Anche nei riguardi dell'azione offensiva il Comando Supremo italiano
non ristette dall'aggiornare, completare e modificare la normativa rielaborata
fra il 1914 ed il maggio del 1915, della quale le circolari già ricordate -
Attacco
frontale e ammaestramento tattico e Coordinamento di
impiego della fanteria e dell'artiglieria - costituirono la base essenziale
sulla quale furono impostate le operazioni del primo sbalzo offensivo (24
maggio-22 giugno). I primi problemi affrontati subito dopo l'entrata in guerra
furono la distruzione dei reticolati e (77) l'impiego offensivo della
fortificazione campale (78) e, dopo la prima battaglia dell'Isonzo ( 23
giugno-7 luglio), mentre si stava preparando la seconda (18 luglio-3 agosto),
il coordinamento dell'impiego della fanteria e dell'artiglieria (79) ed il
mantenimento delle posizioni conquistate (80). Dopo l'esperienza delle
operazioni offensive compiute dal maggio al settembre del 1915, il generale
Cadorna raccolse in un breve
quadro sintetico le norme impartite fino a quel punto,
e tale documento (81) rappresentò il punto di riferimento dottrinale della
terza (18 ottobre-4 novembre) e della quarta (10 novembre-2 dicembre) battaglia
dell'Isonzo. La circolare prese in esame 9 argomenti, dei quali 4 di carattere
morale-disciplinare (disciplina, segreto delle operazioni, contegno in
combattimento, azione e posto dei comandanti) e gli altri più specificatamente
di ordine tattico e tecnico (preparazione generica dell'azione e ricognizioni,
caratteristica delle posizioni da attaccare e dell'attacco, preparazione e
impiego dell'artiglieria, azione della fanteria, occupazione delle posizioni).
Essa venne poi completata da ulteriori norme particolareggiate sull'impiego
dell’artiglieria intese ad ottenere dal fuoco il massimo rendimento possibile
per supplire alla scarsità numerica delle batterie e del loro munizionamento
(82). Richiamate le esigenze della preparazione
generica (ricognizioni del terreno mediante l'impiego di piccole audaci pattuglie) e del servizio di sicurezza, e le
caratteristiche delle posizioni da attaccare (organizzare su due o più linee successive di difesa, distanti fra loro uno o
due km, vere zone fortificate), la
pubblicazione, senza escludere che sia possibile talvolta ottenere la conquista
di più di una delle zone o linee di
difesa mediante un unico sbalzo delle truppe attaccanti, dà come norma
generale che l'attacco deve sfondarle una
ad una - tattica della conquista successiva di obiettivi limitati -
e che ad ogni linea o zona deve
corrispondere un unico sbalzo delle truppe attaccanti. Perché ciò sia possibile è necessario
che le trincee ed i reticolati siano stati in precedenza demoliti e sconvolti,
le fanterie nemiche siano state notevolmente ridotte nella loro capacità morale
e materiale di resistenza e che le artiglierie della difesa siano state
individuate e vengano messe a tacere o quantomeno chiamate a rivolgere il loro
tiro prevalentemente contro le artiglierie e non le fanterie dell'attacco. Da
qui: la necessità di un potente fuoco di preparazione di tutte le artiglierie di piccolo,
medio, grosso calibro la cui durata non può essere stabilita a priori, ma che
deve essere prolungato fino a tanto che
accurate ricognizioni non abbiano accertato di aver raggiunto lo scopo: più a
lungo ed efficace sarà il periodo di preparazione (nel solo limite di non
consumare inutilmente le munizioni) e più breve e risolutivo sarà il periodo
dell’esecuzione dell'attacco; l'esigenza che le fanterie, una volta
compiuta la preparazione dell'artiglieria, irrrompano nelle brecce aperte “con
impeto e risolutezza, non arrestandosi davanti a nessun ostacolo, ma tutti
superandoli con slancio ed ardimento” e mirando alla meta, “ la quale è sempre
al di là di tutta la successione di trincee e di reticolati costituenti in
complesso la prima zona d'attacco “ la convenienza a non procedere in una sola
linea densa e continua ed, a non arrestarsi davanti alla prima linea di trincee
nemiche ed a non addossare i rincalzi su di questa, ma a schierare giudiziosamente le truppe in profondità
su di una serie di parecchie non estese e rade linee una all'altra retrostante,
pronte ad essere proiettate avanti successivamente, a mano a mano del bisogno”.
In corrispondenza dei tratti di penetrazione “ è indispensabile che le
successive linee attaccanti si
proiettino come onde rincalzanti; ognuna più consistente della precedente e
ciascuna destinata a sopravanzare ed a trascinare col proprio impeto la
precedente”. Infine, una volta occupata una posizione occorre
consolidarvisi subito spingendo al
massimo grado l'assetto difensivo senza darsi tregua né riposo.
(Da Filippo Stefani, Storia della Dottrina e degli ordinamenti dell'Esercito Italiano) continua con posto in data 10 luglio 2020
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