venerdì 20 dicembre 2019

I distintivi da berretto austro ungarici 3


I Distintivi da berretto austroungarici. Artiglieria da Campagna . Utilizzata anche l'immagine di Santa Barbara protrettrice anche degli Artiglieri. (post precedenti in data 20 novembre e 20 ottobre 2019)

martedì 10 dicembre 2019

La Tattica nella Grande Guerra 3


“ L'opera degli organi tecnici subentra e si svolge colla voluta iniziativa solo dopo che il problema tattico sia stato pienamente risolto e per tradurre in atto la soluzione”. Sempre in aprile il generale Cadorna si sentì obbligato ad insistere sull'abbandono delle posizioni di nessuna reale utilità e tatticamente infelici, vale a dire in condizioni tali da non poter presentare una efficace resistenza ad un attacco nemico (62), perché episodi recenti nei settori della 3^ e della 4^ armata ed in quello del corpo di Gorizia gli avevano confermato la inosservanza delle direttive da lui impartite in materia. Sui criteri generali per l'azione difensiva in montagna (63), volle scrivere una apposita circolare perché fosse chiaro che: i caposaldi dovessero essere investiti sulle posizioni più elevate e le cortine lungo i fianchi delle valli saldamente appoggiate ai caposaldi stessi; le caverne esistenti dovessero essere considerate come le naturali  posizioni delle armi e i naturali ricoveri del personale; i reticolati dovessero avere profondità e complessità minori di quelli schierati su altre fronti e dovessero essere ben occultati negli avvallamenti e nelle depressioni del terreno (reticolato basso 70 cm, a larghe maglie) e costituiti o completati con accidenti topografici e con frane. Inviati i comandanti a “ reagire severamente contro la tendenza, da me più volte osservata e condannata, a subordinare la scelta del terreno, su cui far sorgere le difese, non più al giudizio tattico, ma all la possibilità tecnica di tradurre in alto un disegno costruttivo preconcetto”, il generale Cadorna si intrattenne su tutte le particolarità della montagna e sui riflessi che esse hanno, oltre che sui caposaldi, sulle cortine e sui fiancheggiamenti, sulla neutralizzazione degli angoli morti, sul ricorso alle sistemazioni in contropendenza quando le creste sottili non consentano profondità alla difesa, sul ricorso agli elementi traditori (mitragliatrici dissimulate nelle pieghe del terreno) che in montagna hanno una funzione preziosissima, sui collegamenti fra gli osservatori ed i posti di comando, sui ripari contro il bombardamento (caverne a più sbocchi, pareti di roccia quasi verticali). Le ultime direttive di rilievo impartite dal generale Cadorna sull'azione difensiva furono quelle contenute nella circolare Ammaestramenti tattici (64) del luglio 1917 nella quale ebbe a confermare che: gli attacchi nemici devono essere soffocati fin dal loro nascere; se il tiro di sbarramento è fulmineo, qualsiasi attacco deve fallire; “ anche se le prime ondate dell'attacco del nemico dovessero, per eccezionali circostanze, raggiungere la prima linea, l'attacco deve essere egualmente soffocato, isolando al tiro di sbarramento le ondate successive, il che consentirà di sopraffare le più avanzate con immediato contrattacco”; il contrattacco per poter riuscire immediato deve essere minutamente predisposto e deve essere sferrato con ripari agili, decisivi, aventi sicura conoscenza del terreno; gli sbocchi delle caverne devono essere facili, multipli e difesi da mitragliatrici e “qualora, per imprevedibili ragioni, il nemico avesse a raggiungere una nostra caverna prima che le truppe ne siano interamente sboccate, i rimasti devono difendersi fino all'estremo giacché lasciarsi catturare senza resistenza entro le caverne equivale a volontario passaggio al nemico; ed infine concludeva che “ l'eventuale perdita di un tratto di linea non deve assolutamente indurre allo sgombero dei tratti contigui e tanto meno dell'intera linea” perché gli effetti dell’irruzione dovevano restare circoscritti al tratto di fronte perduto e l'irruzione stessa doveva essere arginata, con calma e fermezza, mediante l'occupazione dei camminamenti attivi.
(Da. Filippo Stefani, Storia della Dottrina e degli ordinamenti dell'Esercito Italiano) Continua con post in data 10 gennaio 2020

