giovedì 29 febbraio 2024

I difficili rapporti tra Austria ed Italia prima della Grande Guerra. La figura del von Conrad e la Triplice alleanza

 (pla prima parte è stata pubblicata in data 20 febbraio 2024)

In una lettera del febbraio 1908 al ministro della guerra, ritornando alla sua idea, che sarebbe convenuto all’Austria-Ungheria di muovere guerra all’Italia nel 1907dice:

“E neppure posso modificare la mia convinzione d’allora, che cioè sarebbe stato opportuno il farlo nello scorso anno, giacchè le probabilità favorevoli diminuiscono d’anno in anno, anzitutto per la crescente preparazione dell’Italia (specie per fortificazioni e flotta) e poi per il rafforzarsi della Russia”.[5]

 Il 4 giugno 1908 Conrad chiede l’intervento di Sua Maestà per ottenere il raddoppio di binario sui tratti Salzburg-Worgl e Budweis-Linz, accennando che

“l’Italia costruiva le sue ferrovie di radunata nel Veneto ed era già ora in grado di concentrare, entro il 10° giorno di mobilitazione, 9 divisioni contro il Tirolo e, il 15° giorno, 23 divisioni sulla Livenza; oppure, verso il 10° giorno, 6 divisioni contro il Tirolo e 26 divisioni, il 14° giorno, sull’Adige, oppure, il 19°, sul Tagliamento. . . . 

. . . . Insistetti sul fatto che essa prende visibilmente tutti i provvedimenti per una guerra, e guerra offensiva contro la monarchia: costruzione di navi da guerra, di fortificazioni, di ferrovie, di mezzi di attacco, trasformazione dell’esercito, tutto accenna a ciò; e l’approvazione unanime del grande credito per le spese militari di circa 300 milioni ha dato la prova palpabile che l'Italia lavora per un grande scopo, diretto contro la monarchia. L'attività attuale nel Veneto, trascurando la frontiera francese, ne è chiaro indizio. Ho nuovamente rimpianto che non si sia dato seguito al mio concetto di un anno fa di far guerra all'Italia finché essa non era pronta. Mentre Allora ci saremmo trovati di fronte ad un’Italia non agguerrita, e, per la debolezza della Russia e per l’incompletezza degli accordi anglo-franco-russi, avremmo avuto mano libera verso di essa, in avvenire avremo prevedibilmente situazioni politiche meno favorevoli di fronte ad una Italia cosciente dello scopo e preparata”.[6]

 Come noto nel 1908 Messina fu rasa al suolo da un terribile terremoto, L’opinione pubblica fu particolarmente colpita da questo evento e lo Stato mostrò tutta la sua impreparazione prima nel portare i soccorsi poi per avviare una ricostruzione degna di questo nome. Il Capo di Stato Maggiore di una nostra alleata, quale era l’Austria, ribadiva che occorreva approfittare di questa circostanza che la natura offriva all’Austria: attaccare l’Italia che stava attraversando una difficile congiuntura. Se la situazione militare suggeriva questo al nostro alleato, certamente i sentimenti di lealtà e nobiltà non albergavano nel suo animo, al pari di tanti suoi connazionali che la pensavano come lui. Eravamo sempre il nemico ereditario e gli eventi risorgimentali a Vienna non si erano dimenticati. Anche questo occorre ricordare, e vi ritorneremo al momento del commento delle nostre scelte nel 1915, in cui fummo tacciati non solo dai vertici politico-militari austriaci, ma anche da gran parte della opinione pubblica di essere sleali e poco corretti. La propaganda in guerra non bada al sottile, ma ancora oggi questa accusa tiene banco nel mondo austro-tedesco e sarebbe ora di equilibrare un pochino la situazione anche alla luce degli intendimenti del Conrad

 Nel 1909 scrive: ed occorre osservare come l’Italia era seguita nei suoi dettagli di politica militare e nei suoi comportamento il Conrad von Hotzendorf, scrive:

“La tendenza dei provvedimenti militari dell’Italia contro l’Austria-Ungheria si rileva dagli straordinari crediti militari, nonché dai Mutamenti progettati nell’ordinamento e nella dislocazione dell’esercito, dai progetti di fortificazioni, costruzioni ferroviarie e progetti per la marina da guerra.

