giovedì 31 marzo 2022

Nicolò Figus. I Caduti di Iglesias. Gaetano Poma

                                      PROGETTO SCUOLA IN LABORATORIO ANNO 2021.

Istituto Tecnico Industriale Minerario Statale “Giorgio Asproni- Enrico Fermi” di Iglesias.

Referente: Prof.ssa Zurru Silvia – Partecipanti: Classi 5 Chimici e 5 Geotecnici.



Poma Gaetano – Sottotenente di complemento della Brigata Sassari, Decorato con medaglia d'argento al Valor Militare, Matricola 33858b – Albo d'oro della Sardegna pag. volume XIX.


Poma Emanuele Gaetano nacque a Cagliari il 28 febbraio 1891 da Poma Efisio e Carta Efisia. Alto 1,56 mt – torace di 0,79 mt – capelli castani e lisci – naso greco – mento giusto – occhi castani – colorito bruno – denti sani – professione perito minerario – residente in via Sardegna n° 66, Cagliari. Dagli archivi dei diplomati della scuola Mineraria apprendiamo che Gaetano si è diplomato nel 1910 ed è stato assunto, dopo il diploma, come geometra prima nella miniera di Gennamari - Ingurtosu e infine nella miniera di Monteponi. Chiamato alle armi il 22 novembre 1915, ha studiato nella scuola di Modena come aspirante ufficiale di complemento dal 26 novembre 1915, nell’arma di fanteria. Diventa effettivo al deposito di fanteria ed entrato in servizio nel 151° reggimento (Brigata Sassari) il 7 giugno 1916, il 31 agosto 1916 diventa sottotenente di complemento, con anzianità 1° maggio 1916.  Gaetano Poma è morto in battaglia sul Monte Zebio il 7 luglio 1916, aveva 25 anni. Dal certificato di morte risulta che fu colpito da un proiettile esplosivo. Ricevette la medaglia d’argento al Valore Militare con la seguente motivazione: Ufficiale addetto agli zappatori, trovandosi per caso presente all'azione di un reparto scosso dal tiro preciso e micidiale nemico, pur non avendo nella circostanza comando di truppa, per incoraggiare i soldati presenti, si slanciava primo all'assalto e cadeva colpito a morte avanti alle trincee nemiche - Altipiano di Asiago, 7 luglio 1916 (medaglia concessa sul campo e successivamente sanzionata con Decreto Luogotenenziale). Ripercorrendo le vicende legate alla data della morte di Gaetano Poma, 7 luglio 1916, nelle pagine del diario della Brigata del libro Note di Guerra di Tommasi, troviamo la descrizione e la cronaca dei fatti che lo videro coinvolto: quel giorno si era diffusa la convinzione che, dopo le sanguinose perdite dei giorni precedenti, l’impresa di raggiungere e superare il reticolato austriaco sarebbe fallita. I bombardieri erano venuti in aiuto ai fanti, ma con risultati non incoraggianti, tanto che risultò impossibile penetrare nella trincea austriaca. Per via degli alberi alti, il tiro delle bombarde percorse una linea verticale, ricadendo in vicinanza del pezzo. L’assalto fu tentato ugualmente, i fanti uscirono al grido di “Avanti Savoia”. Tra i caduti dell’assalto citati nel libro, viene citato l'aspirante Poma Gaetano, definito “giovane e distinto ufficiale”. Sul Monte Zebio morirono 640 sardi, proprio il giorno prima di Gaetano Poma era morto il giovane Erminio Fadda, di 22 anni, anche lui diplomato al Minerario, decorato con medaglia d’argento al Valor Militare. L’ultima parte della ricerca è stata dedicata al luogo di sepoltura. Risulta una prima tumulazione al cimitero di Casale Zebio, successivamente la salma fu traslata e trasferita nel cimitero di Bonaria a Cagliari.

Nicolò Figus, Quinta Chimici

lunedì 28 marzo 2022

Alessio Fadda. I Caduti di Iglesias: Ermino Fadda

                                           PROGETTO SCUOLA IN LABORATORIO ANNO 2021.