mercoledì 20 novembre 2019

domenica 10 novembre 2019

La Tattica nella Grande Guerra 2

Sulla fronte italiana, fino a quasi tutto il 1917, la concezione, l'organizzazione e la condotta della difesa restarono aderenti alle istruzioni emanate dal generale Cadorna nell'aprile e nel luglio del 1916, senza modificare la sostanza concettuale delle istruzioni fondamentali, ne aggiornarono e perfezionarono i contenuti a mano a mano che la constatazione dei fatti veniva suggerendo la necessità di insistere su determinati argomenti, di darne interpretazioni più esatte, d’introdurre innovazioni organizzative e tecniche derivanti dalla propria ed altrui esperienza (54) con particolare riferimento alla difesa antiaerea (55), alla difesa dei gas (56), al mascheramento delle opere campali, dei magazzini e dei depositi (57) ed all'impiego e all'addestramento delle specialità della fanteria e dei reparti di assalto (58). Frequenti furono durante il 1917 i ritorni del generale Cadorna anche sui criteri tattici e tecnici dell'azione difensiva. In gennaio, ribadita la necessità assoluta di assicurare il fiancheggiamento delle trincee, tracciandole a successivi salienti e rientranti e non mai a lunghi tratti rettilinei (59), si soffermò a lungo sul concetto della “ sistemazione in profondità di diverse successive posizioni a distanze variabili fra l'una e l'altra, subordinatamente alle peculiari caratteristiche del terreno, ma di massima, quando è possibile, dai 2 ai 3 km circa, ed anche più” e sul concetto della “ costituzione di ogni posizione a caposaldi, sistemata, compresi i caposaldi stessi, a linee successive, riunite da numerosi camminamenti in parte attivi e muniti, nei punti convenienti e singolari, di organi di fiancheggiamento per uno sviluppo di intenso fuoco su compartimenti della sistemazione”. In marzo una nuova circolare sull'azione difensiva (60) confermò che, “ non consentendo la qualità di artiglieria e di mezzi aerei di cui disponiamo di effettuare un fuoco di controbatteria così nutrito ed efficace che valga ridurre al silenzio le artiglierie avversarie “, era giocoforza far convergere il tiro del maggior numero possibile di batterie sulle fanterie pronte all'attacco in modo da soffocarlo prima ancora che si pronunzi. La stessa circolare, inoltre, sottolineò nuovamente la necessità: dello scaglionamento delle mitragliatrici; del costituzione di centri di resistenza lateralmente o immediatamente dietro ai tratti sui quali il nemico avesse ottenuto con il fuoco di preparazione i maggiori effetti di distruzione; della creazione, nelle trincee avanzate, di facili sbocchi di uscita in modo che esse non abbiano a rappresentare pericolosa insidia per i difensori che le occupano; del mantenimento nelle trincee avanzate sottoposte al tiro di distruzione di pochi uomini scelti, appostati in nicchie, ben inquadrati e costantemente sorvegliati da cambiare frequentemente e prima che il fuoco avversario ne abbia fiaccata ogni energia. La circolare concludeva: “ Da tutto ciò emerge come nella difensiva -  oltre alla ferma volontà di non cedere nessun palmo di terreno - si richieda conveniente organizzazione delle posizioni, giudiziosa distribuzione delle forze e perfetto collegamento fra batteria ed artiglieria;  ma sopra tutto, opera vigile, assidua ed intelligente dei capi, i quali non debbono subire la volontà dell'avversario; bensì, come nel combattimento offensivo, guidare l'azione”. Nell'aprile il generale Cadorna, con breve nota, tornò a ribadire che l’essenza del problema difensivo è essenzialmente di carattere tattico (61) per cui la scelta delle linee, gli tracciamento delle difese, la scelta delle posizioni per artiglieria, la determinazione dei fiancheggiamenti “ rappresentano una serie di problemi tattici, il cui fattore essenziale è l'impiego delle truppe e delle artiglierie in relazione al terreno ed il cui esame è perciò di stretta competenza del comandante delle truppe”. (Da Filippo Stefani, Stroia della Dottrina e degli Ordinamenti dell'Esercito Italiano) continua con post in data 10 dicembre 2019.

domenica 20 ottobre 2019

I distintivi da berretto austro ungarici 1

Il volume riporta la raccolta dei distintivi da berretto dell'Esercito della Duplice Monarchia in tutte le sue componenti. Sono oltre 1800 distintivi compiutamente catalogati ed ognuno indicante il reparto che lo ha prodotto ed utilizzato. In modo indiretto il volume è un bel esempio di Storia degli ordinamenti in quanto elenca tutti i reparti, fino a livello di compagnia/batteria/squadrone della organizzazione militare austroungarica nella Prima guerra mondiale. (continua con post in data 20 novembre 2019)