Bilancio militare: l’ordinario dal 1905 al 1908 si mantenne di 270 milioni; pel 1909 fu portato a 275; ed il ministero della guerra chiede ora un credito supplementare di ro milioni. Il resto dei crediti straordinari concessi nel 1907 c 1908, in 28 milioni, ammonta ora a 227; il ministero della guerra ne chiede ora altri 125; talchè avrà a disposizione 352 milioni straordinari, sufficienti fino al 1913, anno di scadenza della Triplice. Scopo di tale aumento delle spese, il compensare lo stato arretrato dell’esercito”.[7]

 

Nel promemoria annuale per il 1909 il Conrad von Hotzendorf sembra che non pensi ad altro che a fare la guerra all’Italia e lancia un grido di allarme:

“L'Italia lavora, cosciente dello scopo, ad una guerra contro di noi, per potere — prevedibilmente allo scadere della triplice — minacciare tale guerra e procurarsi con ciò vantaggi essenziali a noi dannosi, oppure per fare guerra nel caso che la monarchia non consentisse tale proprio danneggiamento.

«Si dovrebbe far di tutto per accelerare quanto si può i preparativi bellici. Ciò tanto più perchè, dato il ritmo col quale procede l’Italia, i rapporti di forza si volgerebbero sempre più a suo favore.

«In modo particolare si deve considerare la scadenza del trattato della triplice (1912).

«Tutti gli stati, ed in particolare l’Italia, tendono ad essere pronti alla guerra per quell’epoca, sia a scopo di far guerra, sia a scopo di esercitare pressione decisiva a loro vantaggio. E ciò deve assolutamente fare anche l’Austria-Ungheria”.[8]

 

Trattando delle fortificazioni per il bilancio del 1909, il Conrad von Hotzendorf, parlando dell’Italia dice:

“Per contro in Italia, sebbene essa dovrebbe difendere solo le brevi frontiere terrestri e la costa, dal 1907 al 1909 furono adibiti 279 milioni di bilancio ordinario e 186 milioni di straordinario, soltanto per le fortificazioni. Ciò dimostra la preparazione lungimirante, grandiosa e cosciente dello scopo, dell’Italia, contro di noi, in confronto di quello che noi potevamo fare. Il 3 novembre 1910 proposi un accordo con lo stato maggiore tedesco per poter avviare anche i nostri trasporti per Rosenheim-Kufstein, e fondai la mia proposta, il 3 novembre 1910, sul fatto che gli italiani potevano far affluire contro il Tirolo 36 treni a 100 assi e 69 a 70 assi giornalmente, mentre noi potevamo farne affluire soltanto 40 a 100 assi, di cui 16 sulla linea minacciata del Pusterthal; in conseguenza l’11° giorno di mobilitazione gli italiani potevano agire offensivamente con 9 divisioni contro il Tirolo; mentre noi ne avremmo concentrato solo 3. Notevole aumento della forza numerica dell’esercito italiano, aumento dei reparti di alpini e di cavalleria verso il Veneto, estese fortificazioni per terra e per mare; acceleramento delle ferrovie di radunata nel Veneto, notevole aumento del bilancio per l’esercito e marina, ed in particolare dei crediti straordinari; sistemazioni di stazioni torpediniere sulla costa adriatica (e così a Marano nel golfo di Trieste); crescente propaganda irredentistica, vivace attività di spionaggio; ed infine, maneggi ostili all’Austria-Ungheria nei Balcani”.[9]

 

Conrad von Hotzendorf non tralascia nessuna circostannza per sostenere le sue idee di guerra preventiva. Nelle udienze del 1° febbraio e 11 maggio 1910, parlando con Sua Maestà della questione italiana scrive:

“..accennai nuovamente alle spese italiane per l’esercito: il bilancio ordinario di 306 milioni per il 1910-11 conteneva un nuovo credito di 65 milioni, ed infine un altro di 83.750.000. Feci osservare che il notevole aumento del bilancio ordinario (20 milioni di più che nel 1907-08) ed i crediti straordinari di 420 milioni concessi dal 1906 in poi avevano spiccato carattere di armamenti bellici contro l’Austria-Ungheria, di fronte ai quali non dovevamo rimanere ciechi.