Istituto Tecnico Industriale Minerario Statale “Giorgio Asproni- Enrico Fermi” di Iglesias.

Referente: Prof.ssa Zurru Silvia – Partecipanti: Classi 5 Chimici e 5 Geotecnici.



Fadda Erminio – Sottotenente di complemento del 151° reggimento fanteria Brigata Sassari, Albo d’oro dei caduti prima guerra mondiale: della Sardegna, pagina 134, Matricola 41865b (94)

Decorato con medaglia d'argento al Valor Militare. Nato a Cagliari il 19 Aprile 1894 residente a Iglesias in via Cagliari n°4. Sottotenente di complemento 151° reggimento fanteria Brigata Sassari, distretto militare di Cagliari. Morto il 6 luglio 1916 sul monte Zebio per ferite riportate in combattimento. Luogo di iniziale sepoltura: cimitero Brigata Sassari di Casara Zebio, Asiago. Padre Fadda Pietro – Madre Pasella Teodora – Altezza 1,69 – Torace 0,81 – Capelli: colore nero, forma ondulata – Naso greco – Mento giusto – Occhi neri – Colorito naturale – Dentatura giusta –  Segni particolari: neo sullo zigomo destro – Sa leggere e sa scrivere. Carriera militare: soldato di leva di prima categoria classe 1894 nel distretto di Cagliari già riformato e rivisitato.  Chiamato alle armi il 22 Novembre 1915. Allievo ufficiale di complemento nella accademia di Modena 26 Novembre 1915. Aspirante ufficiale di complemento nell’arma di fanteria, effettivo al deposito fanteria Ozieri è destinato a prestare servizio al 46° reggimento di fanteria. Informazioni tratte dal libro sulla Brigata Sassari di Giuseppe Tommasi  “Note di Guerra”, pagine 131-132-140. Il 6 luglio del 1916 nel diario di brigata viene descritto con parole toccanti il dramma delle truppe, paralizzate dagli effetti devastanti dei proiettili delle mitragliatrici nemiche, che, testuali parole, “al minimo urto contro i massi, contro gli alberi, contro gli uomini, esplodevano in lunghe e sinistre fiammelle, deformandosi” e aprendo “le più orribili ferite squarciandole e spappolandole orribilmente...”. All'alba del 6 di luglio le squadre uscirono come di consueto per far brillare i tubi di gelatina, ma furono distrutte dopo l'allarme dato dalle vedette austriache. Il tentativo fu ripetuto per diverse volte, ma il lugubre suono della mitragliatrice spegneva tutti i tentativi di aprire i reticolati. Nonostante l'ostinazione dei soldati si riuscì a rimuovere solo il primo ordine di fili spinato, e le perdite furono sanguinosissime. Morì fulminato anche il comandante tenente Giovanni Santi, e ci furono numerosi morti e feriti. L'aspirante ufficiale Fadda, morto proprio il 6 luglio all'età di ventidue anni, fu tra i caduti decorati, con la seguente motivazione: Comandante di un plotone, già segnalatosi per ardimento e fermezza, lo guidava per più giorni consecutivi con bello slancio e mirabile tenacia, all'attacco di aspra e forte posizione nemica, incontrando morte gloriosa sul campo, alla testa dei suoi soldati. Monte Zebio, 6 luglio 1916.

Alessio Fadda, Quinta Geotecnici

venerdì 25 marzo 2022

Rebecca Melis. I Caduti di Iglesias: Amsicora Garruccio

                                       PROGETTO SCUOLA IN LABORATORIO ANNO 2021.

Istituto Tecnico Industriale Minerario Statale “Giorgio Asproni- Enrico Fermi” di Iglesias.

Referente: Prof.ssa Zurru Silvia – Partecipanti: Classi 5 Chimici e 5 Geotecnici.



Garruccio Amsicora – Sottotenente di Complemento del 46° Reggimento Brigata Reggio, Albo d’oro Sardegna pag. 164 volume XIX.