giovedì 10 ottobre 2019

La Tattica nella Grande Guerra 1


Occorre armonizzare l'azione contro la fanteria con quella intesa a demolire gli altri mezzi di offesa (osservatori, lanciabombe, batterie, ecc.) cercando però sempre di conservare il maggior numero di artiglierie per agire di sorpresa contro la fanteria nel momento in cui si scopre per l'attacco; lo shrapnel è nella difensiva il proietto principale. Nell'istruzione sull'impiego della fanteria, un apposito capitolo fu dedicato al servizio di trincea dove, tra l'altro, si insisteva sulla necessità di tenere in trincea le forze strettamente indispensabili, di curare la sicurezza con poche truppe ma non stanche, di garantire l'osservazione delle linee nemiche, di sviluppare le piccole azioni di trincea svolte da pattuglie o da riparti audaci, di compiere i lavori fortificatori secondo le tecniche prescritte e di avvicendare le truppe frequentemente.
Nella seconda metà del 1917 i tedeschi impressero una nuova svolta all’azione difensiva: articolarono la posizione difensiva in 3 zone aventi ciascuna una funzione diversa; organizzarono e sistemarono le difese con maggiore riguardo all'idea direttrice della manovra da condurre di volta in volta che non alle formule e agli schemi stereotipati della dottrina; esaltarono la caratteristica della reattività destinando le riserve per distruggere le penetrazioni anziché per riconquistare le posizioni perdute. La prima zona - zona di copertura che oggi denominiamo zona di sicurezza - ebbe il compito di impedire e di contrastare la sorpresa ed i colpi di mano; la seconda zona di combattimento - che oggi denominiamo posizione di resistenza - quello di arrestare l'attacco mediante l'impiego degli elementi attivi e passivi dispersi in superficie, ma tatticamente bene collegati; la terza - che oggi denominiamo posizione di contenimento - scelta a non meno di 3-4 km dalla seconda e organizzata e sistemata sommariamente, ebbe la funzione di riserva fortificata per impedire il dilagamento in profondità dell'attacco ad avvenuta rottura della zona di combattimento. “La zona di combattimento è costituita di un complesso di reti di trincee multiple, camminamenti, punti di appoggio, profondo parecchi chilometri e diviso in settori, distanti l'uno dall'altro non meno di 3 km. La differenza tra questa concezione fortificatoria e quella del 1916 è radicale. Giova, ancora, avvertire che l'organizzazione di tali zone, più che dalle forme del terreno, dipende dall'idea direttrice posta a base della manovra difensiva prevista. Inoltre, circostanza assai importante, si ritorna sul concetto di destinare numerose mitragliatrici nelle prime linee da tenere fortemente…. La zona avanzata è portata, nel 1918, a più di 1.000 m., dove il terreno lo consente e le truppe ad essa destinate - avamposti veri e propri - devono essere appoggiate sul fianco della zona principale e ritirarsi di fronte al progresso dell'attacco su quest'ultima a priori fissata” (53).
Siamo di fronte ad un modo nuovo d’intendere la difesa al quale in breve tempo si uniformarono, nei criteri se non nelle modalità, tutti gli eserciti della fronte occidentale e di quella italiana ed al quale continueranno ad ispirarsi tutte le concezioni difensive future tra la prima e la seconda guerra mondiale e dopo.
(Da Filippo Stefani, Stroia dedella Dottrian e degli ordinamenti dell'Esercito Italiano):

mercoledì 25 settembre 2019

QUADERNI DEL NASTRO AZZURRO n. 4 del 2018 Copertine



ANNO LXXX, Supplemento IX, 2018, n. 4
In Copertina
Medaglia della Vittoria coniata e firmata da Luciano Zaniella
prodotta in tiratura limitata
67 mm di diametro e pesa 140 grammi
Disponibile in bronzo similoro
E' possibile richiederla alla Presidenza dell'Istituto del Nastro Azzurro

contatti: quaderni.cesvam@istitutonastroazzurro.org



venerdì 20 settembre 2019

QUADERNI DEL NASTRO AZZURRO Sommario e Nota Redazionale

 SOMMARIO
 Anno LXXIX, Supplemento IX, 2018, n. 4, 10° della Rivista “Quaderni”  www.istitutodelnastroazzurro.it indirizzo:centrostudicesvam@istitutonastroaz zurro.org 

Editoriale del Presidente.  Carlo Maria Magnani: 


