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La Caccia
Tutti gli eserciti si resero conto
che ciò che era utile per sé lo era anche per l'avversario e perciò si cominciò
a pensare a una soluzione per contrastare i ricognitori. Fu così che nacque
l'aereo da "caccia".
Fin dai primi giorni di guerra,
tutti i piloti avevano pensato di portare con sé delle armi per protezione
personale. Sul principio si erano limitati a pistole e carabine che potevano
ben poco se indirizzate contro altri aerei. La fantasia degli aviatori si
sbizzarrì creando uno zibaldone bellico davvero impressionante. Si videro aerei
dotati di dardi d'acciaio che venivano lanciati contro le ali di tela del
nemico oppure con funi alla cui estremità era appeso un gancio con cui bloccare
le eliche degli altri aerei concorrenti (questa fu la soluzione adottata dall'asso
russo Alexander Alexandrovich Kazakov). Qualche pilota pensò persino di
speronare il suo eventuale antagonista, mettendo in pericolo anche la propria
vita.
Questi espedienti occasionali
passarono in secondo piano quando si pensò di dotare gli aerei di
mitragliatrici. Rimaneva da risolvere il problema di dove collocare l’arma sui
velivoli. Nei ricognitori, ormai tutti aerei biposto, il pilota sedeva
anteriormente mentre l’osservatore, che fu promosso sul campo al ruolo
aggiuntivo di mitragliere, sedeva posteriormente. Con tale disposizione la
linea di fuoco era fortemente limitata dalla stessa struttura dell’aereo, rendendolo
idoneo ad attaccare solo lateralmente.
Sui monoposto le difficoltà erano
persino maggiori. Una mitragliatrice brandeggiabile del tutto simile a quelle
in dotazione alla fanteria non poteva essere usata con efficacia dal pilota che,
pur provandoci non riusciva a brandeggiarla, mirare e sparare mentre
contemporaneamente doveva mantenere i previsti parametri del volo manovrato alle
massime prestazioni necessarie durante il combattimento aereo.
Per consentirne un uso sicuro e
preciso, si ritenne finalmente più utile collocare la mitragliatrice in
posizione fissa, allineata con l’asse longitudinale del velivolo. In questa
maniera, il pilota avrebbe diretto il suo velivolo verso l’aereo avversario e
avrebbe fatto fuoco nella sua direzione: si univa la condotta del volo alla
direzione del tiro in un’unica manovra. Gli aspetti tecnici sono descritti più
avanti nel paragrafo relativo agli “Sviluppi
tecnici”.
Il primo abbattimento della storia avvenne il 5
ottobre 1914, quando
l'osservatore di un biposto francese Voisin, armato da una
mitragliatrice Hotchkiss Mle 1914, colpì e fece schiantare al suolo un Aviatik
B.1.
I primi successi tattici si
ottennero quando, con un Morane-Saulnier Type L dotato di mitragliatrice posta
dietro l’elica traente, le cui pale erano dotate di corazzatura della parte
interna in grado di deviare le pallottole che accidentalmente le avessero
colpite, il 1 Aprile 1915 il pilota francese Roland Garros abbatté il primo dei
cinque aerei tedeschi che gli consentirono di guadagnare il titolo di
"asso".
Il primo aereo da caccia concepito come
tale fu il britannico Vickers F.B.5, mentre numerosi modelli francesi, come i
Morane-Saulnier Type L e Type N furono equipaggiati con mitragliatrici.
Inizialmente l'aviazione tedesca rimase indietro in termini di progresso
tecnologico, ma nel luglio 1915 fece il suo esordio operativo il Fokker M.5,
precursore dei successivi Fokker E.I e primo aereo dotato di
"sincronizzatore", un meccanismo che permetteva al pilota di sparare
attraverso il disco dell'elica senza colpirne le pale, evoluzione tecnologica che
diede un importante vantaggio agli aerei tedeschi rispetto agli avversari. L’aereo,
peraltro, faceva parte di una famiglia di velivoli “monoplani”, indicati dal termine
tedesco Eindecker che si rivelarono particolarmente idonei al
combattimento aereo.