Nato il 14 giugno 1892 a Iglesias. Morto il 6 maggio 1916 a Monte Col di Lana in combattimento all’età di 23 anni. Figlio di Giacomo e Sanna Caterina – Statura: m. 1.60/2 – Torace: m. 0,81 – Capelli: colore castano, lisci – Naso: greco – Mento: giusto – Occhi: grigi – Dentatura: sana.

Garruccio Amsicora Antioco Giuseppe è nato il 14 giugno 1982 a Iglesias e morto il 7 maggio 1916 sul Monte Col di Lana. La sua era una famiglia nobile, studiò nella scuola di capi minatori e periti minerari di Iglesias e nel 1915 fu chiamato alle armi in anticipazione di leva. Si iscrisse al corso accelerato all’Accademia Militare di Modena. Ne uscì con il grado di aspirante ufficiale e venne assegnato alla 10° compagnia del 46° Reggimento Fanteria Brigata Reggio. Raggiunse il fronte del Cadore dove la Brigata Reggio si trovava dislocata tra Perarolo e Tai di Cadore alle dipendenze della 17a Divisione. Nei primi giorni di giugno 1915 la brigata si spinse per la Val Costeana fino a raggiungere il Passo Falzarego. Il 13 giugno 1915 cominciò l’offensiva insieme ad altre truppe della divisione al fine di impossessarsi delle posizioni Austro-Ungariche tra la testata Travenanzes e la Valparola. La struttura del terreno e la forte reazione Austro-Ungarica impedirono qualsiasi tentativo di avanzata. Dopo una breve sosta, l’11 luglio 1915 l’azione venne ripresa da reparti del 45° fanteria coadiuvati dagli alpini del Battaglione Belluno che portò all’occupazione del Col dei Bois e, nel pomeriggio del 13 luglio, occuparono di sorpresa anche la Cima Falzarego. Il 19 riuscirono ad occupare la Forcella Bois ed il rifugio Tofana ed il 30 luglio 1915 espugnarono la Forcella Tofana. Il 18 settembre 1915 una compagnia di volontari alpini, coadiuvati da elementi del 46° fanteria, occuparono definitivamente la vetta della Tofana I. Nell’ottobre, con l’inizio di una nuova azione offensiva, salvo qualche progresso sulle balze del Lagazuoi ed il completamento dell’occupazione di Cima Falzarego non riuscirono a conseguire altri vantaggi d’importanza. Fino all’aprile del 1916 non si svolsero operazioni di grossa entità.  Alla fine di aprile del 1916 la brigata passò alle dipendenze della 18° divisione e si trasferì nel paese di Caprile. Il 4 maggio due battaglioni del 46° e uno del 45° entrarono in linea nel settore del Col di Lana - Agai. Alle ore 17 circa, del 6 maggio 1916 Amsicora si ritrova sulla cima del Col di Lana quando venne colpito al torace da una scheggia di granata che lo uccise sul colpo. Gli venne riconosciuta la promozione al grado di sottotenente con anzianità il 1 maggio 1916. Oggi Amsicora riposa nel sacrario militare di Pian di Salesei nel loculo n°447. Il consiglio di perfezionamento della scuola Mineraria di Iglesias con speciale deliberazione del 24 luglio 1920, concedette alla sua memoria il diploma di perito minerario ad honorem.

Rebecca Melis,  Quinta Chimici

martedì 22 marzo 2022

Tommaso Maciocco. I Caduti di Iglesias: Luigi Arrigoni. Notizie

 

PROGETTO SCUOLA IN LABORATORIO ANNO 2021.

Istituto Tecnico Industriale Minerario Statale “Giorgio Asproni- Enrico Fermi” di Iglesias.

Referente: Prof.ssa Zurru Silvia – Partecipanti: Classi 5 Chimici e 5 Geotecnici.



Arrigoni Luigi – Allievo ufficiale del 54° Fanteria (Brigata Umbria), Albo d'oro Lombardia I Volume X pagina 26.