IL MONDO DA CUI VENIAMO: LA MEMORIA           

APPROFONDIMENTI 

AA.VV, La Battaglia di Vittorio Veneto. Ricostruzione ed Analisi.
Luigi Marsibilio, La Battaglia di Vittorio Veneto 
Osvaldo Biribicchi, Comando Supremo Regio Esercito. Le truppe italiane negli altri campi della Grande Guerra 
Massimo Coltrinari, Un elenco Glorioso. Le Armate Italiane a Vittorio Veneto nella versione del Comando Supremo.
 Alessia Biasiolo, L’Impero italiano in epoca fascista 

DIBATTITI 
Giovan Battista Birotti, Soldati e contadini. L’Esercito giapponese nel periodo Meiji (1868-1912)

ARCHIVIO 
Redazionale, Chiara Mastroantonio, Lo Statuto della Legione AzzurraPag.00 

MUSEI,ARCHIVI E BIBLIOTECHE 

Alessio Pecce, Giulio Moresi, aspirante ufficiale, bersagliere, caduto il 17 agosto  1917 sull’Hermada, sul Carso. Il Ricordo  

Posteditoriale: Antonio Daniele, Il Calendario azzurro per il 2019

IL MONDO IN CUI VIVIAMO: LA REALTA’ DI OGGI 

UNA FINESTRA SUL MONDO Sandra Milani, L’uso delle sostanze stupefacenti come strategia nella guerra e nel terrorismo islamico

GEOPOLITICA DELLE PROSSIME SFIDE Luca Bordini, Riflessioni sulla comunicazione digitale delle Forze Armate 

Autori. Hanno collaborato a questo numero.
Articoli di Prossima Pubblicazione
Segnalazioni Librarie. 

CESVAM NOTIZIE Centro Studi sul Valore Militare 

I “Quaderni on Line”, Supplemento on Line, Anno 5°, V, 2018,  Maggio 2018, n. 30 
I “Quaderni on Line”, Supplemento on Line, Anno 5°, VI, 2018  Giugno 2018, n.31.
I “Quaderni on Line”, Supplemento on Line, Anno 5°, VII, 2018, Luglio 2018, n. 32

“Quaderni” on line sono su: www.valoremilitare.blogspot.com 

PER FINIRE Massimo Coltrinari,  Il Valore Militare attraverso le Cartoline Militari ed oltre 

Nota redazionale: Il seguito di riflessioni in questo fine anno non può portare che ad aggiustamenti sulla attività del CESVAM. Si dovrà porre maggiore attenzione alle attività esterne del CESVAM stesso e porre delle pregiudiziali di collaborazione che siano allineate al livello di ambizione del CESVAM. Il dibattito che necessariamente deve esistere all’interno deve passare attraverso una distinzione. L’Istituto del Nastro Azzurro ha due componenti che lo distinguono dalle altre Associazioni 
Combattentistiche.  La prima. È quella dell’associazionismo combattentistico” in cui è necessario porre alla base la componente militare, quella di chi ha mostrato il proprio valore militare e gli è stato riconosciuto, quella associativa e in parte reducistica. Tutti elementi che fanno capo, almeno per i militari, alla legge dei Principi del 1977 che deve animare ogni militare della Repubblica se si vuole definire tale. In pratica è una funzione verso l’interno dell’Istituto, nelle sue componenti ed articolazioni.  La seconda. Quella di Ente Morale, che deve ispirare l’azione dell’Istituto del Nastro Azzurro al pari dei suoi similari (Istituto della Previdenza Sociale, Istituto per la Storia del Risorgimento, Croce Rossa, ecc.) in cui la componente militare è sempre presente, in cui emerge quella di chi ha mostrato il proprio valore militare, ma non gli è stato riconosciuto ufficialmente con le previste decorazioni e modalità, in cui emergono in oltre misura la disponibilità, l’altruismo, il senso di appartenenza, le tradizione militari dei Corpi e delle Unità, il senso del servizio, e soprattutto la volontà di portare i principi statutari anche verso l’esterno, verso le componenti della società civile, le nuove e le vecchie generazioni, nelle forme più efficaci. In pratica è una funzione verso l’esterno dell’Istituto.  Fra le due componenti vi deve essere sinergia, armonia, collaborazione. Occorre in tutti i modi che non emergano contrasti, invidie, contrapposizioni, prese di posizioni imposte, intolleranza. Qualora queste emergessero sarebbe un gravissimo errore quello di affrontarle di petto, con ”fieri ed animati accenti”; più opportuno ed intelligente sarebbe la soluzione che adotti pazienza, silenzio, comprensione e soprattutto mettere spazio e tempo per spegnere ogni fuoco o fuocarello. A questo proposito viene in aiuto Italo Calvino, il quale scrive in “Le città invisibili” 

L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se n’è uno, è quelle che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne: il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione ed apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in merito all’inferno, non è l’inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”