domenica 9 novembre 2025

L'Aeronautica nella Grande Guerra. I Pirmati Italiani

 

1.     I “PRIMATI” ITALIANI

 

Le operazioni aeree in Libia, nell’ambito della guerra Italo turca, a meno di dieci anni dal fatidico volo dei fratelli Wright, costituirono quindi il primo impiego bellico dell’aeroplano. Tale esperienza fu ricca di insegnamenti e servì a stabilire alcuni interessanti primati per l’Italia:

- il 23 ottobre 1911, il cap. Carlo Maria Piazza, comandante della Squadriglia, si levò in volo alle ore 6.19 con il Bleriot XI e rientrò a campo alle ore 7.20 compiendo la prima ricognizione aerea tattica (alle 6.30 si era levato in volo, per lo stesso tipo di missione, anche il cap. Moizo con il Nieuport). Si trattava delle prime operazioni militari di ricognizione aerea del territorio per valutare l’entità e gli spostamenti delle forze nemiche in Libia: in  particolare Piazza effettuò una ricognizione a sud dell'oasi di Tripoli prendendo appunti e disegnando su carta schizzi dei luoghi;

- il 25 ottobre Moizo ebbe le ali bucate da delle fucilate dei turchi durante una ricognizione;

- il 28 ottobre Piazza effettuò il primo rilevamento di tiro per le batterie della corazzata Sardegna contro l’Oasi di Zanzur;

- il 1 novembre, il sottotenente Giulio Gavotti effettuava il primo bombardamento a bassa quota gettando a mano 4 granate Cipelli da due chili su di un accampamento turco ad Ain Zara e sull’oasi di Tripoli, dal suo monoplano Etrich Taube monoposto;

- il 24 novembre il cap. Moizo effettuò il rilevamento di tiro per una batteria su posizioni tenute da reparti dell’artiglieria turca;

 

- il 4 dicembre furono effettuati i primi voli di scorta dall’aria e sorveglianza del territorio sul quale avanzavano tre colonne italiane in marcia;

 

- il 15 dicembre, vicino Bengasi il s. ten. v. Francesco Roberti fu fatto segno per la prima volta da colpi di artiglieria;

 

- il 31 gennaio 1912, a Emme-Dauer, presso Tobruk, il cap. on. Carlo Montù, Comandante della Squadriglia Volontari Civili, fu ferito ad una gamba dal fuoco nemico mentre volava come osservatore (primo successo del fuoco da terra contro un bersaglio aereo);

 

- il 23 febbraio, il cap. Piazza, sistemata sul suo velivolo una macchina da ripresa panoramica Zeiss, fornita dal Genio, eseguiva le prime ricognizioni fotografiche; la macchina a lastra consentiva un’unica fotografia per volo, non potendo il pilota cambiare la lastra mentre manovrava il velivolo. Nei mesi successivi si mise a punto un sistema di cambio automatico delle lastre per aumentare il numero di foto per missione; 

 

- il 4 marzo 1912, il cap. Piazza e il ten. Gavotti effettuarono il primo volo notturno in zona di guerra con l’ausilio della sola luce lunare;

 

- venivano effettuate le prime prove di comunicazione radiotelegrafica tra un velivolo e la base a terra o nave;

 

- l’allora capitano del Genio Navale Alessandro Guidoni effettuava il primo lancio di un simulacro di siluro da un aereo;

 

- venivano lanciate bombe di peso e dimensioni sempre crescenti, fino a 100 chilogrammi.

 

 

- a fine marzo, giunse in zona d’operazioni il primo aereo biposto che, grazie a un motore più potente da 70 CV, 20 CV in più dei precedenti, consentiva di separare le funzioni di pilotaggio da quelle di ricognizione e/o puntamento e/o fuoco ripartendole per la prima volta su un equipaggio composto da pilota e osservatore;

 

- il 2 maggio fu fatta la prima ricognizione notturna;

 

- l’11 giugno venne eseguito il primo bombardamento notturno;

 

- il 25 agosto, il primo pilota Caduto in guerra fu il ten. Pietro Manzini che, decollato da Tripoli col suo Bleriot per una ricognizione fotografica, precipitò in mare per un guasto al motore;

 

- il 10 settembre, Moizo, costretto ad atterrare in campo nemico per un’avaria al motore, divenne il primo aviatore prigioniero di guerra: fu rilasciato l’11 novembre ad ostilità concluse, dopo aver ricevuto un buon trattamento da parte degli ufficiali turchi;

 

- i dirigibili furono impiegati principalmente nel bombardamento; 

 

- poiché il terreno melmoso nella zona di Sabri (squadriglia di Bengasi), impediva di manovrare gli apparecchi a terra, venne costruita una piattaforma in legno lunga 100 metri e larga 12, che poteva essere considerata la prima pista artificiale al mondo.

Le forze avversarie turche non schierarono in Libia mezzi aerei, pertanto gli italiani poterono sperimentare liberamente, oltre alla ricognizione, ridisegnando le carte del territorio, anche il bombardamento, il volo notturno, l'individuazione di mine subacquee e la loro distruzione con bombe. Inoltre con i dirigibili trainarono sagome bersaglio in maniera da addestrare le truppe al tiro contraereo. Un draken fu installato su un brigantino disalberato e una volta alzato e trainato poteva rilevare i bersagli terrestri, comunicando all'artiglieria i dati con un cavo telefonico in maniera stabile.

 

Da quell'impresa il Battaglione Specialisti, poté trarre quindi utili indicazioni. L'Italia aveva iniziato un conflitto usando strategie, e di conseguenza tattiche, di puro stampo ottocentesco per concluderlo poi con le prime avvisaglie di nuove e moderne tecniche di combattimento che avrebbero più tardi rivoluzionato il modo di fare la guerra nei decenni a venire. Questi risultati ebbero grande risonanza internazionale, gettando le nozioni di base della moderna guerra aerea.

 

Si trattava di affermazioni da cui trassero ammaestramento tutti gli eserciti mondiali i quali dopo il preliminare collaudo sostenuto dai piloti italiani in Libia, affrettarono i tempi della rispettiva organizzazione aeronautica militare.

 

La via era comunque aperta e negli Stati Maggiori si era ormai convinti che il mezzo aereo per­mettesse se non altro di raccogliere maggiori informazioni sull'avversario. Infatti, in particolare la specialità della ricognizione aveva superato la fase pionieristica, compiendo i primi significativi passi per incrementare l'uso di tali nuovi mezzi che, in questa fase storica, consolidano la configurazione del velivolo biposto dove l’equipaggio è formato da un pilota, spesso semplice sottufficiale o anche caporale, il cui compito è paragonabile a quello di uno “chaffeur” destinato a condurre nelle sue missioni in cielo l'ufficiale osservatore.

 

 

 

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