Figlio di Arrigoni Pietro, Nato il 13 aprile del 1885 a Milano.

Note biografiche: Luigi nacque a Milano il 13 aprile 1885 da Pietro e non venne riconosciuto dalla madre perché i coniugi non erano sposati. Con lo scoppio della prima guerra mondiale partì subito per il fronte nei ranghi del 54° Reggimento Fanteria Brigata Umbria, (Matricola 45501). Luigi seguirà le sorti del suo reggimento fino al 17 settembre 1915, data in cui verrà colpito da una palletta di shrapnel[1] alla testa durante un attacco al Monte Cristallino. Raccolto dai suoi compagni venne sepolto alla base bassa del Monte Cristallo, nei pressi del torrente Cristallino. Dalle informazioni ricavate dall’anagrafica dell’Albo d’oro e dall’Archivio Danilo Morell risulta che Luigi Arrigoni è morto all’età di 30 anni (nella lapide commemorativa dell’istituto minerario Giorgio Asproni è erroneamente riportata la data di morte del 28 settembre del 1915). Tramite una ricerca svolta in rete e grazie all’archivio dei diplomati dell’istituto minerario Giorgio Asproni si è scoperto che si era diplomato nel 1903. Si impiegò in una miniera presso Salonicco, indi in una presso Thasos. Richiamato sotto le armi nel 1915 morì in guerra. A partire da queste informazioni, che collegano il nome di Luigi Arrigoni a Salonicco, la ricerca è proseguita e ha portato ad individuare con ragionevole sicurezza il padre del soldato Arrigoni (Pietro), che appunto a Salonicco ha operato come architetto. Nel certificato di nascita di Luigi il padre si chiama appunto Pietro, di anni 28 e viene menzionata la professione: architetto. Pietro Arrigoni (1856 – 1940) architetto nativo di Milano, è ancora oggi molto conosciuto in Grecia. Studiò all'Accademia delle Belle arti, ha vissuto a Milano (il certificato di nascita che attesta il riconoscimento come figlio naturale di Luigi, nato il 13 aprile 1885... da madre ignota riporta anche l'indirizzo della sua casa di Milano), dal 1890 visse a Salonicco, non sappiamo se portò con sé il figlio, qui ha progettato numerosi edifici pubblici e privati importanti. Lasciata temporaneamente la Grecia durante la guerra italo - turca (guerra di Libia), tornò nel 1912 e continuò a lavorare come architetto a Salonicco. Gestì anche una miniera in Calcidica. Morì nel 1940 ucciso da un ladro introdottosi nella sua casa, è sepolto nel cimitero cristiano cattolico di Salonicco. Suo nipote, figlio della figlia Alina Arrigoni, anche lei architetto, coniugata con Moskof, commerciante di tabacco russo, è Kostis Moskof, importante poeta, storico e scrittore greco, nato nel 1939 e morto nel 1998. Forse Luigi, dopo il diploma, è andato (o tornato) in Grecia per raggiungere il padre, come testimoniato dalle fonti dell'archivio dei diplomati dell'Istituto, ma resta una domanda: come mai studiò ad Iglesias proprio al Minerario negli anni presumibilmente dal 1899 circa al 1903, anno del diploma? Mancano ancora molte informazioni … Conosciamo il luogo iniziale della sepoltura, ma non sappiamo se fu traslato in qualche  sacrario militare, se avesse avuto figli, se si fosse mai sposato e quale fosse l’incarico nella miniera dove fu assunto dopo il diploma.

