“ L'opera degli organi tecnici
subentra e si svolge colla voluta iniziativa solo dopo che il problema tattico
sia stato pienamente risolto e per tradurre in atto la soluzione”. Sempre in
aprile il generale Cadorna si sentì obbligato ad insistere sull'abbandono delle
posizioni di nessuna reale utilità e tatticamente infelici, vale a dire in condizioni tali da non poter presentare
una efficace resistenza ad un attacco nemico
(62), perché
episodi recenti nei settori della 3^ e della 4^ armata ed in quello del corpo
di Gorizia gli avevano confermato la inosservanza delle direttive da lui
impartite in materia. Sui criteri generali per l'azione difensiva in montagna
(63), volle scrivere una apposita circolare perché fosse chiaro che: i
caposaldi dovessero essere investiti sulle posizioni più elevate e le cortine
lungo i fianchi delle valli saldamente appoggiate ai caposaldi stessi; le
caverne esistenti dovessero essere considerate come le naturali posizioni
delle armi e i naturali ricoveri del personale; i reticolati dovessero avere
profondità e complessità minori di quelli schierati su altre fronti e dovessero
essere ben occultati negli avvallamenti e nelle depressioni del terreno
(reticolato basso 70 cm, a larghe maglie) e costituiti o completati con accidenti
topografici e con frane. Inviati i comandanti a “ reagire severamente contro la tendenza, da
me più volte osservata e condannata, a
subordinare la scelta del terreno, su cui far sorgere le difese, non più al
giudizio tattico, ma all la possibilità tecnica di tradurre in alto un disegno
costruttivo preconcetto”, il generale Cadorna si intrattenne su tutte le
particolarità della montagna e sui riflessi che esse hanno, oltre che sui
caposaldi, sulle cortine e sui fiancheggiamenti, sulla neutralizzazione degli
angoli morti, sul ricorso alle sistemazioni in contropendenza quando le creste
sottili non consentano profondità alla difesa, sul ricorso agli elementi
traditori (mitragliatrici dissimulate nelle pieghe del terreno) che in montagna
hanno una funzione preziosissima, sui
collegamenti fra gli osservatori ed i posti di comando, sui ripari contro il
bombardamento (caverne a più sbocchi, pareti di roccia quasi verticali). Le
ultime direttive di rilievo impartite dal generale Cadorna sull'azione
difensiva furono quelle contenute nella circolare Ammaestramenti tattici (64) del luglio 1917 nella quale ebbe
a confermare che: gli attacchi nemici devono
essere soffocati fin dal loro nascere; se il tiro di sbarramento è fulmineo,
qualsiasi attacco deve fallire; “ anche se le prime ondate dell'attacco
del nemico dovessero, per eccezionali circostanze, raggiungere la prima linea,
l'attacco deve essere egualmente soffocato, isolando al tiro di sbarramento le
ondate successive, il che consentirà di sopraffare le più avanzate con
immediato contrattacco”; il contrattacco per poter riuscire immediato deve essere minutamente predisposto e
deve essere sferrato con ripari
agili, decisivi, aventi sicura conoscenza del terreno; gli sbocchi delle caverne devono
essere facili, multipli e difesi da
mitragliatrici e “qualora, per imprevedibili ragioni, il nemico avesse a
raggiungere una nostra caverna prima che le truppe ne siano interamente
sboccate, i rimasti devono difendersi fino all'estremo giacché lasciarsi
catturare senza resistenza entro le caverne equivale a volontario passaggio al
nemico; ed infine concludeva che “ l'eventuale perdita di un tratto di linea
non deve assolutamente indurre allo sgombero dei tratti contigui e tanto meno
dell'intera linea” perché gli effetti dell’irruzione dovevano restare
circoscritti al tratto di fronte perduto e l'irruzione stessa doveva essere
arginata, con calma e
fermezza,
mediante l'occupazione dei camminamenti
attivi.
(Da. Filippo Stefani, Storia della Dottrina e degli ordinamenti dell'Esercito Italiano) Continua con post in data 10 gennaio 2020
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