o Gli assi
Il primo conflitto mondiale registrò la nascita di una
nuova figura di combattente, il pilota militare. Egli
aveva il privilegio di potersi confrontare con il nemico negli spazi sconfinati
del cielo, al di sopra degli orrori della guerra di trincea. In
particolare, per i piloti da caccia, che combattevano da soli sul proprio aeroplano,
prese forma un’identità particolare ed un’etica tipica, nettamente distinta da quella dei soldati di
terra o di mare, che poteva storicamente trovare riscontro nell’ideale della
vita al servizio del popolo che animava il cavaliere medievale. Non a caso,
molti dei primi piloti provenivano dai reparti di cavalleria, e ad
imitazione dell'antico codice quivi esistente, uniformarono i propri comportamenti
in aria a quegli antichi sentimenti di onore e galanteria. Tali sentimenti furono ampiamente
pubblicizzati dalla stampa dei diversi paesi, allo scopo di catalizzare su
figure precise l'attenzione dell'opinione pubblica, e servirsene a fini di
propaganda.
Tra gli esempi di comportamenti cavallereschi da parte
dei piloti, c'era l'abitudine di segnalare allo schieramento nemico il
ritrovamento della salma di un pilota avversario, in modo che potesse essere recuperata
e inumata con gli onori che si riservano ad un eroico combattente, oppure, come
nel caso di Manfred von Richtofen, di provvedere direttamente alle esequie
militari, dando comunicazione del luogo dove si sarebbe trovata la sepoltura.
Era inoltre d'uso costringere un pilota nemico in evidente situazione di
inferiorità, o che avesse terminato le munizioni e non potesse più difendersi,
ad atterrare dietro le proprie linee del fronte in modo che potesse essere
catturato, piuttosto che abbatterlo mettendone inutilmente a rischio la vita
nel momento in cui era ormai divenuto inerme.
Tali comportamenti non sopravvissero però a lungo alla
crudezza del conflitto. Lo stesso Barone Rosso, dopo aver rischiato di essere
ucciso dal pilota di un aereo che aveva costretto ad atterrare e seguito a
terra, prese l'abitudine di continuare a seguire in picchiata gli aerei
colpiti, assicurandosi che si schiantassero al suolo; comportamento che fu a
lungo interpretato come personale spietatezza e gusto del sangue.
Per la prima volta fu possibile anche per ufficiali e
sottufficiali di grado inferiore raggiungere un'ampia notorietà presso
l'opinione pubblica della propria nazione, ruolo tradizionalmente riservato ai
generali. Specialmente per i cosiddetti "assi" (quei
piloti che, come già detto, raggiungevano un numero minimo di cinque vittorie
in combattimento), la notorietà si formò rapidamente un vasto consenso di
pubblico.
Sulla base di vittorie regolarmente riconosciute
venne stilata e tenuta aggiornata la classifica che registrava l'elenco dei
piloti, considerati “assi”. Baracca
con trentaquattro successi fu l'Asso degli
assi della nostra Caccia nella prima guerra mondiale.
Come detto, l'abbattimento di cinque aerei avversari
dava diritto al titolo di “asso”.
Tale performance aveva caratteri di eccezionalità all'inizio del conflitto e la
mantenne fino al 1917, quando la relativamente esigua quantità di aerei
operativi sui campi di battaglia rendeva difficile raggiungere tale exploit
anche ai piloti più esperti e capaci. Nel 1918 in particolare, invece, la
quantità di aerei che si confrontavano nei cieli era di gran lunga superiore.
Se questo dava da un lato agli “assi”
consolidati l'opportunità di accrescere il proprio numero di vittorie, ed ai
piloti meno esperti di salire rapidamente la scala della popolarità,
dall'altro, esponeva tutti i piloti, “assi”
compresi, ad un crescente stress operativo. La probabilità per un “asso” di essere abbattuto anche da un
colpo fortunato di un pilota molto meno esperto salì proporzionalmente al
numero di missioni volate. Di fatto, molti dei piloti di punta, che avevano caratterizzato
la prima fase delle ostilità, trovarono la morte in combattimento durante il
1918.
L’attribuzione della vittoria seguiva tecnicalità
individuate in maniera diversa dai differenti paesi in guerra, affinché essa
venisse attribuita in modo oggettivo a chi la aveva effettivamente conseguita e
non ad altri aviatori che poteva dichiarare vittorie semplicemente
perché stavano sparando anch’essi in direzione di un velivolo avversario che
risultava comunque colpito, danneggiato o abbattuto non si sa bene da chi in
combattimenti aerei che erano spesso molto caotici.
Gli
abbattimenti rivendicati dai piloti italiani venivano confermati sempre da
testimoni oculari che avevano assistito al combattimento sia da terra sia
in volo. A ciò doveva aggiungersi il riconoscimento del velivolo avversario
giunto a terra (precipitando o compiendo un atterraggio forzato perché non più
in grado di volare). Per questo molte vittorie, per le quali non era
disponibile la posizione a terra dell’avversario abbattuto, non venivano
confermate. Ai piloti italiani era riconosciuta anche la vittoria “in collaborazione” che veniva attribuita
al pilota, tra tutti quelli che avevano comunque colpito l’aereo avversario,
che ne aveva causato l’effettivo abbattimento.
La
Germania
fu sempre il paese con il sistema più rigoroso per accreditare le vittorie
aeree a un pilota. Poiché la maggior parte dei combattimenti aerei avvenivano
sopra il fronte terrestre, le vittorie aeree venivano assegnate ai piloti
tedeschi solo ed esclusivamente se confermate dai reparti a terra dell'Esercito tedesco, che avevano assistito
all'abbattimento dell'aereo nemico. Il sistema era talmente rigido che, come
conseguenza, tutti i piloti subirono il mancato riconoscimento di diverse
vittorie aeree semplicemente perché l'Esercito non era stato in grado di confermarle.
La testimonianza dei compagni di squadriglia non era ritenuta valida.
Diversamente,
gli inglesi, se l'Esercito britannico non poteva darne conferma,
accreditavano la vittoria aerea tenendo conto anche delle testimonianze dei
compagni di squadriglia del pilota che la dichiarava.
Gli statunitensi presero attivamente parte al primo
conflitto mondiale solo dal 1917. Per enfatizzare la collaborazione fra
compagni di squadriglia, nelle Forze Aeree USA contavano anche le "vittorie parziali", cioè se un
aereo nemico era abbattuto in collaborazione fra due compagni di squadriglia, a
ciascuno di essi veniva accreditata "mezza
vittoria" aerea. Ci furono molti casi in cui tre piloti concorsero a
un abbattimento, pertanto ognuno venne accreditato di "un terzo di vittoria aerea". Le
"mezze vittorie" o i "terzi di vittoria" venivano
cumulati dai piloti, per cui due "mezze
vittorie" contavano come “una
vittoria” aerea. La somma totale faceva accedere e/o salire il pilota nella
graduatoria degli “assi”.
Per la conferma delle vittorie, comunque, era sufficiente
la testimonianza dei compagni di squadriglia. Nel caso delle "mezze vittorie", veniva perfino
accettata la testimonianza di ciascuno dei due piloti che le condividevano.
(Antonio Daniele)
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