ELENA DI  ORLÉANS


Elena di Orléans, nacque a Twickenham, il 13 giugno 1871 e morì a Capodimonte il 21 gennaio 1951. Il 25 giugno 1895, sposò Emanuele Filiberto di Savoia, dal matrimonio nacquero due figli: Amedeo eroe dell’Amba Alagi e Aimone.
Trasferitasi a Napoli con il marito, nominato Comandante del X Corpo d’Armata, dal 1909 al 1911, seguì il corso di formazione come allieva infermiera della CRI e sostenne l’esame nell’ottobre del 1911.
Alla vigilia della Grande  Guerra ottenne la nomina a Ispettrice Generale delle Infermiere volontarie della Croce Rossa italiana, incarico che ricoprì dall’aprile 1915 al marzo 1921, mentre il marito Emanuele Filiberto era posto a capo della 3ª Armata schierata sul Carso orientale. Molto amata dalle «sue infermiere», come usava chiamarle, Elena d’Aosta, instancabile, visitò dal nord al sud gli ospedali sia nelle vicinanze della linea del fuoco, sia nelle retrovie e valutò la disciplina e la preparazione delle 10.000 volontarie addette all’assistenza. All’occorrenza, lamentava la scarsa formazione dovuta ai corsi accelerati, indetti in gran numero per far fronte alle necessità del conflitto, rimuovendo dall’incarico le infermiere il cui comportamento reputava dannoso per il buon nome dell’istituzione. Diresse il Corpo con mano ferma, dando un’impronta severa e rigorosa, che rimase a lungo come caratteristica dell’organizzazione. Decise di abolire ogni distinzione di titoli nobiliari.
Per il suo servizio di guerra, ottenne molte decorazioni, fra cui la Medaglia d’Argento al Valor Militare che le venne conferita solennemente il 15 marzo 1917 alla presenza del Duca d’Aosta, nella piazza principale di San Giorgio di Nogaro, con la seguente Motivazione:

“ Instancabile in opere di pietà, con sacrificio di se stessa, fulgido esempio di alacrità e coraggio alle infermiere della Croce Rossa, nonostante i pericoli di ogni specie, si trattenne in lazzaretti di colerosi e ospedaletti da campo dei più avanzati in località battute dall’artiglieria nemica, su tutto il fronte dal Trentino all’Isonzo, sempre serena, impavida soccorritrice, benefica, portando ovunque, anche tra gli edifici crollati sotto le bombe dei velivoli avversari, un conforto amorevole ai nostri soldati ammalati e feriti, inspirando in tutti alte virtù di fede.” 
Fronte di Guerra 1915-1916

lunedì 15 giugno 2020

.La prima guerra mondiale e la donna 2

 Immagini di una fabbrica di munizioni nel 1917. Il personale è tutto femminile. 
Lo sforzo bellico italiano nella Grande Guerra ha avuto un contributo di rilevo sull'impiego della donna nelle fabbriche di carattere strategico