Il primo successo in combattimento di un aereo con
mitragliatrice sincronizzata avvenne il 1º luglio 1915 ad est della cittadina
francese di Lunéville, quando il Leutnant Kurt Wintgens, ai comandi del suo Fokker M.5K/MG Eindecker,
costrinse all'atterraggio un ricognitore biposto francese Morane-Saulnier Type
L “Parasol”. Wintgens colpì con circa 200 colpi, sparati dalla mitragliatrice
di bordo Parabellum MG 14, il motore dell'aereo avversario, costringendolo ad
atterrare dietro le linee alleate.
I Fokker E, dotati di mitragliatrice
sincronizzata, per tutto l'autunno e inverno 1915 conquistarono la supremazia
dell'aria infliggendo pesanti perdite agli alleati e riducendo notevolmente la loro
capacità di acquisire informazioni attraverso la ricognizione aerea. Con
l'inizio della carriera dei primi assi della caccia tedeschi, come Max Immelmann, i ricognitori
alleati si ritrovarono completamente indifesi, tant’è che, sebbene le perdite si
mantenessero piuttosto basse rispetto ai numeri che si sarebbero raggiunti coi
feroci combattimenti del successivo periodo 1917-1918, si parlò del “Flagello
dei Fokker” ad indicare quanto l’aviazione alleata soffrisse la superiorità
tecnica e operativa di quella tedesca.
L'entrata in servizio degli Eindecker fu comunque limitata, dato che
essi venivano assegnati singolarmente o a coppie alle squadriglie da
ricognizione esistenti, le Feldflieger
Abteilung (FFA), ma fu comunque tra le componenti della sorpresa che i
tedeschi riuscirono a conseguire durante la battaglia di Verdun dove, di fatto,
impedirono ai ricognitori francesi di trasmettere le informazioni acquisite sui
movimenti delle truppe tedesche.
Nonostante ciò, dovette passare circa un anno prima
del momento in cui l'aviazione tedesca iniziasse a costituire reparti
specializzati da caccia, le Jagdstaffel.
La Grna Bretagna mise in linea due nuovi caccia, il Royal
Aicraft Factory F.E.2b e l’Airco DH.2 che, entrambi con motore in configurazione spingente, potevano sparare anteriormente senza bisogno del
sincronizzatore. L'F.E.2b fu schierato nel settembre 1915, ed il D.H.2 nel
febbraio successivo. La Francia mise in servizio nel gennaio 1916 il Nieuport
11, un caccia con elica traente e una mitragliatrice che, montata sull'ala
superiore, sparava al di sopra del disco dell'elica. Il piccolo Nieuport si
dimostrò un valido avversario per gli aerei tedeschi. Con l'avvento di questi
nuovi caccia, gli Alleati recuperarono la superiorità aerea in tempo per la
Battaglia della Somme, mettendo fine
al Flagello dei Fokker.
Il Fokker E.III, l'Airco DH.2 ed il Nieuport 11 furono
i primi di una lunga serie di caccia monoposto impiegati da entrambi gli
schieramenti. Molto presto divenne chiaro che il ruolo principale dei caccia
sarebbe stato quello di attaccare i ricognitori biposto nemici, che stavano
diventando essenziali nella direzione del tiro di artiglieria; nonché difendere
i propri ricognitori dalla caccia nemica. I caccia furono anche adoperati per
attaccare i palloni da osservazione avversari, in operazioni di attacco al suolo
e difendere il proprio spazio aereo dai bombardieri nemici. Si stava delineando
la complessa funzione della “difesa aerea”.
Quando iniziò la battaglia di Verdun, il 21 febbraio
1916, la superiorità aerea consentì inizialmente all'aviazione tedesca di
stabilire un blocco (luftsperre - muro aereo) sulle squadriglie
francesi. Comunque i francesi, che stavano equipaggiando tutte le loro Escadrilles
de chasse con il Nieuport 11, impiegarono una nuova tattica offensiva:
attaccare in massa in punti prescelti dello schieramento avversario, superando
così rapidamente il luftsperre e permettendo agli alleati di acquisire
di nuovo la superiorità sul campo di battaglia entro aprile.
