- NASCONO LE SPECIALITÀ
Le attività di ricognizione e bombardamento, già sperimentate dall’Italia in Libia, si
consolidarono nelle relative “specialità”
alle quali si affiancò abbastanza presto la nuova specialità della caccia. Per ciascuna di tali specialità
furono costruiti aeroplani dedicati ed elaborate opportune tattiche d’impiego.
I primi impieghi militari furono essenzialmente legati
all'utilizzazione dell'aereo come mezzo di ricognizione, utilissimo nell'assicurare
un rapido e tempestivo riconoscimento del profilo del terreno, nonché della
disposizione e dei movimenti delle truppe avversarie. La sua comparsa sul campo
di battaglia consentì tra l'altro di determinare la disposizione delle trincee nell'ambito
della guerra di posizione.
Essendo tale specialità considerata un surrogato delle
consimili operazioni della cavalleria, il primo impiego tattico ebbe anche
influenza sulla formazione dei primi equipaggi, molti dei quali appartenevano a
quest'ultima arma. Fra gli esempi più famosi, i futuri assi tedeschi Manfred
von Richthofen e Werner Voss, che iniziarono la propria carriera in cavalleria.
In pratica, quello di ricognitore fu il primo ruolo
ricoperto dall'aeroplano nella grande guerra. Lo scetticismo dei generali riguardo al
suo impiego operativo di cui si è detto in precedenza, era mitigato dalle prove
positive già fornite dall'uso dei palloni aerostatici come punto sopraelevato di osservazione già durante
gli eventi bellici della seconda metà del XIX secolo. L'aereo, infatti, era
visto dai pochi estimatori come un modo per estendere e migliorare le
possibilità del pallone, limitato dall'impossibilità di vedere cosa ci fosse
dietro una collina, e dalla scarsissima flessibilità d'uso e dalla minima
possibilità di movimento.
Fino a quando la prima guerra mondiale rimase un
conflitto di movimento, la cavalleria fu comunque l'arma di elezione per
condurre ricognizioni del terreno e della consistenza e movimenti delle truppe
nemiche. L'inizio della guerra di trincea, tuttavia, rese completamente inutile
la cavalleria come strumento di ricognizione tattica, favorendo l'espansione
dell'uso dell'aereo.
Sebbene lenti e vulnerabili, i primi
velivoli militari si rivelarono insuperabili nel compito di ricognizione.
Potevano sorvolare il nemico garantendosi una certa impunità e successivamente
comunicarne la posizione e i movimenti prima attraverso il lancio di messaggi
scritti prima e poi col radiotelegrafo. Fu proprio grazie alla ricognizione
aerea che l'esercito francese seppe della conversione verso est sulla Marna
delle truppe tedesche in contraddizione dell'originario piano Schliffen,
riuscendo così ad arginarne l'avanzata e a effettuare un contrattacco efficace.
La ricognizione aerea ebbe un ruolo importante in
diverse grandi battaglie del fronte occidentale, evitando ad esempio
l'accerchiamento delle truppe britanniche comandate dal generale John Fench da
parte dello schieramento tedesco agli ordini di Alexander von Kluk durante la
battaglia di Mons; e consentendo al generale francese Joseph Simon
Gallieni di inviare truppe contro il fianco scoperto tedesco durante la prima
battaglia della Marna.
Anche sul fronte orientale i ricognitori ebbero un
ruolo importante nel determinare le sorti degli scontri. L'aver ignorato gli
avvertimenti dei suoi piloti, ad esempio, costò al generale russo Alexander
Samsonov la perdita di praticamente tutto il suo esercito ad opera delle truppe
imperiali tedesche del generale Paul von Hindenburg nel corso della battaglia
di Tannenberg. Dopo questa disfatta, anche i russi cominciarono ad utilizzare in
modo più esteso il mezzo aereo ottenendo accurate mappature della disposizione
delle forze nemiche nel corso dell'offensiva Brusilov .
Gli aviatori che effettuavano voli di ricognizione
erano in una situazione di estremo pericolo. Le missioni, condotte generalmente
da equipaggi composti da un pilota ed un osservatore, consistevano nel
mantenere il velivolo quanto più possibile in volo livellato e rettilineo, in
modo da poter scattare immagini fotografiche nitide e sovrapponibili (la
cosiddetta strisciata aerofotogrammetrica). Questa tattica operativa esponeva molto
facilmente i ricognitori al tiro antiaereo nemico.
Un altro ruolo ricoperto dagli aerei
da ricognizione era quello dell'osservazione tattica in favore
dell'artiglieria. Gli osservatori trasmettevano ai comandi informazioni
tempestive utilissime a dirigere e aggiustare i tiri d'artiglieria sulle
posizioni nemiche. In una guerra di posizione come fu il primo conflitto
mondiale, valutare l’efficacia dei tiri era di grande importanza, pertanto i
ricognitori furono dotati di macchine fotografiche per il rilevamento del tiro
d'artiglieria. I danni potevano essere valutati con precisione e la gittata dei
cannoni calcolata con esattezza fino ad allora impensabili. Il particolare profilo
di volo che doveva essere mantenuto, in linea con i tiri della propria
artiglieria, spesso consentiva all’equipaggio di vedere il proiettile quasi
immobile nell'aria all'apice della traiettoria balistica, con il rischio persino
di essere colpiti dal fuoco amico.
Il fuoco di artiglieria diretto dall'aviazione ebbe
una notevole applicazione nella prima battaglia dell’Aisne, durante la quale le
posizioni sopraelevate di artiglieria tedesche, invisibili dalla pianura,
furono scoperte, rilevate e mappate dai ricognitori inglesi, consentendone
l'attacco da parte delle truppe di terra. Durante la battaglia di Verdun,
l'aviazione francese era stata designata come obiettivo primario dal generale
Erich von Falkenhayn, Capo di Stato Maggiore Generale tedesco, al fine di
accecare l'artiglieria nemica. Gli aviatori francesi subirono notevoli perdite
ma, pur in numero estremamente ridotto, continuarono a volare ed a fornire
supporto tattico alla propria artiglieria, garantendone comunque una
sufficiente efficacia operativa.
Oltre a svolgere un ruolo di rilievo nei teatri
bellici, gli aerei da ricognizione sono stati anche protagonisti di azioni di
ardimento, ad esempio come il lancio di volantini di guerra psicologica sulle
posizioni nemiche. Notevole è l'esempio fornito dagli SVA 5 italiani, che il 9
agosto 1918, al comando del poeta ed aviatore Gabriele
D’Annunzio, partendo dal campo di volo di San Pelagio si spinsero fin a Vienna
e sparsero sulla città volantini di cui lo stesso d'Annunzio era autore.
(Antonio Daniele)
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