1.
I “PRIMATI” ITALIANI
Le operazioni aeree in Libia,
nell’ambito della guerra Italo turca, a meno di dieci anni dal fatidico volo
dei fratelli Wright, costituirono quindi il primo impiego bellico
dell’aeroplano. Tale esperienza
fu ricca di insegnamenti e servì a stabilire alcuni interessanti primati per l’Italia:
- il 23 ottobre 1911, il cap. Carlo
Maria Piazza, comandante della Squadriglia, si levò in volo alle ore 6.19
con il Bleriot XI e rientrò a campo alle ore 7.20 compiendo la prima ricognizione aerea tattica (alle 6.30 si era
levato in volo, per lo stesso tipo di missione, anche il cap. Moizo con il
Nieuport). Si trattava delle prime operazioni militari di ricognizione aerea
del territorio per valutare l’entità e gli spostamenti delle forze nemiche in
Libia: in particolare Piazza effettuò
una ricognizione a sud dell'oasi di Tripoli prendendo appunti e disegnando su
carta schizzi dei luoghi;
- il 25 ottobre Moizo ebbe le
ali bucate da delle fucilate dei turchi durante una ricognizione;
- il 28 ottobre Piazza effettuò
il primo rilevamento di tiro per le batterie della corazzata Sardegna contro l’Oasi di
Zanzur;
- il 1 novembre, il sottotenente
Giulio Gavotti effettuava il primo bombardamento a bassa quota gettando
a mano 4 granate Cipelli da due chili su di un
accampamento turco ad Ain Zara e sull’oasi di Tripoli, dal suo monoplano
Etrich Taube monoposto;
- il 24 novembre il cap. Moizo effettuò
il rilevamento di tiro per una batteria su posizioni tenute da reparti dell’artiglieria turca;
- il 4 dicembre furono effettuati i
primi voli di scorta dall’aria e sorveglianza del territorio sul quale avanzavano
tre colonne italiane in marcia;
- il 15 dicembre, vicino Bengasi il s.
ten. v. Francesco Roberti fu fatto segno per la prima volta da colpi di artiglieria;
- il 31 gennaio 1912, a Emme-Dauer,
presso Tobruk, il cap. on. Carlo Montù, Comandante della Squadriglia Volontari Civili, fu ferito ad una gamba dal fuoco
nemico mentre volava come osservatore (primo successo del fuoco da terra contro
un bersaglio aereo);
- il 23 febbraio, il cap. Piazza,
sistemata sul suo velivolo una macchina da ripresa panoramica Zeiss, fornita dal Genio, eseguiva le prime ricognizioni fotografiche; la macchina a lastra consentiva un’unica fotografia
per volo, non potendo il pilota cambiare la lastra mentre manovrava il velivolo. Nei
mesi successivi si mise a punto un sistema di cambio automatico delle lastre
per aumentare il numero di foto per missione;
- il 4 marzo 1912, il cap. Piazza e il
ten. Gavotti effettuarono il primo volo notturno in zona di guerra con
l’ausilio della sola luce lunare;
- venivano effettuate le prime
prove di comunicazione radiotelegrafica tra un velivolo e la base a terra o
nave;
- l’allora capitano del Genio Navale
Alessandro Guidoni effettuava il primo lancio di un simulacro di siluro da un
aereo;
- venivano lanciate bombe di peso e
dimensioni sempre crescenti, fino a 100 chilogrammi.
- a fine marzo, giunse in zona
d’operazioni il primo aereo biposto che, grazie a un motore più potente da 70
CV, 20 CV in più dei precedenti, consentiva di separare le funzioni di pilotaggio
da quelle di ricognizione e/o puntamento e/o fuoco ripartendole per la prima
volta su un equipaggio composto da pilota e osservatore;
- il 2 maggio fu fatta la prima
ricognizione notturna;
- l’11 giugno venne eseguito il primo
bombardamento notturno;
- il 25 agosto, il primo pilota Caduto
in guerra fu il ten. Pietro Manzini che, decollato da Tripoli col suo Bleriot per
una ricognizione fotografica, precipitò in mare per un guasto al motore;
- il 10 settembre, Moizo, costretto ad
atterrare in campo nemico per un’avaria al motore, divenne il primo aviatore
prigioniero di guerra: fu rilasciato l’11 novembre ad ostilità concluse, dopo
aver ricevuto un buon trattamento da parte degli ufficiali turchi;
- i dirigibili furono impiegati
principalmente nel bombardamento;
- poiché il terreno melmoso nella zona di Sabri (squadriglia
di Bengasi), impediva di manovrare gli apparecchi a terra, venne costruita una
piattaforma in legno lunga 100 metri e larga 12, che poteva essere considerata
la prima pista artificiale al mondo.
Le forze avversarie turche non schierarono in Libia mezzi
aerei, pertanto gli italiani poterono sperimentare liberamente, oltre alla
ricognizione, ridisegnando le carte del territorio, anche il bombardamento, il
volo notturno, l'individuazione di mine subacquee e la loro distruzione con
bombe. Inoltre con i dirigibili trainarono sagome bersaglio in maniera da
addestrare le truppe al tiro contraereo. Un draken
fu installato su un brigantino disalberato e una volta alzato e trainato poteva
rilevare i bersagli terrestri, comunicando all'artiglieria i dati con un cavo
telefonico in maniera stabile.
Da quell'impresa il Battaglione
Specialisti, poté trarre quindi utili indicazioni. L'Italia aveva iniziato
un conflitto usando strategie, e di conseguenza tattiche, di puro stampo
ottocentesco per concluderlo poi con le prime avvisaglie di nuove e moderne
tecniche di combattimento che avrebbero più tardi rivoluzionato il modo di fare
la guerra nei decenni a venire. Questi risultati ebbero grande risonanza
internazionale, gettando le nozioni di base della moderna guerra aerea.
Si trattava di
affermazioni da cui trassero ammaestramento tutti gli eserciti mondiali i quali
dopo il preliminare collaudo sostenuto dai piloti italiani in Libia,
affrettarono i tempi della rispettiva organizzazione aeronautica militare.
La via era comunque aperta e negli Stati Maggiori si era
ormai convinti che il mezzo aereo permettesse se non altro di raccogliere
maggiori informazioni sull'avversario. Infatti, in particolare la specialità
della ricognizione aveva superato la fase pionieristica, compiendo i primi
significativi passi per incrementare l'uso di tali nuovi mezzi che, in questa
fase storica, consolidano la configurazione del velivolo biposto dove
l’equipaggio è formato da un pilota, spesso semplice sottufficiale o anche
caporale, il cui compito è paragonabile a quello di uno “chaffeur” destinato a
condurre nelle sue missioni in cielo l'ufficiale osservatore.
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