martedì 20 febbraio 2024

I difficili rapporti tra Austria ed Italia prima della Grande Guerra. La Figura del Conrad e la Triplice Alleanza I Parte

 


Con la Francia nemica e ipotizzando anche un attacco dell’Austria, per i no-stri governanti di allora si imponeva una iniziativa tale che garantisse la sopra-vivenza dello Stato Italiano. Il pericolo di ritornare alla situazione del 1849 era reale e non tanto remoto.

La soluzione fu trovata nella stipula di un patto di alleanza con la Germania e con l’Austria, chiamata poi il Patto della Triplice Alleanza, che fu intesa, all’inizio, come una vera e propria assicurazione sulla vita per il Regno d’Italia.

 

Il primo patto fu stipulato il 20 maggio 1882 ed aveva validità quinquennale, la prima Triplice (1882-1887). Alla scadenza fu rinnovata fino al 1891, la seconda Triplice (1887-1891). Interessante in questo contesto la Convenzione militare del 1888. La memoria preliminare firmata a Berlino il 28 gennaio 1888 di questa Convenzione prevedeva che, in caso di guerra delle potenze della Triplice contro la Francia e la Russia, la maggior parte dell’Esercito Italiano avrebbe attaccato sulle Alpi la Francia, mentre il resto si sarebbe riunito alla forze tedesche destina-te ad operare sul Reno. Il trasferimento riguardava 6 Corpi d’Armata e 3 Divisioni di Cavalleria da raggruppare in una o due armate dipendenti dal Comandante in capo Germanico ed il trasporto avrebbe dovuto avvenire attraverso le ferrovie austriache. 

 

Allo scadere nel 1891, fu rinnovata senza entusiasmo in quanto erano emerse parecchie difficoltà, soprattutto con gli Austriaci, e delusioni. Abbiano quindi la terza Triplice (1891-1902) che durò il doppio delle precedenti. In questo periodo, tra le tante questioni, vi era quella che l’Italia, qualora l’Austria negasse il passaggio sul suo territorio per vari motivi, ipotizzava una invasione della Svizzera per portare le sue truppe in Germania. Lo Stato Maggiore Italiano mise allo studio piani in cui si ipotizzava che in 13 giorni si sarebbe avuta ragione della Svizzera e quindi proseguire per la Germania. Era un piano abbastanza azzardato, in quanto avrebbe significato una intesa Franco-Svizzera che non era da sottovalutare.[1] La Francia, nei suoi studi ed ipotesi di atteggiamento nei confronti dell’Italia prevedeva di assumere un atteggiamento difensivo col minimo delle forze, conviti tutti che non era possibile impedire agli italiani di mandare 3 o 4 corpi d’armata in Germania, che era il vero pericolo che faceva pensare lo Stato Maggiore francese[2]

 

Nel 1902 la Triplice fu rinnovata ancora senza entusiasmo, ed abbiamo la quarta Triplice (1902-1912). Ma erano anni in cui ci si guardava da tutti, dati gli equilibri e le azioni interdipendenti sempre intesi, Il clima della Triplice agli inizi del novecento non era idilliaco. Vedere più da vicino l’azione e l’opera del feldmaresciallo Franz Conrad von Hotzendorf è estremamente interessante per comprendere come all’interno della Triplice le cose non erano così lineari

 

 

In un promemoria del 6 aprile 1907 si legge:

“Tanto la monarchia quanto l’Italia sono molto in arretrato in fatto di preparazione alla guerra. L'Italia lavora però con ogni mezzo a rimettere il perduto: costruzioni ferroviarie, fortificazioni, armamento d’artiglieria, trasformazione della flotta e indizi molteplici indicano che essa si prepara a questa guerra”.[3]

 Ed a proposito di una intervista col ministro degli esteri (austriaco) Alois Lexa von Aehrenthal del dicembre stesso anno, dice:

“a riguardo dell’Italia, il ministro sembra in errore perché fa troppo scarso conto delle forze armate dell’Italia, . . . . gli accennai che gli italiani fanno notevoli sforzi in terra e sul mare e ci sorpasseranno presto in fatto di artiglieria e di fortificazioni”.[4]

 

(segue con post in data 29 febbraio 2024)



[1] Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, Sunto degli studi compiuti e dell’azione esplicata dal Comando del Corpo di Stato Maggiore per la difesa dello Stato dal 1906 ad oggi, 1 gennaio 1908, Cartella F4, Ordinamento e Mobilitazione, Cartella 116 F9 Commissione Difesa, Cartella R 1; Cartella G23 Scacchiere Occidentale R1, Bista 165 fascicolo 4

[2] L’invio di forze sul fronte francese in caso di guerra da parte dell’Italia e dell’Austria rappresentò sempre una spina nel fianco nei piani generali francesi. Nel corso della guerra questo pericolo non si palesò, primo perché l’Italia scese in campo a fianco dell’Intesa, secondo perché l’Austria, come vedremo, agli inizi del 1918 non  attuò la decisione suggerita dai vertici militari, ovvero mandare il grosso dell’Esercito imperiale in Francia. La storia non si scrive con i se, ma la Battaglia della Marna avrebbe avuto un esito forse diverso con la presenza sul fronte francese di 3 o 4 corpi d’armata italiani come la grande offensiva tedesca della primavera del 1918 avrebbe forse avuto un esito diverso con l’equivalente di 76 divisioni inviate dall’Austria, tenute ferme sul fronte italiano

[3] Konrad von Hotzendorf F., Aus meiner Dienstzeit, Wien, Rikota, 1922

[4] Ibidem

[5] Ibidem

[6] Ibidem

[7] Ibidem

[8] Ibidem

[9] Ibidem

[10] Ibidem

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