mercoledì 10 giugno 2020

La Tattica nella Grande Guerra 9


Anche nei riguardi dell'azione offensiva il Comando Supremo italiano non ristette dall'aggiornare, completare e modificare la normativa rielaborata fra il 1914 ed il maggio del 1915, della quale le circolari già ricordate - Attacco frontale e ammaestramento tattico e Coordinamento di impiego della fanteria e dell'artiglieria - costituirono la base essenziale sulla quale furono impostate le operazioni del primo sbalzo offensivo (24 maggio-22 giugno). I primi problemi affrontati subito dopo l'entrata in guerra furono la distruzione dei reticolati e (77) l'impiego offensivo della fortificazione campale (78) e, dopo la prima battaglia dell'Isonzo ( 23 giugno-7 luglio), mentre si stava preparando la seconda (18 luglio-3 agosto), il coordinamento dell'impiego della fanteria e dell'artiglieria (79) ed il mantenimento delle posizioni conquistate (80). Dopo l'esperienza delle operazioni offensive compiute dal maggio al settembre del 1915, il generale Cadorna raccolse in un breve quadro sintetico le norme impartite fino a quel punto, e tale documento (81) rappresentò il punto di riferimento dottrinale della terza (18 ottobre-4 novembre) e della quarta (10 novembre-2 dicembre) battaglia dell'Isonzo. La circolare prese in esame 9 argomenti, dei quali 4 di carattere morale-disciplinare (disciplina, segreto delle operazioni, contegno in combattimento, azione e posto dei comandanti) e gli altri più specificatamente di ordine tattico e tecnico (preparazione generica dell'azione e ricognizioni, caratteristica delle posizioni da attaccare e dell'attacco, preparazione e impiego dell'artiglieria, azione della fanteria, occupazione delle posizioni). Essa venne poi completata da ulteriori norme particolareggiate sull'impiego dell’artiglieria intese ad ottenere dal fuoco il massimo rendimento possibile per supplire alla scarsità numerica delle batterie e del loro munizionamento (82). Richiamate le esigenze della preparazione generica (ricognizioni del terreno mediante l'impiego di piccole audaci pattuglie) e del servizio di sicurezza, e le caratteristiche delle posizioni da attaccare (organizzare su due o più linee successive di difesa, distanti fra loro uno o due km, vere zone fortificate), la pubblicazione, senza escludere che sia possibile talvolta ottenere la conquista di più di una delle zone o linee di difesa mediante un unico sbalzo delle truppe attaccanti, dà come norma generale che l'attacco deve sfondarle una ad una - tattica della conquista successiva di obiettivi limitati - e che ad ogni linea o zona deve corrispondere un unico sbalzo delle truppe attaccanti. Perché ciò sia possibile è necessario che le trincee ed i reticolati siano stati in precedenza demoliti e sconvolti, le fanterie nemiche siano state notevolmente ridotte nella loro capacità morale e materiale di resistenza e che le artiglierie della difesa siano state individuate e vengano messe a tacere o quantomeno chiamate a rivolgere il loro tiro prevalentemente contro le artiglierie e non le fanterie dell'attacco. Da qui: la necessità di un potente fuoco di preparazione di tutte le artiglierie di piccolo, medio, grosso calibro la cui durata non può essere stabilita a priori, ma che deve essere prolungato fino a tanto che accurate ricognizioni non abbiano accertato di aver raggiunto lo scopo: più a lungo ed efficace sarà il periodo di preparazione (nel solo limite di non consumare inutilmente le munizioni) e più breve e risolutivo sarà il periodo dell’esecuzione dell'attacco; l'esigenza che le fanterie, una volta compiuta la preparazione dell'artiglieria, irrrompano nelle brecce aperte “con impeto e risolutezza, non arrestandosi davanti a nessun ostacolo, ma tutti superandoli con slancio ed ardimento” e mirando alla meta, “ la quale è sempre al di là di tutta la successione di trincee e di reticolati costituenti in complesso la prima zona d'attacco “ la convenienza a non procedere in una sola linea densa e continua ed, a non arrestarsi davanti alla prima linea di trincee nemiche ed a non addossare i rincalzi su di questa, ma a schierare giudiziosamente le truppe in profondità su di una serie di parecchie non estese e rade linee una all'altra retrostante, pronte ad essere proiettate avanti successivamente, a mano a mano del bisogno”. In corrispondenza dei tratti di penetrazione “ è indispensabile che le successive linee attaccanti si proiettino come onde rincalzanti; ognuna più consistente della precedente e ciascuna destinata a sopravanzare ed a trascinare col proprio impeto la precedente”.  Infine, una volta occupata una posizione occorre consolidarvisi subito spingendo al massimo grado l'assetto difensivo senza darsi tregua né riposo.
(Da Filippo Stefani, Storia della Dottrina e degli ordinamenti dell'Esercito Italiano) continua con posto in data 10 luglio 2020

venerdì 5 giugno 2020

Prima Guerra Mondiale e la Donna 1


Immagini della mobilitazione totale industriale italiana enlla Grande guerra
La donna nelle fabbriche di munizioni