Tommaso Maciocco,  Quinta Chimici



[1]Proiettile di artiglieria Austro-Ungarica da 7,5 cm della prima guerra mondiale.

domenica 13 marzo 2022

IL MILITE IGNOTO. IL PENSIERO DEGLI STUDENTI: Maria Sudiro, Sara Testolin, Lorenzo Zordan

 

Si riportano gli scritti degli Studenti, sotto elencati, dell'Istituto Superiore NICOLò TRON  GIACOMO ZANELLA DI SCHIO (VICENZA)

Referente: Prof. Danilo Zongoli

PENSIERI PERSONALI - MILITE IGNOTO

 

PENSIERI PERSONALI - MILITE IGNOTO

 

Il Milite Ignoto rappresenta tutti i soldati, spesso giovani o giovanissimi, morti durante le battaglie, che non hanno potuto avere una tomba per ricordare il sacrificio della loro vita. Il monumento è un monito a commemorare tutte le vittime dei conflitti, che solo del Novecento hanno causato milioni di morti e a ricordarci quanto siamo fortunati a vivere in un lungo periodo di pace nel nostro Paese.

-Maria Sudiro

 

Io penso che il milite ignoto abbia un’importanza rilevante, esso infatti rappresenta tutti quei soldati caduti in battaglia di cui noi non conosciamo la loro identità, rappresenta l’importanza che si attribuisce a ogni singolo caduto, rappresenta il rispetto verso le famiglie e i soldati stessi.

Inoltre, il fatto che abbiano invitato una madre a scegliere una tra le 11 bare contenenti 11 militi ignoti è molto significativo; infatti questa donna: Maria Bergamas perse un figlio in guerra e non le furono mai restituite le spoglie.

Il 4 novembre 2021 si è celebrato il centenario della sepoltura del milite ignoto all’Altare della Patria, penso che ricordare questa giornata importante sia fondamentale soprattutto per tenere a mente tutti i sacrifici, tutte le battaglie, le guerre e i rispettivi caduti.

-Sara Testolin

 

Il Milite Ignoto rappresenta un concetto che esula dalla raffigurazione di una persona o di un gruppo di persone in quanto nel corso dei decenni si è elevato ad un ideale e rappresenta il sentimento di appartenenza alla nazione di tutto il popolo italiano. È la raffigurazione di un principio oggi ancor più importante perché, con il passare delle generazioni, esiste il rischio di affievolire in tutti noi il sentimento che ha guidato migliaia di giovani italiani nella difesa della patria. Sentimento, questo, che all’epoca era ben più radicato nelle anime di tutti essendo che le popolazioni della giovane Europa erano abituate a frequenti battaglie.

Per questo oggi il Milite Ignoto è assolutamente importante: rappresenta un ideale sociale e le comuni sofferenze patite nel passato dal nostro popolo e che, in noi giovani generazioni, rischia di essere assopito dalla distanza temporale rispetto agli eventi.Il Milite Ignoto è stato scelto tra i resti di undici soldati in modo che non potesse essere riconosciuto e reclamato da nessuno, appunto per poter essere il simbolo di una nazione unita dalle sofferenze e dai dolori della guerra. Il senso di appartenenza alla nazione che provavano quei soldati e l’intera popolazione oggi sta lentamente scomparendo e ricordare il Milite Ignoto, che ne è il simbolo, ci permette di provare quel sentimento che ha unito milioni di italiani.

-Lorenzo Zordan

mercoledì 9 marzo 2022

Valentina Trogu Prima Guerra Mondiale, una inaspettata fotografia

 


La storia è un insieme di singoli eventi, alcuni ben noti altri dimenticati, che hanno permesso la costruzione del nostro mondo di oggi, nel bene e nel male. Il susseguirsi di accadimenti è l’unico modo per garantire un’evoluzione e un cambiamento nel momento in cui è necessario modificare la realtà. Guardare al passato significa imparare a riconoscere errori, valutare e attingere a ciò che di buono c’è stato per migliorare il presente e il futuro. Nei libri di storia si studiano gli eventi più significativi, quelli considerati centrali e determinanti per comprendere questa evoluzione che riguarda ogni cultura, ogni popolo e ogni nazione. L’accento viene posto sui conflitti e sulla loro risoluzione, sulle rivoluzioni e sulle trasformazioni della società; gli aspetti politici, economici e militari sono trattati con accurata dovizia di particolari ma non si deve tralasciare l’importanza dei risvolti sociali e psicologici riconoscibili in ogni singolo evento.