All’inizio della battaglia della Somme, nel luglio
1916, la maggior parte delle squadriglie britanniche erano equipaggiate con il
Royal Aircraft Factory B.E.2c, che si era già rivelato un bersaglio facile per
il Fokker Eindecker. Altri tipi di aereo come il Sopwith 1½ Strutter vennero
trasferiti al fronte occidentale attingendo dalla produzione originariamente
pianificata per il Royal Naval Air Service (RNAS) e nuovi piloti venivano
mandati sul fronte francese dopo un addestramento estremamente limitato.
Nonostante ciò, la superiorità aerea venne conseguita e
consolidata soprattutto dai francesi e l’applicazione di una strategia
"offensiva" facilitò il coinvolgimento dell'RFC nelle dinamiche della
battaglia.
La superiorità aerea Alleata fu mantenuta durante
entrambe le battaglie e la migliorata efficacia delle attività aeree divenne
una preoccupazione per l'Alto Comando tedesco. Di conseguenza, fu effettuata
una completa riorganizzazione della Fliegertruppen des deutschen
Kaiserreiches in quella che divenne ufficialmente nota come Luftstreitkrafte, completata
nell'ottobre 1916, per la quale le unità aeree furono separate dall'esercito
creando le Jagdstaffeln, squadriglie
di caccia dette anche Jasta. La nuova indipendenza conquistata dall'aviazione
permetteva di progettare raid che non fossero ideati unicamente per il supporto
della fanteria.
Inizialmente queste unità furono
equipaggiate con l’Halberstadt D.II (il primo caccia tedesco biplano), i Fokker
D.I e D.II i quali, insieme con i pochi Eindecker rimasti, erano equipaggiati
con una mitragliatrice singola lMG 08. I pochi e mal costruiti Fokker D.III
inviati al fronte furono i primi ad essere equipaggiati con una coppia di lMG
08 prima della fine del 1916. Ma i progettisti germanici crearono alcuni dei
migliori caccia di tutto il periodo bellico: i biplani e triplani Albatros D.
I, D.II, D.III in aggiunta al famosissimo Fokker Dr.I.
Nel 1916 il barone Manfred Von Richthofen
diviene l’astro nascente della caccia tedesca. Alla fine dell’anno, in
occasione della sua sedicesima vittoria, Von Richthofen fu Decorato con il Pour
le Merite, la più prestigiosa Decorazione militare tedesca, e gli fu affidato
il comando della Jagdstaffel 11. Il
barone, sicuro delle proprie capacità, decise di dipingere il suo caccia di uno
sgargiante colore rosso, facilmente individuabile, al contrario della
maggioranza dei piloti suoi contemporanei che sperimentavano fantasiose
colorazioni mimetiche a più tonalità (alcuni tedeschi usarono addirittura delle
tonalità di viola e rosa per confondersi meglio con il paesaggio della Francia
Settentrionale). Da questo suo vezzo si meritò l'appellativo di Barone Rosso.
Ma non si fermò qui: dichiarando che lui e il suo Jasta 11 dovevano incutere il terrore all’avversario per la sola loro
apparizione nel cielo, data l’eccellente abilità dei piloti, scelti
attentamente da lui stesso (tra di essi c'erano il fratello Lothar, e il cugino Wolfram), fece dipingere a colori vivaci tutti i velivoli
della sua Jasta, che pertanto sarebbe
diventata in seguito nota come il Circo
Volante. Tra i componenti della squadriglia spiccava il nome, divenuto poi famoso,
di Hermann Goering, futuro capo della Luftwaffe e massimo gerarca nazista.
La prima metà del 1917 fu un periodo denso di successi
per i jagdstaffeln soprattutto a spese del Royal Flying Corps, che
soffrì le maggiori perdite rispetto ai suoi avversari. I nuovi aerei alleat
Sopwith Pup e Triplane, e SPAD S.VII stavano entrando in servizio in troppo
pochi esemplari e, essendo tutti armati con una mitragliatrice singola Vickers,
possedevano una minore potenza di fuoco. I tedeschi intanto mettevano in
servizio i nuovi caccia Albatros D.III, armati con una coppia di mitragliatrici
Spandau sincronizzate, che risultò "il
miglior caccia del Fronte Occidentale". Nel frattempo, mentre i
francesi avevano in linea i validi caccia Neuport 11, l'RFC volava ancora con
il B.E.2e, una versione leggermente migliorata del BE.2c, ricognitori
fondamentalmente inadatti al combattimento aereo.
