Nave da Battaglia "Benedetto Brin"
Sulla
base della cinquantennale esperienza della Triplice, gli Austriaci da sempre,
ma in particolar modo dal decennio precedente lo scoppio della Grande Guerra
svilupparono in Italia una rete di spionaggio e sabotaggio degna di nota e
sempre più fitta con ramificazioni di spie, agenti, informatori e simpatizzanti
in ogni strato della società italiana degno di interesse. Rete che aveva i suoi
appoggi sia nel campo socialista ma soprattutto cattolico, entrambi volti ad
assecondare gli austriaci, anche se per ragioni diverse. Rete che arrivava ad
avere agenti anche nel parlamento italiano, nel vasto strato di simpatizzanti
triplicisti, nel mondo giolittiano e dei neutralisti in genere eg infine solidi
appoggi nel mondo cattolico, con l’eclatante esempio di Mons. Rudolph Gerlach,
cameriere segreto partecipante di Benedetto XIV, suo protetto ed uomo di
fiducia, che molte prove portano a ritenerlo uno dei capifila di questa rete.
Un aspetto questo della Grande Guerra a cui si è prestato poca attenzione, ma
che incise molto sugli eventi della guerra, come i colpi inferti alla Regia
Marina stanno a dimostrare.
Infatti
la Regia Marina ebbe a perdere nel settembre 1915 la nave da battaglia
“Benedetto Brin”. Ancorata nel porto di Brindisi e nel marzo del 1916 un'altra
nave da battaglia, la “Leonardo da Vinci” sempre in porto, questa volta a
Taranto. Altre navi come la Giulio Cesare e la Duilio sarebbero state colpite,
se l’azione del nostro controspionaggio navale non fu tale da annientare gli
agenti ed i sabotatori, che risultarono essere tutti italiani. Per questi due
anni, l’azione dei sabotatori austriaci fu per Vienna uno dei maggiori successi
nel 1915 e nel 1916.
(centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org)
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