Pensiamo, ad esempio, all’atto della guerra. È necessario capire le cause dello scoppio del conflitto, conoscere i protagonisti e i leader che sono stati chiamati a prendere decisioni; allo stesso modo è di pari rilievo individuare le mosse messe in atto, le opzioni strategiche scelte e le conseguenze che ne sono derivate.  Conseguenze politiche, tecnologiche, economiche ma anche psicologiche – con particolare riferimento alla popolazione civile e ai soldati coinvolti in prima persona – e sociologiche per spiegare i cambiamenti interni ad uno Stato e la mutazione dei rapporti interculturali e delle relazioni con gli altri Stati.

Soffermiamoci sui combattenti, protagonisti indiscussi di una guerra; spesso giovani uomini chiamati a difendere la patria senza avere in mano gli strumenti adatti per affrontare lo scontro con un nemico. Nemico che è rappresentato da altri giovani uomini che ricoprono lo stesso ruolo degli avversari.

Durante la Prima Guerra Mondiale, nel loro ruolo di soldati, francesi, inglesi e tedeschi hanno dovuto dimostrare odio l’uno verso l’altro spinti dallo stereotipo comune che vede l’altro, lo straniero, il diverso, come un nemico da combattere perché pericoloso per l’incolumità della propria patria, della propria gente. I soldati hanno avuto, dunque, un ruolo sociale ben definito che li ha obbligati ad abbracciare la violenza giustificata dalla guerra in atto per sconfiggere i nemici a qualunque costo, vita compresa.

L’estate del 1914 ha visto l’Europa diventare lo scenario di una guerra devastante che ha coinvolto tutta l’umanità dipingendola come capace di poter compiere qualsiasi gesto e qualunque atrocità se necessario. Questo tipo di comportamento rientra nell’aggressività predatoria - la lotta tra specie diverse – che Konrad Lorenz denomina aggressività interspecifica utilizzata dalle differenti specie (culture o nazionalità) per sopravvivere e che si conclude con la vittoria del più forte sul più debole che nella maggioranza dei casi subirà una sconfitta mortale. Facile trovare riscontro di questa aggressività nella specie umana quando si assiste a lotte tra gruppi che si vedono come diversi, lontani, e che agiscono spinti da una violenza interetnica che trova espressione nella deumanizzazione dell’altro gruppo composto da persone “non umane” su cui è applicabile la massima violenza, l’uccisione. Nello schema rientra anche l’aggressività ostile – harrasment – studiata da Aubrey Manning il quale ha riscontrato un’incapacità di fermarsi davanti al dolore altrui proprio perché non si riesce a vedere l’altro come un essere umano.

La guerra e il ruolo di soldato richiedono questo distacco, questa violenza che è caratterizzata sia da componenti innate e istintive, legate alla sopravvivenza, al patriottismo e al nazionalismo, sia ad aspetti sociali, culturali e ambientali determinati dalle circostanze in atto.

Succede, però, che il muro del distacco dall’altro possa essere infranto, che la distanza che separa due mondi apparentemente opposti possa accorciarsi lasciando che l’uomo riscopra l’umanità di chi ha davanti. Lo spiraglio può aprirsi in qualsiasi momento, anche durante i drammi, la paura, la violenza di una guerra atroce come la Prima Guerra Mondiale.

Era il giorno di Natale del 1914 quando i soldati si sono fermati, hanno abbandonato le armi, l’odio e il rancore per dare vita alla Tregua di Natale. Per un giorno, un unico giorno, le differenze sono state messe da parte per ritrovare quell’umanità perduta nonostante gli ordini dall’alto non accordassero alcuna tregua. Il campo di battaglia si trasformò in un campo da calcio e i soldati inglesi e tedeschi giocarono improvvisando una partita. Dopo aver seppellito i cadaveri dei compagni, gli schieramenti opposti cominciarono a scambiarsi gli auguri, i regali e ad intonare canti natalizi per creare un’atmosfera di festa in un luogo di morte. Non si era più soldati di fazioni differenti, ma uomini con in comune la passione per il calcio e la voglia di giocare una partita in cui l’importante non era vincere ma divertirsi e ritrovare la spensieratezza della giovane età con la consapevolezza che quella tregua sarebbe durata solo poche ore e che passato Natale si sarebbe ritornati ad essere nemici, un punto lontano sul mirino di un fucile.

