Secondo la opinione del maresciallo von Conrad fu il contegno passivo della Serbia a Salvare l'Austria nel 1915
Il gen. Adriano Alberti in meritio al tema della mancata cooperazione serba ebbe a scrivere:
In base alla
convenzione di Pietroburgo, firmata il 21 maggio, gli eserciti russo, serbo e
italiano dovevano dirigere, di pieno accordo, il massimo sforzo contro
l’Austria. Ha mantenuto fede, l’Italia, a questo patto?
Si è già
detto che l’Austria nel giugno aveva 221 battaglioni sulla nostra fronte; più
precisamente 201 battaglioni e 41 riparti di standschutzen i quali ultimi si
sono contati per prudenza come mezzi battaglioni, perchè all’inizio della
guerra essi avevano, in base ai dati del kriegsarchiv di Vienna, una forza
variabile da 400 a 1000 uomini. Dunque 221 battaglioni, pari a 18 divisioni,
erano schierati contro di noi all’inizio della 1a battaglia
dell’Isonzo; gli standschutzen, truppe territoriali composte di montanari,
furono invece impiegati nel montuoso Tirolo.
Ma iniziata
la 1° battaglia sull’Isonzo (30 giugno-5 luglio), seguita a breve distanza
dalla 2a (10 luglio-10 agosto), l’Austria s’avvide che i suoi
calcoli erano inesatti e cioè che le forze schierate contro di noi erano
insufficienti: in luglio furono allora inviate in rinforzo alla nostra fronte
altre 3 divisioni (8 a, 59 a, 61a) più altre
tre brigate da montagna (12a, 14a, 59a), ed
una di landsturm (19a), in totale 5 divisioni. L'aumento continuò in
modo che per la 3a e 4a battaglia sull’Isonzo l’archivio
di Vienna dà presenti 80 battaglioni in più delle forze schierate all’inizio
della 1a battaglia; del pari considerevole era stato l'aumento delle
artiglierie. L’offensiva italiana, dunque, aveva servito quale notevole
alleggerimento per i due eserciti alleati impegnati contro l’Austria. Col suo
solito semplicismo il Danilow dice che nessuna cooperazione era stata possibile
dato che gli italiani erano stati fermati presso l’Isonzo. Ora, che importa se
la zona nella quale si combatteva era qualche chilometro più ad est o più ad
ovest, quando con la nostra prima offensiva avevamo attirato contro di noi
l’equivalente di una armata? Qualcuno doveva pur aver provato sollievo dalla
diminuzione delle forze schierate contro di lui.
Delle truppe
affluite alla nostra fronte dal maggio ai primi di settembre sei divisioni (8a,
17a, 20a honved, 22a, 28a, 44a)
erano provenienti dalla Russia; otto (1a, 18a, 48a,
50a, 57a, 58a, 59a, 61a)
più qualche brigata da montagna (12a, 14a) dalla Serbia;
l’alpenkorps bavarese (di recente formazione) proveniva dalla Germania. Ora,
che dalla fronte russa si potessero distrarre forze, dato che l’esercito dello
czar era in ritirata, si comprende, ma il togliere tante divisioni dalla fronte
serba dove gli austriaci erano stati battuti, è un fatto che merita un minuto
esame.
Già in
previsione dell’inizio delle operazioni alla fronte italiana erano state tolte
dalla fronte serba almeno 5 divisioni, tanto che ne erano rimaste soltanto tre
attive, la 59a, la 61a e la 103a tedesca, più
60 mila uomini di truppa esclusivamente territoriali e 65 mila uomini di
presidio alle fortezze. Ma il 3 luglio, la 61a divisione ebbe ordine
di recarsi alla fronte italiana, dove pure fu, il 20 luglio, trasportata la 59a
e il 24 seguì la 19a brigata da montagna di landsturm di nuova
formazione. Poichè la 103a divisione tedesca era stata trasportata
il 10 luglio in Russia, le truppe mobili alla fronte serba si ridussero così
unicamente alla 205° brigata di marcia; situazione che, salvo una divisione
formatasi col raggruppamento dei battaglioni di truppe di sicurezza, durò
immutata sino alla fine del settembre 1915. Ma l’esercito serbo rimase
coll’arma al piede.
Le forze
serbe, dopo la clamorosa vittoria del dicembre 1914 sugli austriaci, erano
rimaste ‘per cinque mesi indisturbate. Conrad, in un rapporto in data 5 giugno
al generale Bolfras, capo della casa militare dell’Imperatore, indicava le
forze serbe «operative» in 11 grosse divisioni, in totale da 230 a 250 mila
fucili oltre i 25 mila fucili montenegrini.
La Serbia
era in condizioni militari difficili: separata dagli alleati e malsicura della
Bulgaria, doveva temere di essere attaccata dalle potenze centrali; tanto più
che questo attacco era la premessa necessaria di due essenziali aspirazioni austro-tedesche:
l'alleanza colla Bulgaria ed il diretto collegamento colla Turchia. Un nostro
tenente colonnello di stato maggiore interrogato nell’agosto 1915 sulle
probabili imprese tedesche rispose: «appena possibile la Germania attaccherà la
Serbia», e tutti gli ascoltatori ne convennero. Innegabilmente difficile la
situazione, probabile un'azione austro-tedesca contro il piccolo stato. Che
fare, dunque, dal lato militare? attendere l’attacco, risparmiando le forze?
star cioè quieti per timore del peggio? Kitchener, come si rileva dalla
relazione serba, era del parere che i serbi si sarebbero attenuti a questa
condotta di guerra: telegrafò infatti, il 3 luglio, all’addetto inglese: «Io
premetto che i serbi, in genere, non si affretteranno, poichè con una loro
azione potrebbero attrarre contro di loro forze molto superiori a quelle che
essi sarebbero in grado di opporre con una eventuale speranza di successo».
Non risulta
se Kitchener ritenesse soltanto probabile tale condotta o se la approvasse. Ad
ogni modo se l’esercito serbo non entrava in azione nel momento in cui gli
austro-tedeschi dovevano premere i russi e gli austriaci erano premuti dagli
italiani, ciò equivaleva a lasciare, come si lasciò, al nemico la scelta del
momento e delle forze da schierare contro la Serbia. Questa consentì che la
Russia retrocedesse e che le forze mobili austriache accorressero a sostenere
la fronte Giulia gravemente compromessa dai colpi italiani. In tal modo la
Serbia cooperò a salvare l’Austria da una possibile rovina.
Tratto da
Alberti
A., Testimonianze straniere sulla guerra
italiana 1915-1918, Roma, Ministero della Guerra, Comando del Corpo di
Stato Maggiore, a cura del giornale "Le Forze Armate”, 1933.
(Master di 1°Liv. in Storia MIlitare Contemporanea. Dal 19160 ad Oggi.
Temi di tesi.
contatto: didattica.cesvam@istitutonastroazzurro.org
