L’opera del naviglio
leggero e dell’Aviazione Navale nella difesa dell’Alto Adriatico
Oltre
all’appoggio diretto delle artiglierie sul fronte terrestre nel Basso Isonzo,
oltre alla difesa costiera, la Marina appoggiava l'Esercito, come abbiamo visto
sin dai primi giorni di guerra, con bombardamenti navali contro costa da parte
di cacciatorpediniere. Non bisogna nemmeno dimenticare l’azione difensiva e
offensiva dell’Aviazione Navale, che già dal 1916 iniziava a contrastare con
maggiore efficacia quella più potente ed esperta austro ungarica; ma neppure va
taciuta la guerra di mine, forse poco appariscente ma incessante e molto
importante nell’ostacolare il traffico navale nemico e nel consentire il
nostro; e così pure è da sottolineare la innovativa strategia tutta italiana
del forzamento dei porti nemici da parte di torpediniere, MAS, barchini
saltatori e mezzi d’assalto semi-subacquei, che
non offriva un apporto diretto alle operazioni terrestri, ma costringeva le forze navali nemiche alla difensiva anche
all’interno dei loro porti. Così parlava Thaon di Revel della nuova strategia:
«Il vangelo delle operazioni della flotta dovrà sempre essere: arrecare
maggior danno al nemico ricevendone il minimo, affidando a piccoli e veloci
mezzi d’assalto il compito di condurre la strategia della battaglia in porto.
Attaccando il nemico fin dentro le sue basi».
P. Thaon di Revel
È
bene inoltre ricordare che gli aerei e gli idrovolanti che erano macchine
estremamente delicate e che volavano a vista non disponendo di alcun strumento,
quando dovevano attraversare un tratto di mare, erano assistiti dalle siluranti
della RM che indicavano la rotta e intervenivano in casi di avaria e ammaraggio
d’emergenza.
La
“Spedizione punitiva” austro ungarica e le cinque battaglie dell’Isonzo del
1916 avevano accentuato il problema della carenza delle artiglierie di grosso
calibro, che si ripresentò quindi in tutta la sua urgenza in vista di altri
attacchi contro le forti posizioni nemiche. Perciò furono riprese le trattative
tra Esercito e Marina per la cessione di ulteriori artiglierie navali. Il vice
ammiraglio Cagni, sempre fortemente convinto dell’utilità che ne sarebbe
derivata per l’Esercito senza danneggiare peraltro la flotta, fece da
intermediario per organizzare un incontro tra il generale Cadorna e il Duca
degli Abruzzi. L’incontro avvenne nei primi giorni del 1917 e fu raggiunta
un’intesa tra i due, che però fu subito ostacolata dal Ministero della Marina e
in seguito anche dal vice ammiraglio Thaon di Revel,
al quale nel frattempo era stato affidato l’incarico, sia di Capo di Stato
Maggiore della Marina, sia di comandante della Forze Navali Mobilitate,
incarico che Luigi Amedeo di Savoia Duca degli Abruzzi era stato costretto a
lasciare, ufficialmente, per motivi di salute. Così la richiesta di Cadorna fu
notevolmente ridimensionata e furono consegnati all’Esercito solo 8 cannoni da
152/40, 8 cannoni da 149/27 A e 12 cannoni da 120/40 con le relative
installazioni e munizionamento.
Comunque
la cessione di pezzi di artiglieria continuò senza interruzione anche nei mesi
successivi, tanto che nel maggio 1917 erano
schierate sul Basso Isonzo 141 bocche da fuoco della Regia Marina, di cui 18 di
grosso calibro e 48 di medio calibro, oltre a
quelle gestite direttamente e completamente dall’Esercito.
Costituzione
del Comando Marittimo nel Settore a levante di Porto Lignano.
Per
coordinare i Comandi di Difesa Marittima di Grado e di Porto Rosega, nel marzo
1917 fu costituito il Comando Marittimo nel Settore a levante di Porto Lignano
con sede a Terzo di Aquileia, al comando del contrammiraglio Paolo Marzolo, a
sua volta alle dipendenze tattiche del Comando della 3a Armata. A
metà del 1917 il comando della Difesa di Grado aveva una forza di 3.000 uomini,
distribuiti tra le batterie e i distaccamenti nella laguna, disponeva di dieci
batterie terrestri con 35 cannoni di vario calibro, di quattro batterie su natanti,
di due monitori britannici, di una squadriglia di cannoniere, di una
squadriglia di torpediniere costiere, di una squadriglia di MAS, di una sezione
Motonautica del CNVM, di due squadriglie idrovolanti. Dipendevano dal Comando
Difesa di Grado anche i mezzi del Genio Marina, del Genio Civile e del Genio
Lagunare.
Il
Comando Difesa Marittima di Porto Rosega, che aveva la sede nell’Isola
Morosini, aveva una forza di 2.500 marinai distribuiti tra le varie batterie e
comprendeva due batterie terrestri, dieci batterie su natanti con un totale di
18 cannoni di medio-grosso calibro e altri di calibro minore.
(continua)
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