Richiamai nuovamente l’attenzione di Aehrenthal sull’opera cosciente dello scopo, che svolgeva l’Italia per una guerra contro la monarchia ed altresì sul pericolo di essere superati dall’Italia. Dei provvedimenti militari concreti, risultanti all’occhio anche dei profani, che sta prendendo l’Italia in modo evidente per una guerra contro la monarchia, fanno parte:

a)                  la costruzione, rapidamente spinta, di un sistema di fortificazioni in grande stile;

b)           l'aumento delle guarnigioni nel Veneto e, specialmente, nella zona di frontiera, come pure l’intendimento che ne consegue, non soltanto di proteggere in caso di guerra la frontiera, ma ben anche di irrompere, con corpi pronti ad operare, nel territorio della ‘monarchia, per disturbare la nostra radunata;

c)           lo sviluppo della rete ferroviaria;

d)           l'annuale spostamento dei reparti alpini dalla frontiera francese alla zona di frontiera colla monarchia;

e)           l'intensa attività in fatto di manovre; viaggi di istruzione, manovre con i quadri nella zona di radunata contro la monarchia;

f)            gli incessanti viaggi di ricognizione di navi italiane sulle coste della monarchia;

g)           il riordinamento generale dell’esercito e della flotta, spinto con celerità, per la primavera del 1912, colla visibile tendenza ad opporre alla monarchia forze per lo meno uguali, possibilmente superiori».

 

In una lettera all’Imperatore, del 9 settembre 1911, scrive:

“In Italia, invero, la vasta costituzione delle forze armate, la dislocazione di parte delle truppe nella frontiera sud-orientale, la costruzione, non avente pari per estensione e per celerità, di fortificazioni, rivolte soltanto contro di noi, la razionale costruzione delle ferrovie di radunata verso il Veneto, la costituzione oltremodo intensiva della protezione della frontiera e delle formazioni di volontari, come pure l’attivissimo servizio di informazioni procedono di pari passo colla assicurazione più amichevole e colle forme diplomatiche più concilianti. Ma, poiché gli scopi e le tendenze positive nel senso di una politica nazionale fanno supporre che l’Italia entri aggressivamente in azione in un momento opportuno, mentre da parte nostra siamo ben lontani, data la tendenza puramente conservatrice della monarchia, da un analogo intendimento, è ovvio che le nostre contro misure militari, le quali come già si è accennato rimangono molto in arretrato rispetto ai provvedimenti dell’Italia, possano essere male interpretate per partito preso».

 

Nel 1912, l’anno in cui veniva a scadere la Triplice Alleanza, quale comandante designato della 3a armata, Conrad von Hotzendorf  nel prospettare al capo di stato maggiore proposte operative ed organiche, così esordisce:

“..le fortificazioni italiane costruite in grande stile sul Tagliamento e nel Friuli settentrionale e meridionale si oppongono ormai alla nostra offensiva col grosso dall’Isonzo, che prima era attuabile in modo relativamente facile e decisivo, difficoltà tanto maggiori in quanto i mezzi d’attacco necessari da parte nostra sono rimasti allo status quo, non ostante i miei sforzi di anni.

L'Italia, da quell’epoca, ha progredito in elevata misura militarmente, specie in quanto concerne le predisposizioni contro la monarchia; e quest’ultima invece è rimasta arretrata in tutto. Mentre ad esempio nel 1906-7 ed ancora nel 1908 sarebbe stato possibile, con i mezzi d’artiglieria della monarchia, avere ragione delle fortificazioni, ciò non è più possibile; mentre allora potevamo subito radunare alla frontiera grandi forze atte ad agire prontamente, ora le cose sono invertite, per lo sviluppo della rete ferroviaria italiana; l’Italia, grazie all'aumento e al rinforzo essenziale delle sue guarnigioni di frontiera, può entrare in azione con numerose forze, ed eziandio anche di sorpresa all’inizio della guerra. Da parte nostra non si sono effettuati gli aumenti di guarnigioni segnalati come imprescindibili, per non creare difficoltà diplomatiche. Mentre l’Italia nel 1906-7 poteva mettere in campo al massimo 24 divisioni, ora ne può aggiungere 6 che ben inteso diverranno 12 di milizia mobile. . . .Nulla si fece nè per far subito guerra all’Italia, nè per prepararci energicamente pel momento in cui tale guerra diverrà necessaria, . . . .