Nei libri di storia non si parla della Tregua di Natale né della partita di calcio; si hanno testimonianze dell’accaduto dalle lettere dei soldati, da alcuni resoconti scritti a distanza di tempo. Potrebbe essere solamente una storia di Natale inventata per impedire che l’umanità sia tacciata unicamente di brutalità e indifferenza eppure l’immagine dei soldati che giocano una partita di calcio è una fotografia che tutti vorremmo poter osservare. La storia è anche questo, non solo racconti di uccisioni, odio e violenza ma anche cronaca di eventi di solidarietà i cui protagonisti, spesso, sono stati soldati che non desideravano altro che uscire dal ruolo che gli era stato imposto. L’anno successivo alla Tregua di Natale, Giuseppe Ungaretti scrisse una poesia in cui alto si leva il grido di volontà di eliminare differenze e ostilità per posare le armi e porre fine alla continua paura della morte. Il titolo è “Fratelli” con riferimento ad un altro reggimento.

sabato 5 marzo 2022

IL MILITE IGNOTO. IL PENSIERO DEGLI STUDENTI: Lorenza Pavoni, Francesca Massignani, Emma Piva

 

Si riportano gli scritti degli Studenti, sotto elencati, dell'Istituto Superiore NICOLò TRON  GIACOMO ZANELLA DI SCHIO (VICENZA)

Referente: Prof. Danilo Zongoli

PENSIERI PERSONALI - MILITE IGNOTO

 

PENSIERI PERSONALI - MILITE IGNOTO

 

In questi giorni abbiamo trattato in classe il tema del Milite Ignoto e ci siamo ritrovati a meditare su una realtà, per fortuna, a noi lontana: la guerra.

Spesso concentriamo i nostri problemi in sciocchezze e ci dimentichiamo della fortuna che abbiamo: un paese libero, dove possiamo vivere nel benessere e nella pace. Molte persone danno per scontato questo privilegio e pensano che l’importante sia apparire e avere visibilità sui social, un’attività che nella realtà non ha nessuna concretezza. 

I ragazzi di quell’epoca, come il Milite Ignoto, non hanno avuto nessuna “evidenza” eppure sono coloro che si sono sacrificati per la liberazione del nostro paese e sono diventati simbolo dell’unione di tutta la nazione. Per noi giovani possono essere sicuramente un esempio questi ragazzi che hanno saputo unirsi in un ideale, rappresentato dalla difesa della patria, nel nome del tricolore.

-Lorenza Pavoni

 

 Credo sia importante celebrare il centenario del Milite ignoto perché rappresenta le

storie di generazioni di ieri e di oggi al servizio del paese che, con coraggio, impegno

e sacrificio, difendono la propria patria e i valori in cui credono.

-Francesca Massignani

 

Il milite ignoto rappresenta tutti quei ragazzi che hanno sacrificato la propria vita per un ideale di libertà  e per per permettere alle generazioni future di vivere in un paese democratico. Nella prima metà del secolo scorso migliaia di uomini hanno rinunciato alla propria giovinezza, agli anni migliori della propria vita per combattere contro altrettanti uomini che, seppur dalla parte opposta, perseguivano gli stessi ideali.

Erano ragazzi come noi o poco più grandi ai quali fu negato il privilegio di vivere il fiore degli anni in maniera spensierata ma grazie al cui sacrificio ora possiamo farlo noi come lo hanno fatto i nostri genitori.

Il milite ignoto, quindi, la cui identità rimarrà sconosciuta, merita il nostro profondo rispetto e il nostro ricordo perché senza il suo sacrificio noi non saremmo qui a vivere una vita di libertà e di sogni da realizzare.

-Emma Piva