lunedì 10 agosto 2020

La Tattica nella Grande Guerra 11


L'esecuzione dell'attacco deve essere condotta colla massima risolutezza e colla ferma volontà di conquistare le posizioni nemiche, a qualunque costo. Sono condizioni importantissime per la riuscita dell'azione: l'assegnazione di un compito ben definito ad ogni riparto, l'irruenza e la subitaneità dell'assalto alle prime trincee possibilmente senza un colpo di fucile, la simultaneità e la sorpresa dell'uscita di tutti gli uomini di ciascuna ondata della trincea con l'unità destinata a costituire l'ondata successiva, la successione delle ondate senza attendere che l’antistante richieda il soccorso della retrostante, il collegamento e la cooperazione tra i reparti, il non fermarsi nelle trincee avversarie, ma di superarle ed il riordinarsi al di là di esse, l'audacia nell'impiego delle mitragliatrici che debbono muovere con una delle prime ondate verso le ali della fronte d'attacco, la tempestività e l'adeguatezza delle riserve. Il mantenimento delle posizioni conquistate è spesso più difficile della stessa conquista: il terreno strappato all'avversario a prezzo di sangue, non si deve più vedere; retrocedendo si subiscono perdite maggiori che restando sul posto. A tale fine occorre: provvedere alla vigilanza specialmente sui fianchi, riordinare subito i reparti, accelerare l'arrivo di truppe fresche, ricavare o costruire al più presto ripari e difese accessorie, stabilire immediatamente i collegamenti, predisporre i reparti che debbono fronteggiare i contrattacchi nemici, provvedere al rifornimento delle munizioni ed agli sgomberi, impiegare l'artiglieria per i ritiri di interdizione sulla zona dalla quale muovevano i contrattacchi nemici o di controbatteria sulle artiglierie che cercano di rendere intenibile la linea raggiunta. La forza e la formazione delle ondate vanno stabilite in relazione al terreno, alla fortificazione nemica, alla larghezza delle brecce aperte ed alla situazione particolare dell'avversario. Un reggimento può formare due linee (2  battaglioni, uno di fianco all'altro in 1^ linea, ed uno in 2^) oppure tre linee (un battaglione in 1^ linea, uno in rincalzo in 2^ linea, un battaglione in riserva in 3^ linea); i battaglioni di 2^ e 3^ linea vanno impiegati per rinvigorire l'azione della prima linea contro l'obiettivo a questa assegnato, oppure per proseguire l'attacco al di là di tale obiettivo, ovvero ancora per ricacciare i contrattacchi. Ciascuno dei battaglioni può formare, ad esempio, 4 andate: ciascuna di queste di 4 plotoni (1^ ondata: 2 plotoni della 1^ e 2 plotoni della 2^ compagnia: 2^ ondata: 2 plotoni della 1^ e 2 plotoni della 2^ compagnia; 3^ ondata: 2 plotoni della 3^ e 2 plotoni della 4^compagnia; 4^ ondata: 2 plotoni della 3^ e 2 plotoni della 4^ compagnia). La compagnia che ha 2 plotoni nella 1^ e 2 nella 2^ ondata assume una fronte da 100 a 150 m; il battaglione che ha due compagnie ripartite fra le prime due ondate e 2 compagnie in rincalzo ha una fronte da 200 a 300 m, se ha tre compagnie ripartite fra le prime 2 ondate ed una compagnia in rincalzo può assumere una fronte da 300 a 450 m (densità di un uomo per metro o di due uomini su 3 m). Le formazioni da adottare sono quelle che evitano l’affollamento delle truppe contro gli ostacoli, perciò, sempre che possibile, i reparti saranno distesi, altrimenti coi plotoni aperti di fianco. L'istruzione sull'impiego dell'artiglieria enuncia criteri e procedimenti d’impiego e dà ampio sviluppo ad argomenti di carattere quasi esclusivamente tecnico. Essa fissa per l'artiglieria - la cui funzione essenziale è immutabilmente quella di rimuovere gli ostacoli che si oppongono all'azione della fanteria - i seguenti compiti: acquistare il sopravvento sull’artiglieria avversaria, battere la fanteria avversaria nelle trincee, distruggere i reticolati e le altre difese accessorie, costituire a tergo e sul fianco delle linee avanzate nemiche una zona di assoluta interdizione, battere sistematicamente le zone ove l'avversario lavora, distruggere gli osservatori, contrastare con il fuoco il moltiplicarsi delle difese nemiche, battere gli appostamenti avversari per mitragliatrici e per bombarde, battere sistematicamente le principali comunicazioni del nemico. Ripartisce, poi, i compiti assegnando: alle artiglierie di grosso calibro la demolizione dei bersagli duri, il concorso con quelle di medio calibro alla controbatteria ed il bombardamento a grandi distanze di villaggi, accampamenti, ecc.; alle artiglierie di medio calibro, la controbatteria, la demolizione dei trinceramenti più arretrati  e di quelli particolarmente robusti di prima linea, la distruzione degli osservatori, dei depositi munizioni, dei manufatti, ecc., nonché l’interdizione delle retrovie ; alle artiglierie di piccolo calibro la immobilizzazione delle truppe nemiche a tergo delle trincee da attaccare, la distruzione degli osservatori vicini, la neutralizzazione dei contrattacchi; alle bombarde la distruzione dei reticolati e delle trincee da distanze molto brevi, la provocazione di effetti terrorizzanti di scoppio fra i difensori delle linee nemiche più ravvicinate. Dopo il discorso sui compiti dell'artiglieria nell'azione offensiva, la pubblicazione tratta importanti  argomenti già oggetto delle precedenti circolari, e in particolare: il concorso dell'arma nella preparazione e nello svolgimento dell'attacco e nel mantenimento delle posizioni conquistate, l'osservazione del tiro, l'esplorazione e la ricerca delle batterie avversarie, i tiri contro artiglierie e contro appostamenti per mitragliatrici nonché i tiri sulle retrovie ed i tiri di notte, i proiettili da impiegare ed il rifornimento delle munizioni, le postazioni delle batterie e i ripari, la dipendenza d’impiego delle unità di artiglieria. La pubblicazione Criteri di impiego d'artiglieria e le varie circolari che le fecero seguito (87), mentre da un lato seguirono di massima i criteri della dottrina francese e perfezionarono i provvedimenti tattici e tecnici dell'osservazione, dei collegamenti e della cooperazione interarma, dall'altra restarono lontane dagli eccessi concettuali e metodologici delle artiglierie degli altri eserciti, miranti a rendere sempre più lunga e potente la preparazione dell'attacco e ad imbrigliare le varie azioni di fuoco in schemi rigidi ed assoluti come quelli del barrage roulante e del ratissage (cortina e shrapnel fuori della zona del barrage). La ricerca di procedimenti più efficaci e soprattutto più celeri e più elastici per concentramenti di fuoco rapido e sicuro sopravanzò l'eccessivo metodismo dei tedeschi e degli stessi franco-britannici, che ebbe il sopravvento durante tutto il 1916 e la prima metà del 1917 sulla fronte occidentale.
(Da Filippo Stefani, Storia della Dottrina e degli Ordinamento dell'Esercito Italiano) continua con post in data 20 agosto 2020

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