Questa situazione trovò il suo culmine nell'aprile
1917, noto come l’aprile di sangue quando, sebbene il Comandante dell’RFC,
brigadier generale Hugh Trenchard, avesse attivato una strategia di
"pattugliamento offensivo", tenendo costantemente operazioni
all'interno delle linee tedesche, si originarono grandi scontri aerei tra
caccia che resero tristemente famoso quel mese in cui l'RFC soffrì perdite
particolarmente pesanti: 151 abbattimenti in un solo mese.
Di queste vittorie, ben 88 furono
attribuite allo Jasta 11, squadriglia
nella quale volavano due dei più famosi eroi dell'aviazione tedesca: il barone
Manfred von Richthofen e Kurt Wolff. Entrambi abbatterono 21 aerei durante il
mese e l'ecatombe alleata terminò solo il 1 maggio quando a von Richthofen fu
concessa una licenza per festeggiare il suo venticinquesimo compleanno.
Durante l'ultima metà del 1917, il Sopwith Camel ed il
S.E.5a inglesi e lo SPAD S.XIII francese, tutti equipaggiati con due
mitragliatrici gemelle a fuoco frontale, cominciarono ad essere disponibili in
grandi numeri. Le squadriglie RFC che volavano su aerei biposto ricevettero il
Royal Aicraft Factory R.E.8 o l'Armstrong-Withworth F.K.8, non eccezionali, ma
molto meno vulnerabili del BE.2e. L'F.E.2d fu infine efficacemente sostituito
dal Bristol F.2b. Sull'altro fronte, gli
nuovi Albatros D.V, si rivelarono una delusione, così come i Pfalz D.III. Il
triplano Fokker Dr.I fu funestato, come l'Albatros, da problemi strutturali.
Entro la fine dell'anno, la superiorità aerea passò di nuovo agli alleati.
L'uscita della
Russia dal conflitto con la stipula del Trattato di Brest-Litovsk nel marzo
1918, ed il conseguente rilascio di truppe dal fronte orientale diede ai tedeschi un'ultima chance" di vincere
la guerra prima che gli Stati uniti potessero esservi efficacemente coinvolti.
Questi avvenimenti determinarono l'ultima grande offensiva tedesca della
guerra, l'offensiva di primavera, che iniziò il 21 marzo. L'attacco principale fu
portato sul fronte britannico, assumendo che la sconfitta dell'esercito inglese
avrebbe avuto come conseguenza la resa di quello francese, già indebolito dalle
continue ribellioni dei suoi reparti.
Nell'aria, la
battaglia fu caratterizzata dall'uso attentamente coordinato degli Schlachtstaffeln
(stormi da battaglia), equipaggiati con gli aerei leggeri biposto Halberstadt CL costruiti anche dalla Hannover Waggonfabrik, che si erano
dimostrati così efficaci nel contrattacco tedesco durante la battaglia di
Cambrai. I nuovi caccia tedeschi, ed in particolare il Fokker D.VII, che
avrebbero potuto riportare in campo tedesco la superiorità aerea, non avevano
comunque raggiunto in tempo per questa battaglia gli Jagdstaffeln. Come
già avvenuto per numerose offensive su entrambi i lati, l'attenta
pianificazione e preparazione portò a dei successi iniziali, e in effetti ad
una penetrazione nel campo avverso più profonda di quanto fosse stato ottenuto
da entrambi i contendenti nel 1914-15. Molti aeroporti alleati dovettero essere
abbandonati in favore dei tedeschi, che avanzavano applicando i nuovi concetti
della guerra di movimento. Le perdite di aerei ed equipaggi furono notevoli da
entrambi i lati, specialmente a causa del fuoco antiaereo leggero.
