L'anno 1916 segnò, anche per l'azione
offensiva, la completa revisione dei criteri dei procedimenti d'impiego della
fanteria e dell'artiglieria, i quali
trovarono la loro definizione principalmente nelle due già ricordate istruzioni
emanate dal Generale Cadorna tra aprile e luglio - la prima riguardante Criteri di impiego d'artiglieria e la seconda Criteri di impiego della fanteria nella
guerra di trincea (83)nelle quali raccolse le esperienze dei combattimenti
precedenti e particolarmente quelle tratte della vittoriosa battaglia degli
altopiani (84). Le due pubblicazioni precedettero la quarta battaglia
dell'Isonzo (6-17 agosto) nella quale le innovazioni dottrinali ebbero il loro
primo collaudo, il cui esito venne più ampiamente illustrato dal generale Cadorna
in due interventi successivi, uno (85) subito dopo la 7^ battaglia dell'Isonzo
(14-17 settembre) e l'altro (86) subito dopo l'8^ (10-12 ottobre) ed alla
vigilia della 9^ (1-4 novembre). Questi lineamenti generali dell'azione
offensiva sul piano tattico: scopo finale dell'attacco è la distruzione del
nemico, mentre la conquista delle sue posizioni non è fine a se stessa, ma
soltanto mezzo per costringerlo ad esporsi ai colpi della superiorità morale e
materiale dell'attaccante; l'attacco è azione eminentemente violenta e
risoluta, che va spinta a fondo senza esitazioni e titubanze; condizione
essenziale per l'attacco è la sorpresa che si ottiene rifuggendo dai
procedimenti stereotipati e ricorrendo anche lievi mutamenti dei modi di azione
già altra volta adottati; l'attacco va condotto su vasta fronte al fine di
rendere impossibili o quantomeno malagevoli gli intensi concentramenti
dell'artiglieria avversaria sugli attaccanti e beninteso a condizione che
l'attaccante abbia la disponibilità di mezzi per un'azione veramente vigorosa
su tutto il tratto prescelto; l'attacco deve proporsi di sfondare una ad una le
successive zone di difesa del nemico ed allo sfondamento di ogni zona deve
corrispondere una unica azione delle truppe attaccanti da non mai arrestare di
proposito alle prime trincee conquistate ma da proiettare verso le posizioni
delle artiglierie nemiche; la fanteria è capace dei maggiori sforzi, ma si
logora rapidamente, per cui occorre un grande scaglionamento in profondità in
modo che essa possa alimentare per tempo la propria azione e sfruttare i
successi; la costante, intima cooperazione tra fanteria ed artiglieria, in
tutte le fasi dell'azione è più indispensabile che nel passato; l'attacco che
nelle sue linee essenziali comprende la preparazione, l'esecuzione, il
mantenimento delle posizioni, va minutamente concepito ed organizzato sulla
base di accuratissime ricognizioni e predisposto secondo un progetto d'attacco completo in tutti i suoi particolari. La preparazione dell'attacco comprende: i lavori di approccio
( trincee d'approccio, ricoveri) e la preparazione immediata (azione improvvisa violentissima); la fanteria non sia lanciata all'attacco se il comando che ne
dà l'ordine non abbia fatto accertare che i risultati ottenuti dal fuoco di
preparazione siano sufficienti. La durata del tiro di preparazione
dell'artiglieria deve consentire il raggiungimento degli scopi di tale tiro -
opera completa di distruzione - secondo il criterio generale della maggiore
possibile brevità, giacché la soluzione estrema di tenere per più giorni sotto
un uragano di fuoco tutta la zona delle difese e delle artiglierie nemiche,
sebbene Indubbiamente efficace, contrasterebbe con le condizioni del nostro
munizionamento nel tratto da attaccare lo spazzamento delle difese nemiche deve
essere pieno ed assoluto il che si ottiene con l’accurata preparazione tattica
e tecnica del tiro delle artiglierie e delle bombarde.
(Da Filippo Stefani Storia della Dottrina e degli ordinamenti dell'Esercito Italiano) continua con post in data 10 agosto 2020
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