venerdì 10 luglio 2020

La Tattica nella Grande Guerra 10


L'anno 1916 segnò, anche per l'azione offensiva, la completa revisione dei criteri dei procedimenti d'impiego della fanteria e  dell'artiglieria, i quali trovarono la loro definizione principalmente nelle due già ricordate istruzioni emanate dal Generale Cadorna tra aprile e luglio - la prima riguardante Criteri di impiego d'artiglieria e la seconda Criteri di impiego della fanteria nella guerra di trincea (83)nelle quali raccolse le esperienze dei combattimenti precedenti e particolarmente quelle tratte della vittoriosa battaglia degli altopiani (84). Le due pubblicazioni precedettero la quarta battaglia dell'Isonzo (6-17 agosto) nella quale le innovazioni dottrinali ebbero il loro primo collaudo, il cui esito venne più ampiamente illustrato dal generale Cadorna in due interventi successivi, uno (85) subito dopo la 7^ battaglia dell'Isonzo (14-17 settembre) e l'altro (86) subito dopo l'8^  (10-12 ottobre) ed alla vigilia della 9^ (1-4 novembre). Questi lineamenti generali dell'azione offensiva sul piano tattico: scopo finale dell'attacco è la distruzione del nemico, mentre la conquista delle sue posizioni non è fine a se stessa, ma soltanto mezzo per costringerlo ad esporsi ai colpi della superiorità morale e materiale dell'attaccante; l'attacco è azione eminentemente violenta e risoluta, che va spinta a fondo senza esitazioni e titubanze; condizione essenziale per l'attacco è la sorpresa che si ottiene rifuggendo dai procedimenti stereotipati e ricorrendo anche lievi mutamenti dei modi di azione già altra volta adottati; l'attacco va condotto su vasta fronte al fine di rendere impossibili o quantomeno malagevoli gli intensi concentramenti dell'artiglieria avversaria sugli attaccanti e beninteso a condizione che l'attaccante abbia la disponibilità di mezzi per un'azione veramente vigorosa su tutto il tratto prescelto; l'attacco deve proporsi di sfondare una ad una le successive zone di difesa del nemico ed allo sfondamento di ogni zona deve corrispondere una unica azione delle truppe attaccanti da non mai arrestare di proposito alle prime trincee conquistate ma da proiettare verso le posizioni delle artiglierie nemiche; la fanteria è capace dei maggiori sforzi, ma si logora rapidamente, per cui occorre un grande scaglionamento in profondità in modo che essa possa alimentare per tempo la propria azione e sfruttare i successi; la costante, intima cooperazione tra fanteria ed artiglieria, in tutte le fasi dell'azione è più indispensabile che nel passato; l'attacco che nelle sue linee essenziali comprende la preparazione, l'esecuzione, il mantenimento delle posizioni, va minutamente concepito ed organizzato sulla base di accuratissime ricognizioni e predisposto secondo un progetto d'attacco completo in tutti i suoi particolari. La preparazione dell'attacco comprende: i lavori di approccio ( trincee d'approccio, ricoveri) e la preparazione immediata (azione improvvisa violentissima); la fanteria non sia lanciata all'attacco se il comando che ne dà l'ordine non abbia fatto accertare che i risultati ottenuti dal fuoco di preparazione siano sufficienti. La durata del tiro di preparazione dell'artiglieria deve consentire il raggiungimento degli scopi di tale tiro - opera completa di distruzione - secondo il criterio generale della maggiore possibile brevità, giacché la soluzione estrema di tenere per più giorni sotto un uragano di fuoco tutta la zona delle difese e delle artiglierie nemiche, sebbene Indubbiamente efficace, contrasterebbe con le condizioni del nostro munizionamento nel tratto da attaccare lo spazzamento delle difese nemiche deve essere pieno ed assoluto il che si ottiene con l’accurata preparazione tattica e tecnica del tiro delle artiglierie e delle bombarde.
(Da Filippo Stefani Storia della Dottrina e degli ordinamenti dell'Esercito Italiano) continua con post in data 10 agosto 2020

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