Il 21 aprile 1918 durante un combattimento particolarmente cruento
nell’ambito di quelle operazioni, il triplano Fokker Dr.I di Manfred von
Richthofen, Comandante del Primo stormo da caccia (Jagdgeschwader), unità
autosufficiente formata Il 24 giugno 1917 allo scopo di ottenere la superiorità aerea in
settori decisivi, fu attaccato dal Sopwith Camel del capitano Arthur Roy Brown,
pilota canadese in servizio nella neonata Royal Air Force. Il combattimento si
svolse a bassissima quota sulla terra di nessuno che separava i
due fronti. Quando Richthofen, virò per tornare verso le linee tedesche,
sorvolò una delle zone più munite del fronte della Somme. Colpito dalle posizioni
della 53a Batteria AFA (Australian Field
Artillery, ovvero Artiglieria da campo Australiana), il triplano atterrò fortunosamente
in una zona controllata dagli australiani. Sembra che von Richthofen sopravvivesse
ancora qualche minuto prima di dire, in un ultimo sospiro, “Kaputt”,
riferito al suo aeroplano. Ufficialmente la vittoria su Von Richthofen fu
attribuita al capitano Brown, ma molto probabilmente il colpo mortale al petto
gli fu sparato da terra proprio dagli artiglieri di quel reparto, salvando così
il mito del grande "Barone Rosso" che non sarebbe mai stato sconfitto
da nessun altro aviatore.
La sua lealtà di gentiluomo della nobiltà tedesca, la
sua fama e la sua correttezza gli fecero guadagnare un rispetto così grande
presso il nemico che i suoi funerali furono organizzati dalla Royal Air Force
con un picchetto d'onore e alla presenza di tutti i più famosi assi
dell'aviazione alleata. Un caccia inglese lasciò cadere sul campo di Cappy,
base del 1° Stormo tedesco, il seguente messaggio: "Al Corpo d'Aviazione
Tedesco. Il capitano barone Manfred von Richtofen è stato ucciso in battaglia
il 21 aprile 1918 e seppellito con tutti gli onori militari".
Von Richthofen avrebbe compiuto, da lì a undici
giorni, ventisei anni di età. Aveva al
suo attivo 80 vittorie in combattimento: il record europeo della prima guerra
mondiale che gli valse il titolo di “Asso degli assi”. Comunque, all'atto della
morte del Barone Rosso, il 21 aprile, “l’offensiva
di primavera” si era largamente arrestata.
Mentre ciò
accadeva, nel mese di aprile 1918 RFC ed RNAS furono accorpate in un'unica
entità, denominata Royal Air Force, che costituì la prima aviazione militare del
mondo non dipendente dall'esercito o dalla marina.
Per la fine di
aprile i nuovi caccia Fokker, il Pfalz D.XII ed il Roland D.VI cominciarono
finalmente a rimpiazzare il materiale obsoleto degli Jagdstaffeln ma, a
causa della crescente penuria di materiali di cui soffrivano ormai da tempo gli
Imperi Centrali, tale processo non si svolse con la necessaria rapidità e molti
degli Jagdstaffeln volavano ancora sulle versioni D dell'Albatros al momento
dell'armistizio. Il Fokker D.VIII ed il Siemens-Schuckert D.IV, entrambi dotati
di motore rotativo, così come i Fokker triplani sopravvissuti, soffrivano di
scarsa affidabilità a causa dell’eccessivo consumo di olio lubrificante che
diventava sempre meno disponibile. Per sopperire a tale penuria, gli aerei
Alleati catturati venivano cannibalizzati. Nonostante tutte queste difficoltà,
entro il settembre 1918, le perdite dell'RFC avevano raggiunto il livello più
elevato dal "Bloody April", e gli alleati riuscivano a mantenere la
superiorità aerea solo grazie al grande vantaggio numerico.
Sul fronte italiano, ove l'aviazione austro
ungarica era molto attiva, si cercò inizialmente di contrastare gli aerei
nero-crociati con i lenti biplani Farman e gli Aviatik costruiti su licenza
d’ante guerra dalla S.A.M.L. e sui quali era stata montata una mitragliatrice
sull'ala superiore. Si ricorse poi al leggero Nieuport 18 m2 ma il
primo vero caccia in dotazione alle squadriglie italiane fu il Nieuport 11
soprannominato da noi “Bebè” per le
sue ridotte dimensioni, seguito
dall'Hanriot.
