Blog dedicato alla prima Guerra Mondiale ed alle sue conseguenza in Italia e in Europa. E' espressione del CESVAM - Istituto del Nastro Azzurro come spazio per i temi riguardanti la grande guerra e le sue conseguenze (info:centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org
giovedì 20 agosto 2020
La Tattica nella Grande Guerra 12
Negli anni successivi - 1917 e 1918 - sia il generale Cadorna sia il
Generale Diaz moltiplicarono il numero dei loro interventi dottrinali mediante
direttive specifiche per un determinato ciclo operativo (88) e circolari e note
di carattere generale riferite ad argomenti tattici e tecnici riguardanti le
innovazioni e le modifiche a mano a mano suggerite dall'esperienza e
conseguenti da diversi metodi tattici utilizzati dai tedeschi e dagli
austro-ungarici. I criteri ed i procedimenti di impiego ai quali vennero
ispirate la 10^ (12 maggio-6 giugno 1917) e l’11^ (18 agosto-12 settembre)
battaglia dell’Isonzo non furono molti diversi da quelli stabiliti dalle due
istruzioni appena riassunte.Gli interventi riguardarono soprattutto l'azione
difensiva e l'impiego delle nuove specialità (89), delle nuove armi e dei nuovi
mezzi (90), mentre per l'azione offensiva consistettero più nel richiamare
all'osservanza la regolamentazione in vigore che nel rinnovarla e modificarla.
Prima della 10^ battaglia il generale Cadorna, nell'attesa della ristampa del
fascicolo Criteri dell'artiglieria,
anticipò i concetti ai quali si sarebbero ispirate le aggiunte e varianti che
avrebbero figurato nella nuova edizione (91) e che avrebbero avuto per
oggetto principalmente la controbatteria, i tiri di distruzione, le dipendenze
d’impiego delle unità di artiglieria e i tiri obliqui e d’infilata.
Nell'aprile, con altra circolare, sottolineò la necessità di far concorrere
alla distruzione dei reticolati anche l’artiglieria da campagna (92) mediante
tiri di precisione da condurre sulla base dei dati raccolti dalle esperienze
che egli stesso aveva fatto condurre nei mesi precedenti a Spilimbergo;
nel maggio (93), mentre era in corso la 10^ offensiva e prendendo spunto
da questa, indicò una nuova disciplina di fuoco per i tiri di distruzione
sottolineando la necessità di tendere
alla rimozione completa del reticolato e di non limitarsi a battere il
terreno soltanto là dove si intendeva irrompere, perché ciò equivaleva ad
indicare al nemico dove avrebbe dovuto concentrare i suoi tiri di sbarramento;
confermò la brevità della durata della preparazione esprimendo il concetto che
quanto maggiore fosse l’ampiezza delle fronti di attacco - ed alle fronti vaste dobbiamo in massima tendere, per meglio assicurare
il buon successo - tanto minore avrebbe dovuto essere la durata della
preparazione per essere più vantaggiosa e ridurre la possibilità, da parte del
nemico, di ricorrere a tempestivi spostamenti di forze; sancì la rinunzia,
nell'azione di controbatteria, ai tiri di
smonto e ribadì il ricorso a brevissime e concentratissime raffiche sulle
batterie individuate e più moleste, raffiche iniziate con proietti ordinari e
intercalate con proietti a liquidi speciali; insisté sull'azione di appoggio
dell'artiglieria alla fanteria durante l'attacco, non sempre risultata fino ad
allora efficace per deficienza o aleatorietà dei collegamenti; raccomandò di
razionalizzare meglio i progetti di schieramento e di impiego del
munizionamento tenendo conto delle condizioni reali del munizionamento
esistente e del quantitativo dei pezzi in azione. Altri
insegnamenti tratti dalla 10^ offensiva, divulgati dal generale Cadorna (94),
furono: la necessità di rinunziare alle manovre complicate basate su combinazioni di attacchi parziali interdipendenti, su
aggiramenti, ecc. perchè l’attacco per
avere probabilità di riuscita deve essere
ferrato violento e contemporaneo sull'intera fronte prescelta; la
convenienza a restringere le fronti
d’attacco delle grandi unità, specialmente quella della divisione per una
migliore azione di comando e per evitare gli inserimenti azione durante (?) sempre più difficili e delicati;
l'importanza della riserva di armata che
deve essere molto forte per far
fronte all'intenso logoramento delle truppe e che deve rimanere il più a lungo
possibile in mano al comandante dell'armata ed impiegata, non addensando forze
fresche a forze logore, ma soprattutto sostituendo queste con quelle”; la
necessità della preparazione del terreno
e caverne d'attacco, dei collegamenti e della sostituzione delle truppe
logore non adatte a sferrare (Da Filippo Stefani, Storia della Dottrina e degli Ordinamenti dell'Esercito Italiano.) continua con post in data 30 agosto 2020
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