 

Italia. E’ innegabile che tale stato, dalla sua unione nazionale, si è ininterrottamente consolidato, ha progredito commercialmente, finanziariamente, politicamente e specialmente poi nel campo militare, ed è entrato nella scena mondiale con tutte le tendenze di una grande potenza. Devesi inoltre far notare che sarebbe errore il commisurare l’esercito italiano alla stessa stregua del secolo scorso, e, quand’anche per l’avvenire si faccia calcolo sulla bravura preponderante delle nazioni della nostra monarchia, l’esercito italiano deve essere considerato molto di più di allora a causa anzitutto del suo ottimo ed ambizioso corpo di ufficiali, delle abbondanti dotazioni tecniche, fra le quali considero anche il sistema munificentemente attuato di fortificazioni, ed infine, dell’entusiasmo nazionale alimentato con tutti i mezzi. Agli insuccessi in Tripolitania non si deve dare troppo valore da tal punto di vista; giacchè simili fenomeni si sono verificati anche presso altri eserciti in condizioni analoghe.”[10]

 

Se Conrad von Hotzendorf non da importanza ai nostri insuccessi nella guerra di Libia, però far entrare nei suoi calcoli lo sforzo logistico che l’Esercito italiano dovette compiere per la guerra contro la Turchia e li valuta come un momentaneo indebolimento, oltre al fatto che tutto lo schieramento italiano è orientato verso sud, anche se sono presenti a nord forze di copertura

 

I progressi del nostro esercito sembrarono tali al Conrad da fargli deporre l’antica idea della guerra preventiva contro di noi, tanto che, nell’aprile 1913, esaminando la condotta politica più conveniente per l’Austria-Ungheria in seguito alle complicazioni balcaniche, disse:

Ogni nostra azione indipendente desterebbe indubbiamente ora la sfiducia dell’Italia e la spingerebbe nelle braccia della Russia. Ed allora avremmo quella guerra su tre fronti cui siamo impari. Dobbiamo mantenerci d'accordo con l’Italia nell’agire e solo quando tutto fallisse seguire coll’Italia la via della resa dei conti...”. E questa fu la via, alla fine, seguita e si arrivò alla resa dei conti, in cui l’Italia distrusse sul campo l’Austria, il suo nemico ereditario, da quando al Congresso di Vienna era stata definita con sprezzo “una semplice espressione geografica”-

martedì 20 febbraio 2024

I difficili rapporti tra Austria ed Italia prima della Grande Guerra. La Figura del Conrad e la Triplice Alleanza I Parte

 


Con la Francia nemica e ipotizzando anche un attacco dell’Austria, per i no-stri governanti di allora si imponeva una iniziativa tale che garantisse la sopra-vivenza dello Stato Italiano. Il pericolo di ritornare alla situazione del 1849 era reale e non tanto remoto.

La soluzione fu trovata nella stipula di un patto di alleanza con la Germania e con l’Austria, chiamata poi il Patto della Triplice Alleanza, che fu intesa, all’inizio, come una vera e propria assicurazione sulla vita per il Regno d’Italia.

 

Il primo patto fu stipulato il 20 maggio 1882 ed aveva validità quinquennale, la prima Triplice (1882-1887). Alla scadenza fu rinnovata fino al 1891, la seconda Triplice (1887-1891). Interessante in questo contesto la Convenzione militare del 1888. La memoria preliminare firmata a Berlino il 28 gennaio 1888 di questa Convenzione prevedeva che, in caso di guerra delle potenze della Triplice contro la Francia e la Russia, la maggior parte dell’Esercito Italiano avrebbe attaccato sulle Alpi la Francia, mentre il resto si sarebbe riunito alla forze tedesche destina-te ad operare sul Reno. Il trasferimento riguardava 6 Corpi d’Armata e 3 Divisioni di Cavalleria da raggruppare in una o due armate dipendenti dal Comandante in capo Germanico ed il trasporto avrebbe dovuto avvenire attraverso le ferrovie austriache. 