Nacque e si affermò prevalentemente su questi
velivoli quella tradizione della brillante Aviazione da Caccia italiana ancora così
viva nei Reparti e negli uomini che hanno l'onore e la fortuna di farne parte.
Lo slancio dei nostri piloti sugli agili biplani sopperì alle loro scarse doti
di velocità e di robustezza.
Le prime vere azioni della caccia italiana ebbero
inizio nel 1916; il primo “centro” su territorio italiano fu opera di Francesco
Baracca che abbatté un ricognitore Hansa-Brandenburg C.I austriaco
sul cielo di Medeuzza. Il 28 dicembre Francesco Baracca abbatté in battaglia il suo
quinto aereo, ottenendo l'iscrizione nell'Albo degli Assi.
Il 1º maggio del 1917 divenne Comandante della 91ª
Squadriglia,
soprannominata "La squadriglia degli
assi" perché Baracca in persona ne scelse tutti i componenti: tutti assi dell'aviazione, quali Pier Ruggero Piccio, Fulco Ruffo di Calabria,
Gaetano Aliperta, Bartolomeo Costantini, Guido Keller, Giovanni Sabelli, Enrico
Perreri e Ferruccio Ranza. L'unità aveva in dotazione il nuovo Nieuport 17,
costruito su licenza in Italia dalla Macchi. Sul suo aereo
in onore all’Arma di Cavalleria dalla quale proveniva, Baracca dipinse il
cavallino nero rampante sullo sfondo di una nuvola bianca, destinato a
diventare una delle insegne più care agli italiani (anni dopo la madre di
Baracca consegnò quel simbolo a Enzo Ferrari e gli disse: "Ferrari, metta sulle sue macchine il
cavallino rampante del mio figliolo. Le porterà fortuna"). Poi arrivarono i primi SPAD VII e Baracca e i suoi cavalieri aumentarono
immediatamente le loro rispettive collezioni di abbattimenti.
Su quell'esempio tanti altri piloti di altre
squadriglie si distinsero in aspri ma vittoriosi combattimenti: da Baracchini a
Olivari, da Scaroni a Fucini, da Michetti a Tacchini e a tanti, tanti altri. Giannino
Ancillotto si specializzò nella caccia ai draken arrivando ad utilizzare dei
razzi che venivano montati tra le ali del “Bebè”
e accesi elettricamente per il lancio. Lo stesso Ancillotto fu il protagonista
del primo combattimento notturno il 4 febbraio del 1918 e fu l'unico pilota da caccia
della prima guerra mondiale ad abbattere ben due velivoli nemici in combattimento
notturno.
Il 19 giugno 1918, mentre eseguiva una missione di
interdizione sul Montello, Francesco Baracca venne abbattuto. La causa sembra
controversa: forse un colpo fortunato da parte di un fuciliere austriaco da
terra, oppure c’è una rivendicazione in tal senso, dal mitragliere di un
ricognitore austriaco che lo stesso Baracca stava attaccando. L’asso italiano
aveva al suo attivo 34 vittorie in combattimento e aveva compiuto da poco trent’anni.
Il 1918, ed in
specie la seconda metà dell'anno, vide anche il crescente coinvolgimento degli
Stati Uniti. Sebbene i volontari statunitensi avessero volato nei reparti di
volo alleati fin dall’inizio della guerra, le squadriglie interamente americane
divennero operative solo a partire dal 1918. Da un punto di vista tecnico, l’aviazione
militare statunitense era arretrata rispetto alle potenze europee e il solo tipo
di aereo di costruzione americana ad entrare in combattimento fu il Curtiss Model
H.
Inizialmente,
agli statunitensi furono forniti aerei di seconda scelta e obsoleti, come il Nieuport
28, il Sopwith 1½ Strutter, ed il Dorand AR.2. Gli inesperti piloti
statunitensi avevano generalmente ben poche possibilità nei confronti dei
meglio attrezzati avversari. Con il crescere del numero di apparecchi, e l’entrata
in servizio di aerei migliori, come lo SPAD XIII, il Sopwith Camel e persino
l'S.E.5a nei loro stormi, i piloti statunitensi cominciarono a farsi valere nel
combattimento aereo, sebbene le loro perdite fossero comunque notevoli. (Antonio Daniele)