Con la Francia
nemica e ipotizzando anche un attacco dell’Austria, per i no-stri governanti di
allora si imponeva una iniziativa tale che garantisse la sopra-vivenza dello
Stato Italiano. Il pericolo di ritornare alla situazione del 1849 era reale e
non tanto remoto.
La soluzione fu
trovata nella stipula di un patto di alleanza con la Germania e con l’Austria,
chiamata poi il Patto della Triplice Alleanza, che fu intesa, all’inizio, come
una vera e propria assicurazione sulla vita per il Regno d’Italia.
Il primo patto fu
stipulato il 20 maggio 1882 ed aveva validità quinquennale, la prima Triplice
(1882-1887). Alla scadenza fu rinnovata fino al 1891, la seconda Triplice
(1887-1891). Interessante in questo contesto la Convenzione militare del 1888.
La memoria preliminare firmata a Berlino il 28 gennaio 1888 di questa
Convenzione prevedeva che, in caso di guerra delle potenze della Triplice
contro la Francia e la Russia, la maggior parte dell’Esercito Italiano avrebbe
attaccato sulle Alpi la Francia, mentre il resto si sarebbe riunito alla forze
tedesche destina-te ad operare sul Reno. Il trasferimento riguardava 6 Corpi
d’Armata e 3 Divisioni di Cavalleria da raggruppare in una o due armate
dipendenti dal Comandante in capo Germanico ed il trasporto avrebbe dovuto
avvenire attraverso le ferrovie austriache.
Allo scadere nel
1891, fu rinnovata senza entusiasmo in quanto erano emerse parecchie
difficoltà, soprattutto con gli Austriaci, e delusioni. Abbiano quindi la terza
Triplice (1891-1902) che durò il doppio delle precedenti. In questo periodo,
tra le tante questioni, vi era quella che l’Italia, qualora l’Austria negasse
il passaggio sul suo territorio per vari motivi, ipotizzava una invasione della
Svizzera per portare le sue truppe in Germania. Lo Stato Maggiore Italiano mise
allo studio piani in cui si ipotizzava che in 13 giorni si sarebbe avuta
ragione della Svizzera e quindi proseguire per la Germania. Era un piano
abbastanza azzardato, in quanto avrebbe significato una intesa Franco-Svizzera
che non era da sottovalutare.[1] La
Francia, nei suoi studi ed ipotesi di atteggiamento nei confronti dell’Italia
prevedeva di assumere un atteggiamento difensivo col minimo delle forze,
conviti tutti che non era possibile impedire agli italiani di mandare 3 o 4
corpi d’armata in Germania, che era il vero pericolo che faceva pensare lo
Stato Maggiore francese[2]
Nel 1902 la
Triplice fu rinnovata ancora senza entusiasmo, ed abbiamo la quarta Triplice
(1902-1912). Ma erano anni in cui ci si guardava da tutti, dati gli equilibri e
le azioni interdipendenti sempre intesi, Il clima della Triplice agli inizi del
novecento non era idilliaco. Vedere più da vicino l’azione e l’opera del
feldmaresciallo Franz Conrad von Hotzendorf è estremamente interessante per
comprendere come all’interno della Triplice le cose non erano così lineari
In un promemoria del 6 aprile 1907 si legge:
“Tanto la monarchia quanto l’Italia sono molto in arretrato in
fatto di preparazione alla guerra. L'Italia lavora però con ogni mezzo a
rimettere il perduto: costruzioni ferroviarie, fortificazioni, armamento
d’artiglieria, trasformazione della flotta e indizi molteplici indicano che essa
si prepara a questa guerra”.[3]
“a riguardo dell’Italia, il ministro sembra in errore perché fa
troppo scarso conto delle forze armate dell’Italia, . . . . gli accennai che
gli italiani fanno notevoli sforzi in terra e sul mare e ci sorpasseranno
presto in fatto di artiglieria e di fortificazioni”.[4]
(segue con post in data 29 febbraio 2024)
[1]
Ministero della Difesa,
Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, Sunto degli studi compiuti e dell’azione esplicata dal Comando del
Corpo di Stato Maggiore per la difesa dello Stato dal 1906 ad oggi, 1 gennaio
1908, Cartella F4, Ordinamento e Mobilitazione, Cartella 116 F9 Commissione
Difesa, Cartella R 1; Cartella G23 Scacchiere Occidentale R1, Bista 165
fascicolo 4
[2] L’invio di forze sul fronte
francese in caso di guerra da parte dell’Italia e dell’Austria rappresentò
sempre una spina nel fianco nei piani generali francesi. Nel corso della guerra
questo pericolo non si palesò, primo perché l’Italia scese in campo a fianco
dell’Intesa, secondo perché l’Austria, come vedremo, agli inizi del 1918
non attuò la decisione suggerita dai
vertici militari, ovvero mandare il grosso dell’Esercito imperiale in Francia.
La storia non si scrive con i se, ma la Battaglia della Marna avrebbe avuto un
esito forse diverso con la presenza sul fronte francese di 3 o 4 corpi d’armata
italiani come la grande offensiva tedesca della primavera del 1918 avrebbe
forse avuto un esito diverso con l’equivalente di 76 divisioni inviate
dall’Austria, tenute ferme sul fronte italiano
[3] Konrad von Hotzendorf F., Aus meiner Dienstzeit, Wien, Rikota,
1922
[4] Ibidem
[5] Ibidem
[6] Ibidem
[7] Ibidem
[8] Ibidem
[9] Ibidem
[10]
Ibidem
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.