 

Allo scadere nel 1891, fu rinnovata senza entusiasmo in quanto erano emerse parecchie difficoltà, soprattutto con gli Austriaci, e delusioni. Abbiano quindi la terza Triplice (1891-1902) che durò il doppio delle precedenti. In questo periodo, tra le tante questioni, vi era quella che l’Italia, qualora l’Austria negasse il passaggio sul suo territorio per vari motivi, ipotizzava una invasione della Svizzera per portare le sue truppe in Germania. Lo Stato Maggiore Italiano mise allo studio piani in cui si ipotizzava che in 13 giorni si sarebbe avuta ragione della Svizzera e quindi proseguire per la Germania. Era un piano abbastanza azzardato, in quanto avrebbe significato una intesa Franco-Svizzera che non era da sottovalutare.[1] La Francia, nei suoi studi ed ipotesi di atteggiamento nei confronti dell’Italia prevedeva di assumere un atteggiamento difensivo col minimo delle forze, conviti tutti che non era possibile impedire agli italiani di mandare 3 o 4 corpi d’armata in Germania, che era il vero pericolo che faceva pensare lo Stato Maggiore francese[2]

 

Nel 1902 la Triplice fu rinnovata ancora senza entusiasmo, ed abbiamo la quarta Triplice (1902-1912). Ma erano anni in cui ci si guardava da tutti, dati gli equilibri e le azioni interdipendenti sempre intesi, Il clima della Triplice agli inizi del novecento non era idilliaco. Vedere più da vicino l’azione e l’opera del feldmaresciallo Franz Conrad von Hotzendorf è estremamente interessante per comprendere come all’interno della Triplice le cose non erano così lineari

 

 

In un promemoria del 6 aprile 1907 si legge:

“Tanto la monarchia quanto l’Italia sono molto in arretrato in fatto di preparazione alla guerra. L'Italia lavora però con ogni mezzo a rimettere il perduto: costruzioni ferroviarie, fortificazioni, armamento d’artiglieria, trasformazione della flotta e indizi molteplici indicano che essa si prepara a questa guerra”.[3]

 Ed a proposito di una intervista col ministro degli esteri (austriaco) Alois Lexa von Aehrenthal del dicembre stesso anno, dice:

“a riguardo dell’Italia, il ministro sembra in errore perché fa troppo scarso conto delle forze armate dell’Italia, . . . . gli accennai che gli italiani fanno notevoli sforzi in terra e sul mare e ci sorpasseranno presto in fatto di artiglieria e di fortificazioni”.[4]

 

(segue con post in data 29 febbraio 2024)



[1] Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, Sunto degli studi compiuti e dell’azione esplicata dal Comando del Corpo di Stato Maggiore per la difesa dello Stato dal 1906 ad oggi, 1 gennaio 1908, Cartella F4, Ordinamento e Mobilitazione, Cartella 116 F9 Commissione Difesa, Cartella R 1; Cartella G23 Scacchiere Occidentale R1, Bista 165 fascicolo 4

[2] L’invio di forze sul fronte francese in caso di guerra da parte dell’Italia e dell’Austria rappresentò sempre una spina nel fianco nei piani generali francesi. Nel corso della guerra questo pericolo non si palesò, primo perché l’Italia scese in campo a fianco dell’Intesa, secondo perché l’Austria, come vedremo, agli inizi del 1918 non  attuò la decisione suggerita dai vertici militari, ovvero mandare il grosso dell’Esercito imperiale in Francia. La storia non si scrive con i se, ma la Battaglia della Marna avrebbe avuto un esito forse diverso con la presenza sul fronte francese di 3 o 4 corpi d’armata italiani come la grande offensiva tedesca della primavera del 1918 avrebbe forse avuto un esito diverso con l’equivalente di 76 divisioni inviate dall’Austria, tenute ferme sul fronte italiano

