martedì 10 dicembre 2019

La Tattica nella Grande Guerra 3


“ L'opera degli organi tecnici subentra e si svolge colla voluta iniziativa solo dopo che il problema tattico sia stato pienamente risolto e per tradurre in atto la soluzione”. Sempre in aprile il generale Cadorna si sentì obbligato ad insistere sull'abbandono delle posizioni di nessuna reale utilità e tatticamente infelici, vale a dire in condizioni tali da non poter presentare una efficace resistenza ad un attacco nemico (62), perché episodi recenti nei settori della 3^ e della 4^ armata ed in quello del corpo di Gorizia gli avevano confermato la inosservanza delle direttive da lui impartite in materia. Sui criteri generali per l'azione difensiva in montagna (63), volle scrivere una apposita circolare perché fosse chiaro che: i caposaldi dovessero essere investiti sulle posizioni più elevate e le cortine lungo i fianchi delle valli saldamente appoggiate ai caposaldi stessi; le caverne esistenti dovessero essere considerate come le naturali  posizioni delle armi e i naturali ricoveri del personale; i reticolati dovessero avere profondità e complessità minori di quelli schierati su altre fronti e dovessero essere ben occultati negli avvallamenti e nelle depressioni del terreno (reticolato basso 70 cm, a larghe maglie) e costituiti o completati con accidenti topografici e con frane. Inviati i comandanti a “ reagire severamente contro la tendenza, da me più volte osservata e condannata, a subordinare la scelta del terreno, su cui far sorgere le difese, non più al giudizio tattico, ma all la possibilità tecnica di tradurre in alto un disegno costruttivo preconcetto”, il generale Cadorna si intrattenne su tutte le particolarità della montagna e sui riflessi che esse hanno, oltre che sui caposaldi, sulle cortine e sui fiancheggiamenti, sulla neutralizzazione degli angoli morti, sul ricorso alle sistemazioni in contropendenza quando le creste sottili non consentano profondità alla difesa, sul ricorso agli elementi traditori (mitragliatrici dissimulate nelle pieghe del terreno) che in montagna hanno una funzione preziosissima, sui collegamenti fra gli osservatori ed i posti di comando, sui ripari contro il bombardamento (caverne a più sbocchi, pareti di roccia quasi verticali). Le ultime direttive di rilievo impartite dal generale Cadorna sull'azione difensiva furono quelle contenute nella circolare Ammaestramenti tattici (64) del luglio 1917 nella quale ebbe a confermare che: gli attacchi nemici devono essere soffocati fin dal loro nascere; se il tiro di sbarramento è fulmineo, qualsiasi attacco deve fallire; “ anche se le prime ondate dell'attacco del nemico dovessero, per eccezionali circostanze, raggiungere la prima linea, l'attacco deve essere egualmente soffocato, isolando al tiro di sbarramento le ondate successive, il che consentirà di sopraffare le più avanzate con immediato contrattacco”; il contrattacco per poter riuscire immediato deve essere minutamente predisposto e deve essere sferrato con ripari agili, decisivi, aventi sicura conoscenza del terreno; gli sbocchi delle caverne devono essere facili, multipli e difesi da mitragliatrici e “qualora, per imprevedibili ragioni, il nemico avesse a raggiungere una nostra caverna prima che le truppe ne siano interamente sboccate, i rimasti devono difendersi fino all'estremo giacché lasciarsi catturare senza resistenza entro le caverne equivale a volontario passaggio al nemico; ed infine concludeva che “ l'eventuale perdita di un tratto di linea non deve assolutamente indurre allo sgombero dei tratti contigui e tanto meno dell'intera linea” perché gli effetti dell’irruzione dovevano restare circoscritti al tratto di fronte perduto e l'irruzione stessa doveva essere arginata, con calma e fermezza, mediante l'occupazione dei camminamenti attivi.
(Da. Filippo Stefani, Storia della Dottrina e degli ordinamenti dell'Esercito Italiano) Continua con post in data 10 gennaio 2020

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