[3] Konrad von Hotzendorf F., Aus meiner Dienstzeit, Wien, Rikota, 1922

[4] Ibidem

[5] Ibidem

[6] Ibidem

[7] Ibidem

[8] Ibidem

[9] Ibidem

[10] Ibidem

sabato 10 febbraio 2024

Gli errori del Piano Schlieffen e il peso del mancato apporto Italiano

 TESI DI LAUREA

PREMESSA

Lo scopo di questo elaborato consiste nel delineare sinteticamente la situazione internazionale che ha portato allo scoppio della Grande Guerra, esporre le linee essenziali del Piano Schlieffen che ne determinò l’intero corso e il previsto apporto italiano ai piani di guerra tedeschi. Nel primo capitolo verranno sinteticamente esposti gli eventi che portarono al delinearsi dei due blocchi contrapposti e le cause che condussero allo scoppio del primo vero conflitto mondiale, tracciando altresì un breve excursus sugli eserciti principali che si scontrarono nelle prime fasi della guerra: il piccolo ma tenace esercito belga, l’esercito “di revanche” francese, il professionale esercito inglese, lo “schiacciasassi” russo e l’ormai decadente esercito austro-ungarico che il Generale Conrad Von Hotzendorf tentò di rivitalizzare, per giungere infine al “capolavoro tedesco”, il suo esercito.

Nel capitolo 2 verrà analizzato il Piano XVII francese, necessario per comprendere appieno l’evoluzione della strategia militare tedesca che da un approccio difensivista a occidente, con Schlieffen e il suo famoso Memorandum raggiunse l’apice del tecnicismo e della pianificazione militare novecentesca e cambiò nettamente direzione improntandosi su un’offensiva a occidente e a una difensiva ad oriente. Verranno analizzate le caratteristiche essenziali del Piano, i difetti intrinseci, le variazioni suggerite dal successore Von Moltke.

Il Capitolo 3 vedrà l’analisi sintetica delle prime settimane di guerra, gli errori e le indecisioni del Comando tedesco sino ad arrivare al fallimento nella battaglia della Marna. Con questo scontro, terminava la guerra di movimento, falliva il Piano Schlieffen con tutti i suoi presupposti e iniziava la guerra di trincea che avrebbe vincolato le forze contrapposte sino al 1918.

L’ultimo capitolo è dedicato alla posizione italiana all’interno della Triplice Alleanza, le convenzioni militari con gli Imperi Centrali, il previsto apporto alla guerra tedesca, dapprima accolto con sufficienza, poi richiesto fortemente dopo la battaglia della Marna, dove avrebbe potuto essere determinante. Da questo capitolo emerge un’Italia considerata inizialmente come una Potenza solo per convenzione, militarmente non preparata anche se desiderosa di ben figurare con gli Alleati, un’Austria che seppur alleata la tenne sempre sotto controllo sino ad arrivare a predisporre piani per recuperare i vecchi territori perduti, pronta anche ad ingannare per averne l’appoggio quando la situazione divenne tragica, e una Germania che tentò sempre di mediare tra i due antichi avversari, sempre tenendo bene a mente i propri scopi e prediligendo i contatti privilegiati con gli austriaci. Dopo la sconfitta della Marna, i tentativi tedeschi di mediare e ottenere che l’Austria cedesse il Trentino affinché l’Italia si mantenesse neutrale capitolarono quando nel maggio 1915 il Patto di Londra sancì il cambio totale di alleanze.

Nelle conclusioni finali si vuole considerare, oltre ai difetti intrinseci del famoso Piano Schlieffen e alla sua condotta fallimentare, il peso che avrebbe avuto un’Italia al fianco degli Imperi Centrali, il peso appunto che avrebbe avuto il previsto invio della 3°Armata sul Reno, Armata che avrebbe potuto essere determinante non solo nella battaglia della Marna ma, a seconda di quanto emerso nel corso dello studio sui vari profili d’impiego anche su altri settori del fronte. Impossibile stabilire con certezza se il mancato intervento italiano avrebbe consentito la vittoria della Triplice sull’Intesa, ma senza dubbio un’Italia allineata con gli Imperi Centrali, trattata come un vero alleato con lealtà e rispetto, avrebbe senza dubbio avuto un influsso estremamente rilevante sulle operazioni belliche iniziali, le più importanti dell’intero conflitto.


Dott. Manuel Vignol

La tesi è presso la Emeroteca del CESVAM e può essere consultata dietro permesso dell'Autore